Pier Luigi Masini, medico di medicina generale, membro del Gruppo di Creatività Culturale DarsiSalute, ci narra in questo video che cosa significhi per un medico il continuo confrontarsi con la morte.
Infatti, ci rivolgiamo al medico quando stiamo male, a vari livelli, e questo vuol dire che il medico lavora costantemente dentro la fragilità umana e, in ultimo, la mortalità.
La mortalità però dovrebbe essere consapevolezza comune e quindi orizzonte dentro cui tratteggiamo le nostre vite. Tuttavia, in modo particolare la società odierna espelle la morte e ci dà in cambio l’evasione dell’intrattenimento permanente. Finché regge. Perché quando la malattia bussa, la nostra vulnerabilità ci si presenta di fronte in tutta la sua portata.
Emergono così le paure ancestrali che magari fino a quel momento avevamo accuratamente occultato.
La comune umanità fa sì che anche il medico, nel momento in cui ha a che fare con la morte, deve in qualche modo confrontarsi con la propria.
Tutti abbiamo bisogno di essere adeguatamente attrezzati per entrare dentro il senso della nostra vicenda terrestre, sia come medici sia come pazienti.
Questo racconto ci fa ben comprendere come possa fare una sostanziale differenza un medico che da anni ponga il lavoro interiore al centro della propria vita, che abbia deciso di dare credito alla propria relazione con Cristo, che attinga costantemente alla pratica autoconoscitiva e meditativa portandola dentro la relazione con i suoi pazienti.
La nuova umanità impara, piano piano, a sciogliere ansie e paure che incatenano mortificandoci, e scopre la libertà nell’abbandono alla Vita
Con uno stile accattivante, ricco di storie tratte dall’esperienza diretta in ambulatorio e in reparto, questo video ci accompagna dentro emozioni e reazioni che sono quelle di tutti noi, fino all’alleggerimento espansivo della conclusione.
Testo, montaggio e produzione di Pier Luigi Masini.
Che bello questo video! Vero, vissuto sul campo, non ideologico: un gioiello.
Quanta ideologia, invece, quando si parla del “fine vita” sui media, sui giornali.
Quanto siamo attaccati alle nostre opinioni, al nostro “tifo di squadra” (laico, cattolico, la dinamica psichica è la stessa).
Non mi pare un caso che nelle riprese di questo video la natura abbia tanto spazio: è una scelta precisa.
La natura è l’opposto vivente della ideologia.
Perdonate, una immancabile nota da astrofisico. Quando pratichiamo, dici, “abbiamo un senso di ampliamento dello spaziotempo”. Non mi pare affatto una frase di circostanza: mi pare una frase precisa. Ora che i fisici come Rovelli ci dicono che il tempo praticamente “non esiste” (almeno non come lo sentiamo noi: la fisica mostra che la declinazione di tempo come uno svolgimento continuo implacabile uguale per tutti e dovunque, è totalmente falsa), che il tempo è ampiamente una faccenda biologica, una nostra modalità percettiva, credo che queste affermazioni abbiano la grazia di poter finalmente essere prese sul serio. Che ci possano indicare un cammino.
Grazie di cuore.
Un sentito, profondissimo grazie di cuore.
Ammetto che talvolta, scrivendo post dal punto di vista del paziente, mi ritrovo ad essere voce critica nei confronti del mondo della medicina e dei suoi professionisti.
Ascoltando questo medico che porta la sua esperienza, mostrando la sua umanità, e lo fa a partire da un tema certamente non facile, mi ritrovo a pensare che abbiamo tutti tanto bisogno di deporre gli atteggiamenti contrappositivi e separanti del tipo la fazione dei medici contro la fazione dei pazienti. Queste giostre medievali sono quanto mai fuori tempo. C’è soltanto una parte in gioco, quella dell’umanità tutta intera dove ciascuno di noi ha bisogno di cura e la può trovare soltanto a partire da una relazione.
iside
Non è facile parlare della morte, è doloroso stare accanto al malato sapendo che non guarirà, è straziante il momento del distacco da chi amiamo.
Mi sono sempre trovata impreparata e molto spaventata davanti alla morte.
Quando iniziai il percorso Darsi pace e sentii parlare di “decisione anticipatrice della morte” compresi che io scappavo a quella decisione.
Era arrivato il momento di guardare in faccia la paura di morire.
Non potevo più scappare, mi lasciai accompagnare verso l’Abisso che mi terrorizza, affrontando giorno dopo giorno il combattimento tra la voglia di fuggire e la decisione di starci dentro.
Non so come sarà la mia morte, ciò che però comincio a sapere iniziatica-mente è che questo cammino mi prepara ad affrontarla accompagnandomi dentro il gioco creativo della vita, dove il desiderio raggiunge quello dell’Inizio, desiderio di Vita.
Grazie caro Pier Luigi per la tua riflessione e per il video.
Giuliana
Non ho mai desiderato vivere ho semplicemente deciso di farlo, come gesto di rispetto verso i miei genitori che avevano gia perso una figlia, prima di me.
Un gesto rideciso più e più volte in 78 anni,
Ancora oggi mi permane un senso di “non diritto” a vivere
Volevo conoscere il senso di questa cosa che mi era capitata.
Curiosa!
E il senso l’ho trovato nella pace dei cimiteri fioriti , in cui giocavo da bambina, mentre mia madre mi raccontava le storie dei morti.
E in quarantanni di emicrania che mi hanno insegnato in ogni fibra, che ero immortale (anche se sono ancora atterrita dal dolore fisico) e forse persino a credere che veramente anche il mio corpo possa risorgere un giorno
E nei figli generati dal /nel desiderio di una vita eterna.
Se non abbiamo esperienza d’infinito come si può sopportare questa vita nella quale si nasce per morire.
Ora sono in pace con me stessa, fiera di essere ancora qui e grata alla Vita, e a mio padre che in punto di morte mi ha affidato la mamma (ma proprio a me?) ho così imparato a conoscerla ed amarla.
Entrambi spirati tra le mie braccia
Adesso, almeno spiritualmente, sono pronta a ricongiungermi con i miei cari. Fisicamente permane in me il terrore del dolore:: ma forse è solo un’emicrania.
Nel frattempo: faccio “tribulare” mio marito, gioco con i nipoti e aspetto la pace,
Grazie e Buon lavoro Dottore.
Grazie carissimi per i vostri preziosi commenti, arricchiscono la riflessione facendomi sentire che non è solo mia, ma che può essere condivisa. E questo ci unisce.
Grazie a Darsi Pace per avermi dato la possibilità di fare un’esperienza arricchente e un percorso teso ad approfondire la conoscenza di me stesso, della vita e di Dio, dai quali sono emerse anche queste parole che ho condiviso nel video.
Ciò che percepiamo lo Conosciamo, il resto è tutto immaginazione.
La Vita accade, noi che siamo Vita accadiamo in un modo soltanto: in modo Inevitabile.
Percepire ciò e diventarne Accettazione è l’unica porta d’accesso al Creatore.
Grazie Pier Luigi e complimenti. Buon cammino.
Andrea
Grazie Pier Luigi, anche io sono un medico e mi riconosco completamente nella tua esperienza professionale e personale . Mi sembra che questo sia il cuore della cura. Spero di aver la possibilità di approfondire ulteriormente questi temi
Grazie!
Donatella