In questi giorni mi sono fermata per fare un piccolo bilancio del cammino di quest’anno e mezzo nei gruppi Darsi Pace, e mi sono resa conto in modo ancora più forte di come esso sia per me sempre più vitale e ringrazio di cuore il Signore che me lo ha fatto scoprire e la mia Comunità che mi permette di percorrerlo. Ogni incontro mi sta aiutando a sperimentare una destrutturazione profonda del mio essere, o almeno un tentativo di destrutturazione, per entrare, a piccoli passi, nella verità di me stessa.
Gli esercizi di auto-conoscimento mi stanno portando a vedere con sempre più realismo le maschere che il mio piccolo ma prepotente ego si è costruito negli anni come auto-difesa. Capisco sempre più chiaramente che c’è davvero in me una Daniela spaventata per la sua impotenza e fragilità, che continua a mentire a se stessa e agli altri su chi è veramente, su cosa desidera, su ciò che pensa nella paura inconscia (ma ora sempre più conscia) di non essere apprezzata dagli altri. C’è una Daniela che pensa che per essere amata non si deve riconoscere com’è realmente. Insomma scopro sempre più in profondità che la paura di non essere amata è fortemente condizionante, ed è quella che mi impedisce di essere semplice e onesta nel riconoscere i miei limiti e a vivere nella paura dei giudizi degli altri.
Per fortuna, insieme agli esercizi di auto-conoscimento, Darsi Pace offre anche un cammino spirituale. L’approfondimento della pratica meditativa, infatti, mi dona sempre nuove possibilità di apertura di nuove porte. Alla ricerca dell’incontro con Dio che è Volto di Amore Assoluto: Volto di Gesù Cristo. Questo Amore è Assoluto per me, Daniela, perché mi conosce e mi ama così come sono, per ciò che sono. Il Suo è un Amore che mi rivela chi sono veramente, e cioè: una figlia dell’Amore, sempre abitata dallo Spirito, fatta della stessa natura dell’Amore da cui provengo. Per questo sento il desiderio di imparare a vivere sempre di più nella gratitudine per la bellezza che mi abita e di cui, per la maggior parte del tempo, non sono molto consapevole. È un qualche cosa che non mi è ancora molto chiaro ma che definirei nei termini di un sentirmi profondamente aderente a Lui. Un sentirmi “Cristica”, se così si può dire.
Ho 60 anni, 40 di cammino nella vita consacrata, 11 vissuti in Costa d’avorio con la presunzione di “evangelizzare”. Eppure, mi sento sempre di più una neofita. Mi sembra di essere come qualcuno che si sveglia da un sogno e comincia ad intravedere qualcosa, ma con gli occhi ancora annebbiati dalle brume del sonno. Questa unione con il Cristo che ho sempre desiderato e cercato, mi rendo conto solo ora di averla vissuta a sprazzi (soprattutto quand’ero in Africa). In pratica, mi sforzavo di credere; finendo per fare di Cristo una mia rappresentazione. Adesso sto sperimentando una fede che mi pare più autentica, priva di idealizzazioni, moralismi, colpevolizzazioni e rappresentazioni. Soprattutto mi pare che tutto ciò che ho descritto fin qui, stia ora diventando una “novità nell’esperienza”. Un modo nuovo, personale, di conoscere. D’altra parta, a livello di studio, di cammino cristiano e di formazione religiosa in Comunità, avevo già incontrato, almeno in parte, molte delle cose dette in Darsi Pace. Ma ciò che è “nuovo” è proprio l’esperienza totale che sto facendo di unificazione di testa, cuore e anima. È questa la comprensione che diventa vera “conoscenza” in senso biblico.
Non è facile. La destrutturazione che sto vivendo e questo lento cammino verso una più profonda e lucida consapevolezza di me stessa passa per un’infinità di resistenze interiori, di momenti di dolore e di fatica. Ma, nonostante tutto, mi pare di sentire in me una forza profonda che mi aiuta ad andare avanti; una forza che parte anche da una nuova consapevolezza che se il Signore mi sta facendo fare questo cammino non è certo solo per me, ma per essere una testimone, per quanto piccola e limitata nel mio esprimermi, della Verità profonda che abita ogni essere umano. Questa consapevolezza nasce anche dal terzo piano del cammino che sto facendo in Darsi Pace. Ovvero dalla conoscenza autentica, libera da propagande e distorsioni ideologiche (anche religiose), del cammino storico e culturale dell’umanità. Un cammino di evoluzione che, però, per tanti, rischia di dirigersi verso un baratro di non senso e sofferenza infinita.
È sempre più forte in me la percezione che la Buona Novella portata dal Cristo: che siamo figli, nel Figlio, di un Padre che ci ama di Amore Infinito, che ci genera continuamente nell’Amore-Spirito e quindi ci genera come persone intrinsecamente relazionali ed immortali, persone veramente e, direi “fisicamente”, unite le une alle altre, non solo come esseri umani, ma con tutto ciò che esiste, sia sempre più incompresa o addirittura rifiutata ed ostacolata da poteri forti che la negano per i loro interessi. La Fede mi dice che l’Amore ci ha già salvato e questi poteri non prevarranno. Ma, la stessa Fede mi dice anche che proprio perché l’Amore è Amore, rimane sempre la Libertà di accettare o meno la Salvezza. La consapevolezza dell’urgenza dell’Annuncio di questa Salvezza mi fa desiderare nel profondo di dare la mia disponibilità allo Spirito, che lavora in me perché possa trasformarmi sempre di più in un “canale cosciente” dell’Amore Assoluto.
Forse essere missionaria, evangelizzare, oggi, almeno per me, passa anche attraverso una rinnovata esperienza personale della Buona Novella, di questa Buona Novella. Non possiamo né dobbiamo più portare una dottrina, una fede, ma condividere l’esperienza del Divino che scopriamo in noi, piano piano. Aiutando così i fratelli e le sorelle, che il Signore ci fa incontrare lungo il cammino, a scoprire il Divino che è in loro, e realizzare insieme l’“essere uno”:
“… perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.” Gv 17, 22-23.
Carissima Daniela.
Ho letto il tuo bellissimo contributo.
Tutti siamo connessi e questo è certo.
Tutti siamo per la pace e questo è certo.
Nei fatti la guerra è ovunque.
Io mi sento molto anzi assolutamente impotente dal punto di vista umano. Spesso non riesco ad amare nemmeno il mio prossimo più vicino.
Non so nemmeno evangelizzare.
Sono felice però se almeno tu ti senti potente
Ti abbraccio e ti auguro tanta felicità.
Silvia
Cara Daniela,
importante la tua testimonianza, proprio perché viene da chi ha scelto il cammino della vita consacrata. Abbiamo esattamente la stessa età e per quanto siamo su percorsi differenti, tu consacrata ed io sposato, sento un grande conforto nel leggere del tuo “viaggio spirituale” con le bellezze e i turbamenti che anche io conosco.
Nella sostanza esco dalla lettura, ancora più convinto che Darsi Pace sia un cammino necessario, e benefico in moltissime circostanze. Benefico anche per la Chiesa, per il pungolo sempre costruttivo che sceglie consapevolmente di esercitare “da dentro”.
Ti ringrazio di cuore.
Grazie Daniela, il tuo esserci in questo modo è formidabile, una piccola grande scintilla!!
Piccola Grande Daniela, ti abbraccio e ti ringrazio per questo bellissimo contributo.
Salve Daniela
ho letto con piacere le tue parole che condivido pienamente.
Francesco
Cara Daniela,
fin dal nostro primo incontro ho sentito la tua determinazione e la tua fede nell’abitare un tempo che ci chiama ad un contatto nuovo e serio col mistero più profondo dell’Essere, un tempo propizio a tutti, religiosi e laici, per capire in modo nuovo il mistero dell’identità umana.
Il percorso Darsi pace aiuta anche a me a comprendere che la nuova umanità di Cristo è una cosa molto seria e che il cammino iniziatico deve farsi più reale per toccare i corpi e i cuori delle donne e degli uomini di oggi.
Tu lo stai riscoprendo nella tua vocazione religiosa ed io nella mia vocazione laica.
E’ il dinamismo che Cristo innesca nella Storia incarnandosi nei corpi di ogni essere umano che Gli apra la porta.
Penso sia urgente chiederci, come religiosi e come laici, perché oggi non sentiamo di essere chiamati? Cosa ostruisce la possibilità di riscoprirci spiriti liberi e incoercibili? Perché il nostro dire grazie non è una esultanza di gratitudine? Diciamo di essere fratelli, ma perché non riusciamo a sperimentarlo dentro le nostre case, nelle Comunità, nelle istituzioni, nella politica?
Penso che la risposta oggi vada trovata in pensiero che ascolta attraversando le profondità della carne per tornare a connettersi con la Fonte dell’Essere.
Perciò ogni giorno decidiamo di riprendere il cammino verso il Monte, riconosciamo ciò che pesa nello zaino sottoponendo tutto il nostro Essere all’opera alchemica che trasforma il piombo in oro e torniamo a valle più leggeri sentendoci piccole parti del Tutto, tutti figli dello stesso Padre, per questo fratelli. (Riprendo le parole che ci siamo scambiati nella chat del gruppo milanese).
Abbiamo bisogno di riscoprire, nelle nostre biografie e nella Storia, la potenza dell’Incarnazione per compiere un salto di coscienza e riconnetterci al Pensiero che pensando crea e creando ama.
E abbiamo bisogno di luoghi in cui condividere la fatica, il travaglio e la gioia del cammino trans-figurativo.
Allora, piano piano, sentiremo che non sarà più l’Ego, ma Cristo a parlare in noi e tra noi, non avremo bisogno di dirci fratelli, lo saremo di fatto nei gesti, negli sguardi, nel profumo di incontri sinceri e la gioia sarà piena.
Grazie per la tua presenza tra noi.
Ti abbraccio, Giuliana
Grazie a tutti/e per le vostre risonanze, davvero siamo in cammino per essere UNO, cammino che può essere faticoso ma molto glorioso.