Qual è l’obiettivo?

Commenti

  1. Mi permetto di dissentire.
    I malesseri dell’umano, come noi impariamo in questo gruppo, sono veramente infiniti e non possono essere riversati sui medici.
    Chiedo ai medici e ad una medicina sempre piu’ specializzata e tecnologica che curi tempestivamente dalla malattie e prolunghi la vita migliorandone fino all’ultimo la sua qualità ed è già tantissimo e purtroppo non sempre è possibile, nella consapevolezza di avere ovviamente davanti delle persone spirito e non solo delle macchine biologiche.
    La cura del cuore è compito di tutti e di ciascuno secondo le proprie competenze e le proprie biografie e non solo del medico!
    Questo è solo un mio temporaneo punto di vista.
    Credo che le spalle dei medici italiane siano già molto cariche e sovraccariche di responsabilità.
    Forse dovrebbe dire cosa ne pensa a riguardo un medico.
    Grazie dello spunto di riflessione.
    Silvia

  2. Sono d’accordo Iside ed anzi considero preziosi questi momenti di riflessione che tu ci porti.

    In un caso recente, ho avvertito una fortissima impressione di essere dentro un ingranaggio che alimenta sé stesso, e soprattutto alimenta il profitto delle case farmaceutiche. Soffrendo di pressione alta mi sono stati prescritti anti ipertensivi. Se non che questi farmaci – ho scoperto assumendoli – inducono vari effetti collaterali (di cui stranamente si parla poco e nemmeno i medici sono propensi a parlare). Ora per uno di questi effetti particolarmente spiacevole, mi sono rivolto ad uno specialista, che mi ha semplicemente consigliato un’altra pillola (poi ho scoperto, molto costosa), tanto per “mitigare” il danno della prima. Dunque, doppio guadagno, possiamo dire.

    Ora, è chiaro che la pressione alta non va bene ed è molto pericolosa; ma siamo certi che prima di arrivare ad una pillola, sia stato fatto tutto il possibile per mitigare il problema in altri modi, o con dosi minori? O siamo solo bersagli ideali per le case farmaceutiche, e lo siamo più andiamo avanti con l’età, da spremere fino all’osso? Sono state “assecondate” tutte le mie possibilità di guarigione, prima di mettermi sotto chimica (a vita) ? Ma quanto tempo un medico (di base o specialista) può dedicarmi davvero, come persona? Alla fine, prescrivere una pillola costa poco ed impiega poco tempo. E mette il medico al riparo da ogni lamentela.

    La lista delle cose di cui abbiamo bisogno, Iside, sarebbe bellissima da attuare. E’ veramente un manifesto di una nuova scienza medica. Che aspettiamo davvero tutti, con la speranza di tornare “persone” nella nostra irresistibile unicità.

  3. la crisi della Sanità ha avuto inizio con l’istituzione delle Aziende Sanitarie. Di colpo il Medico è rimasto imbrigliato negli iter burocratici e, a poco a poco, è venuto meno quel rapporto empatico con il Paziente ( divenuto “Utente” ) e si è guardato più ai bilanci che al benessere delle persone.

  4. È certamente vero che i medici e tutti gli operatori sanitari nel servizio pubblico sono sotto una forte pressione per un carico di lavoro ormai oltre i limiti anche soltanto dell’efficienza prestazionale.
    Capisco le perplessità di Silvia, tuttavia mi chiedo se veramente possiamo pensare di ottenere risultati di cura affidandoci in modo spinto alla tecnologia e alla specializzazione disciplinare, demandando altrove la cura dell’anima.
    Temo che questa compartimentazione di competenze stia mostrando tutta la sua fragilità, oltre che il franco danno.
    In Dp, impariamo che ognuno di noi è un mistero in cui lo spirituale e il biologico sono co-originari, ne cerchiamo l’esperienza nella pratica meditativa per scoprire che il corpo umano ha una sua organicità complessiva che non può essere frazionata, pena la sconfitta dell’umano stesso.
    Purtroppo, tutti, medici e pazienti, siamo vittime dello stesso sistema dela guerra in cui i principi di riferimento sono fuori dalla cornice del prendersi cura.
    Il medico è schiacciato nel sistema della medicina difensiva, dove è più tutelante seguire le linee guida in modo stretto piuttosto che modellarle sull’esigenza di una situazione specifica perché il rischio di denuncia ormai è altissimo. Al riguardo, avevo trovato piuttosto rivelativo il documentario “Quel qualcosa in più” di Nicole Smith.
    La denuncia di una medicina troppo positivista, facile preda del ricatto della difesa, con perdita dell’autonomia professionale del medico sono questioni che Ivan Cavicchi, ad esempio, pone da anni (e di cui avevamo parlato già diversi anni fa su questo blog).
    I pazienti, da parte loro, sono nella stessa trappola della medicina del consumo (espressa dall’aziendalizzazione della sanità, come scrive Attilio), per cui un medico è considerato bravo perché prescrive tante medicine ed analisi. Molto scrupoloso, una mia amica ha definito il cardiologo che l’ha tenuta sotto controllo per più di un anno, con una serie infinita di analisi, ripetute nei mesi, quando era francamente chiaro fin dall’inizio che un episodio di palpitazione era correlato alla situazione altamente stressante che la mia amica stava vivendo (come è poi stata la diagnosi finale del cardiologo). Il fatto è che la paura fa novanta e per il medico è molto meglio un falso positivo piuttosto che rischiare anche vagamente un falso negativo. Così i falsi positivi si moltiplicano all’inverosimile con grande soddisfazione del paziente che quindi rinforza, con il suo atteggiamento, il comportamento. Perché difficile che qualcuno denunci un medico che abbia prescritto l’ennesima analisi o abbia prescritto il farmaco che va per la maggiore; molto più facile invece una denuncia a seguito di un falso negativo, anche se statisticamente la probabilità è decisamente inferiore.
    Salvo poi pagare un prezzo alto, come descrive Marco Castellani.
    Perciò l’urgenza di un lavoro interiore serio, che riguarda ciascuno, in cui tenere insieme la totalità della persona, perché non si cura il corpo se non si cura l’anima, dato che sono sinonimi.
    iside

  5. Grazie Iside anche per questa articolata risposta.

    Mi viene da essere contento, in questo scenario obbiettivamente problematico, che vi siano ambienti come Darsi Pace dove ancora si può vedere tutto questo (chi è totalmente dentro il meccanismo a mio avviso nemmeno lo vede più, convinto della sua inevitabilità) e iniziare anche un percorso di progressiva liberazione. Diceva Guzzi che il primo passo è guardare senza sconti quello che c’è, solo così si potrà cambiare.

    L’accenno ad Ivan Cavicchi mi ha ricordato di quanto fosse coraggioso quel documento degli “Stati Generali della professione medica” che giustamente portasti alla nostra attenzione, cara Iside, e quanto sia – purtroppo – ancora largamente disatteso. Ma per quanto disatteso – e non mi pare si possa dirne altro – quel documento dimostra che la coscienza per un passo avanti c’è, ed è anche autorevolmente espressa.

  6. Grazie Iside per le tue riflessioni che trovo molto precise poiché indagano tutta la sfera del rapporto medico-paziente-salute-luoghi-modalità.
    Una lunga storia fatta di sofferenze l’ha costruita a noi sino ad ora.
    Anche questo ambito, come sappiamo, oggi è lo specchio del conflitto che l’uomo vive dentro di sé.
    Come hai ben detto ci si dimentica del paziente, che non solo può essere curato, ma supportato a curarsi prima di tutto. Questo chiaramente non lo dico io, ma tutte le medicine tradizionali, antiche della terra che in parte abbiamo abbandonato. La loro scienza è legata soprattutto ad una esistenza in dialogo e direzionata costantemente da una coscienza sovrasensibile e totipotente che è l’essenza dell’uomo donataci da Dio. Dobbiamo ritracciarla senza nessun limite, neanche per tutte le meraviglie tecnologiche che siamo stati in grado di inventare, una delle espressioni tangibili dell’uomo creativo.

    Per ciò che riguarda i medici porto la mia testimonianza diretta “veramente incisa nella mia carne”😂 più e più volte, come tanti… La figura del medico necessita di una vera e propria rivoluzione anch’essa, dovrà cambiare e cambierà in relazione, come accennato prima, alla riformulazione del ruolo che che può avere nello stato di salute del “paziente” ; troppo potere, ma allo stesso tempo anche troppa responsabilità sono attribuiti al medico, che spesso si vuole arrogare diritti che non ha (di vita o di morte), qui s’infilano molto bene le torture strutture egoiche del mondo (case farmaceutiche, profitti,…) come tu hai perfettamente descritto. Anche nel complesso percorso verso la guarigione psico-fisico-spirituale siamo chiamati a costrure nuove identità, partendo come sempre da un io sempre più integro che stiamo imparando a conoscere. Grazie

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