ALCUNI DUBBI SULLE FESTE DELLA NUOVA UMANITA’

Commenti

  1. Carissimo Andrea Granato,
    leggo nel tuo scritto la seguente affermazione:
    “Sappiamo come questa visione ha, nei secoli successivi, alimentato l’intero Occidente, eppure non si deve dimenticare che essa non fiorì in un cenacolo di intellettuali comodamente seduti sulle loro poltrone, non sorse da sacerdoti pacificamente abbarbicati nei loro culti, ma si fece strada nei cuori stremati di uomini che, profondamente radicati – come termometri – nelle tempeste della storia, soffrivano in prima persona l’angoscia dell’annientamento più concreto, del loro annientamento e di quello del loro mondo”.

    So che i cenacoli di intellettuali ed i loro “culi” sulle sedie danno ed hanno dato molto fastidio, ma come ha detto anche Marco in un suo contributo, se vuoi sapere devi anche studiare. Per studiare devi mettere “il culo” sulla sedia e tentare di capirci qualcosa, cosa che, se la sperimenti, è molto difficile. Negli incontri precedenti ci diceva proprio che lo studio è un lavoro artigianale, prendi la matita e sottolinei. Non tante cose ma cose che arricchiscono te e gli altri.
    O forse, come sembra sia molto di moda, ci suggerisci di scendere nelle piazze con i forconi prendendocela con l’istituzione piu’ vicina che troviamo a portata di mano? O con il primo che passa per la strada? O continuando a stringere rapporti superficiali o coatti? O a parlare del nulla?
    I sacerdoti sono pochissimi e sono preziosissimi. I nostri attacchi continui alla loro serenità ed al loro operato li rendono sempre piu’ fragili, quasi caricaturali. E sempre meno.
    E così i loro territori,
    Per quel che mi riguarda a questo gruppo va il grande merito di divulgare cultura, di offrire degli spunti per tutti e di aver riportato in auge il concetto di festa, concetto bellissimo e raro in una società che di fatto non sa fare piu’ festa nella verità dei rapporti interpersonali.
    Per quel che riguarda gli intellettuali ed i preti, io me li terrei molto stretti.
    Sono molto pochi.
    Per quel che riguarda questi uomini con il termometro che soffrono l’annientamento del proprio mondo, non saprei cosa dirti. Mi sembra un po’esagerato e vittimistico. La terra è un mondo tutto in guerra e tutto è molto caduco e transeunte e noi siamo solo un piccolo granello di sabbia.
    Ahimè.
    Possiamo a volte solo celebrare la vita con dei fratelli come noi .
    E fare Pasqua.
    Tanti cari auguri a te ed alla tua famiglia.
    Grazie
    Silvia

  2. Caro Andrea, tu scrivi “Che senso ha infatti andare all’università, impegnarsi, appassionarsi, studiare e amare se, da un momento all’altro, possiamo tutti saltare in aria, fritti come pesci da una radiazione nucleare?” e capisco bene questo senso di scoramento, per uno che si aspetta una vita davanti. Colpisce me che ho sessant’anni, figuriamoci un ragazzo!

    I tuoi dubbi sono anche i miei, talvolta. Sì, le Feste sono bellissime, sono sacrosante, ma non è che stiamo ballando sul Titanic che affonda, intanto? Una cosa virtuosa e bella ma ormai, diciamocelo, inutile?

    La soluzione che prospetti tu, esistenziale e pragmatica (“dando la nostra testimonianza, comunque vada?”) a pensarci mi convince, è già un elemento sufficiente a metterci in gioco. Anzi forse proprio questi tempi estremi e pazzi: a me pare di vivere in un mondo di assoluti pazzi, dove tra una caffè e un aperitivo si ragiona sul numero di atomiche di Putin e intanto si rifornisce l’Ucraina di altre armi – ormai a pioggia come vaccini (sic) – come se non avessimo proprio capito cosa sono le atomiche, tanto a morire a decine di migliaia sono i loro ragazzi e non i nostri – per ora).

    Mi dico, devo scuotermi nel mio timore e nel mio pessimismo, proprio adesso è il momento di impegnarsi. Di cercare compagni di cammino, gente che legge il pericolo estremo ma anche la bellezza di questo tempo. Sono chiamato a svegliarmi dal torpore, sono chiamato a denunciare e costruire, per come posso. Sarà bello averlo fatto, “comunque vada”. E sono certo ne rimane traccia, nello sconfinato Universo. Nessuna luce per quanto piccola, si perde tra le stelle.

    Sarà bello, per me, domani, andare a Grosseto con questo animo, per mettere anche un piccolo mattone, con tutte le imperfezioni e le approssimazioni che ben conosco, ma che non mi impediscono di porre mano all’Opera, se solo scelgo di farlo. Sarà bello parlare di bimbi e stelle e quindi una umanità nuova, anche se questo assetto mondiale mercificato e per questo nichilista (chiaramente menzognero e insostenibile a lungo) cercherà intanto spettacolarmente di autodistruggersi, come del resto sta già facendo, nella divertita incoscienza di “grandi” giornalisti e affermati “opinionisti”.

  3. Buongiorno Andrea,
    Ho letto il tuo bellissimo articolo e vorrei congratularmi con te per la profondità, il respiro, la forza della tua scrittura. Anche questa capacità è un senso delle cose. Da dove viene? Dalla costanza e assiduità degli studi o da una attitudine innata che nasce da dentro e che l’orizzonte delle nostre conoscenze risveglia? E perchè scegliamo certe direzioni di apprendimento e non altre? San Paolo direbbe che molti sono i talenti ma una sola è la fede.
    Siamo, però, misteri, tutto qui è mistero. Le domande che tu poni sulla china apocalittica dell’umanità sono legittime ma, pensandoci, quanto a logiche intrinseche, sono trasferibili anche su piani molto più grossolani e banali. Per esempio: perchè far sacrifici nel regime alimentare o nello stile di vita se tanto dobbiamo morire? Mi scuso per la grettezza del paragone, ma era solo un esempio.
    Proprio ieri sera, inoltre, prima di addormentarmi, ho aperto a caso un testo di Anselm Grun, una sorta di bibliomanzia, che ogni tanto pratico per “gioco”. Ebbene, la pagina che si è aperta e le cui righe scorrevano sotto i miei occhi parlavano di CRISTO RE, della regalità del Cristo che è la nostra regalità. Come fai comprendere nell’ultima parte del tuo testo, è questa la chiave di volta nel rapporto con il mondo: il nostro essere sovrani nello Spirito ed è proprio ciò che infastidisce i cosiddetti “poteri forti”. Dovremmo entrare nell’antitesi che fa implodere il mondo potere-amore. Da una parte il potere, la finanza, le armi, la guerra e dall’altra l’amore, la ricerca della verità, le propensioni creative, l’intelligenza di aggiungere a noi stessi, agli altri, qualcosa che prima non c’era come giocolieri dei nostri talenti che dalle individualità abbracciano la sfera socio-culturale e anche l’aggregato politico.
    I Salmi si aprono con “Le due Vie”, sta a noi scegliere, e proseguono con il Dramma Messianico secondo cui Dio irride i potenti.
    Io, che non sono giovane, sono convinta che il mondo non soccomberà, che ce la potrà fare e che i ragazzi come te saranno la futura classe dirigente di un società nuova. Ciò che conta è sostituire l’amore al potere e che ciascun essere umano sia consapevole del suo potenziale creativo, ognuno nel suo ambito. La vera felicità e libertà è data dall’essere noi stessi e come direbbe Marco Guzzi “La vita è l’opera”. Ho voluto con semplicità condividere i miei pensieri sparsi.
    Grazie e Buona Pasqua!

  4. Ciao Silvia. Io in realtà non ho alcuna risposta dirimente e decisiva ai miei interrogativi. Perciò neanche sono troppo interessato a giudicare “sacerdoti” e “intellettuali”. Il riferimento ai primi ha la sua ragione nello stesso contesto storico della profezia. Per quanto riguarda i secondi il mio riferimento nasce dal disappunto che avverto di fronte a molta cultura filosofica contemporanea infarcita di temi messianici. Secondi me chi soffre poco dovrebbe parlare di meno. Tutto qui. Un abbraccio

  5. Ciao Marco, leggendo il tuo commento mi veniva in mente la frase del Gladiatore: “quello che facciamo in questa vita [forse noi diremmo: nello Spirito] riecheggia per l’eternità”. Ad Maiora!

  6. Marco Rossetti dice

    IL PRIMO GIORNO DI PRIMAVERA.
    I “grandi” dell’Europa di sono riuniti per mettere a punto la loro “macchina” da guerra, dove gli ingranaggi saremo noi e i nostri figli; nel primo giorno di primavera.
    “Derubati”, nel giorno dell’inizio di ogni germogliare, di ogni nuovo inizio, della possibilità di rinascere in idee, progetti, speranze, prospettive.
    La vitalità di ogni prospettiva nascente non trova spazio in questa “pianificazione sistematica” delle nostre vite: tutto dovrà essere funzionale al sistema della guerra, tutto votato al “vincere” fino alla morte.
    Nel primo giorno di primavera, il “germoglio” del primo mattino di primavera, i “germogli” delle vite dei figli sono setacciati e pestati e destinati al tritacarne di un fronte bellico.
    La “loro morte” stamani ha pervaso il mio cuore.
    Il veleno del loro cuore belligerante mi impestato il mio “sguardo” di luce.
    No! Stamani non ce l’ho fatta a guardarti bene, a bene- dirti, fiore di pesco.
    Ho il cuore malato e male- dico nel primo giorno di primavera.

  7. Daniela Muraca dice

    Buongiorno, volevo solo aggiungere, dato che purtroppo nella storia dell’umanità le guerre accadono, che i rischi si pongono realmente. Come sappiamo tutti, si sta parlando dell’invio in Ucraina di uomini dalla Francia e di missili a lunga gittata dalla Germania (il cancelliere tedesco Schols per ora smentisce).
    Ad animarci dovrebbe essere sempre una speranza nella Ragione….

  8. Bianca Sghedoni dice

    Buongiorno Andrea,
    è stato bellissimo leggerti, mi ha permesso di sentire condiviso il fortissimo sentimento di dolore e smarrimento. È stato danzare nel tuo forbito linguaggio tra concezioni di pensiero storico e biblico. Credo che sia un dono immenso, all’età di vent’anni poter usare così fluidamente e profondamente la propria mente.
    Ti rispondo così: la prima volta che andai in India ebbi la visione della complessità nella pluralità che ogni persona è e vidi che era come una cosa compattata: ci stavamo tutti e, insieme….
    Alcune persone che vivono forme di estrema povertà in cui gli altri e gli eventi si impongono imprescindibilmente sulla loro vita, possono essere grandi contemplativi e raggiungere con facilità ciò che noi riusciamo a fatica dopo anni di studi e formazioni. Queste persone sanno accettare la morte ed onorarla come parte della vita senza bisogno di tanti insegnamenti.
    Ci sta tutto sotto il sole, tutto sotto l’immenso incondizionato flusso dell’essere.
    Anch’io penso tanto a quei bimbi che a Gaza come in altre parti del mondo saltano per aria come uccelli da cacciagione e mi immagino che il loro compito, qui sulla terra sia compiuto e in un attimo si trovino nella regalità della luce immensa.
    Questo non placa la mia coscienza : vedo benissimo chi è l’aggressore e chi la vittima. E questa distinzione non e’ occultata come avveniva nei miti dei testi greci o sanscriti. Nel vecchio testamento l’ aggressore è agressore e la vittima è vittima e nel Vangelo è ancora più evidente la vittima immolata è Gesù che, però, dopo tre giorni risorge.
    Grazie caro Andrea che il tuo scritto ha dato adito di tirar fori anche da me questo grido lancinante che so: si trasmutera’ pian piano in un’esplosione di gioia.
    Bianca

  9. Caro Andrea,

    queste tue domande le sento risuonare forte anche dentro di me, e analogamente a te, mi hanno sempre accompagnato fin dalla mia giovinezza. Non ho trovato mai nè certezze, nè risposte..ma quello che ultimanete sento emergere è che in fondo, non è la certezza o la probabilità della vittoria quello che deve motivare, quanto la giustezza dell’azione in sè in risonanza con la tua verità profonda…agire secondo l’integrità di quello che sei e di quello che senti essere la tua aspirazione (di diventare/ essere sempre più pienamente co-erede, agente di trasformazione del mondo), anche se mai potremo pienamente incarnarla su questo piando di realtà. Qualunque sia il riultato non mi importa, ma nella mia libertà, posso e devo scegliere in qualunque momemto da che parte stare e agire di conseguenza. Non voglio collaborare con lo Spirito di questo mondo consegnandomi alla rassegnazione. Dunque faccio quel poco che posso, nella misura in cui posso (non per mettermi a posto la coscienza…un’altra delle obiezioni che mi muovo da sola…) ma perchè non posso fare altrimenti. E’ proprio il bivio che poni con la tua ultima domanda…da che porte vogliamo stare?

    Ti abbraccio con affretto e grazie ancora per questi scritti densi di bellezza e profondità

    Maila

  10. Caro Andrea,
    Quali profondità e cultura intrise di umanità- nuova – hai! Leggendoti, sono rimasta colpita e risonante. Vedi, se io dovessi andare dietro la mia ombra, nel
    qual caso bella rabbiosa, o come vuole dp, al mio io egoico bellico direi:” perché, cari leaders mondiali, indegni di tale appellativo, non vi andate ad ammazzare tra di voi e lasciate in pace noi ed il resto del
    creato?”. Ed ancora:” perché
    permetti tutto ciò, Signore?
    Perché siamo sempre noi
    ‘popolo’ a pagare le conseguenze
    delle gesta dei potenti?”. Insomma, tra rabbia, dubbi persino sull’esistenza di Dio e
    quant’altro, i sovrascritti sono i
    moti più immediati. Introietto il leader in me si direbbe tra gli esoteristi, se ho ben compreso il loro rapportarsi alla ‘realtà’. E
    Sono cosciente che con tale
    dicotomia (bene e male), cosi
    inzuppata nella melma, neanche mi pongo in una comunicazione
    orizzontale bensì sprofondante
    nelle viscere degli abissi. È pur
    vero che, oltre i racconti di mia
    nonna e delle sue fughe sotto i bombardamenti durante la
    seconda guerra mondiale, in un
    certo senso è una vita di guerre. Una ferita ancestrale che tutti ci portiamo dentro e dietro. Al di la della biografia personale già ardua di per sé, ricordo che quando ero adolescente
    scoppiava il conflitto dei
    Balcani, i nostri ‘dirimpettai’
    dopotutto. Qualcuno già parlava
    di terzo conflitto mondiale, persino tra i giovani amici di allora. Tutto pare concorrervi, effettivamente ed ininterrottamente, poiché come
    tu ben sai la seconda grande
    guerra è deflagrata anche per i
    diversi conflitti che si andavano
    accumulando da secoli e che nel novecento paiono aver trovato la loro apoteosi. Sembra un perpetuo ripertersi in un certo
    senso. Eppure, eppure… essi, i
    potenti del mondo, non possono controllare tutto: un misterioso
    imprevisto può ” rovesciarli dai
    troni” ! I tuoi meravigliosi
    estratti si avvertono come
    profezie sempre attuali. Io spero
    con tutto il cuore che la fantasia di Dio li lasci, ci lasci attoniti, magari piacevolmente beati e confortati! Penso inoltre, nel mio piccolo, che le feste della
    nuova umanità, così come ogni
    cammino di crescita spirituale
    incarnata, siano ‘la contro-
    offensiva’ alle minacce di questo
    mondo, una promessa
    ‘verticale’, un fiorire e rinascere di ogni maestro asceso, nel nostro percorso in particolare
    di Cristo in e tramite noi… possa
    il tuo cuore pieno di vita e di
    amore per la vita battere sempre
    gioiosamente, anche quando è cupo d’incertezze trovare il palpito e l’anelito che ha già dentro ! Questo il mio augurio
    bene-detto per te, anche se
    non ci conosciamo e dunque
    senza pretese ma con tanta
    partecipazione e gratitudine
    per tutto il bellissimo lavoro
    che, nella freschezza della
    vostra giovinezza, portate avanti
    🙏
    Un caro saluto,
    Girgia

  11. Fabio Camboni dice

    Ascoltiamo i nostri cuori palpitanti in questo inizio di Primavera e non separiamocene. Non esiste poesia, non esiste arte, non esiste cultura, non esiste matematica, non esiste una dottrina, non esiste una civiltà umana. Esistono solo i nostri cuori che chiedono di essere ascoltati. Buon ascolto a tutti!

  12. Madre Teresa di Calcutta di fronte all’infinito numero di bisognosi da soccorrere ripeteva: “Non scoraggiarti, aiuta chi hai davanti a te”

  13. Caro Andrea, come hanno risuonato forte le tue parole, il tuo tormento tra la tentazione del ritiro e la rassegnazione inaccettabile dell’orrore del potere, che sempre schiaccia e semina il terrore. E’ vero, siamo sull’orlo, sul limite estremo, sul fragile concepimento di una consapevolezza amara e dolcissima, stordente e straordinaria.
    I tuoi vent’anni sono così vicini a quelli che, quarant’anni or sono, furono i miei:
    “Stonano molto queste dissonanze quotidiane.
    La grande generazione d’intenti della civiltà micro processuale,
    Liberatrice dal lavoro, dalle fatiche. Posso sentirne lo stridore
    Pungente di questa sorte ironica e beffarda che ha impresso
    Il suo marchio di disperazione sul progresso. Regresso.
    Limiti e marginalità sono confini troppo stretti e presto gli argini
    Si romperanno. Un mare di conflitti preme. …”
    e poi continuavo questo testo, scritto appunto quarant’anni fa, ancora con altri versi che qui per brevità non riporto.
    Così scrivevo e sentivo durante i miei vent’anni per ripiegare poi nei miei tormenti, tra distrazioni, impegni irregolari e fughe in precipizi interiori, sempre più profondi, sempre più sentiti come irrimediabili.
    Oggi, a distanza di tanto tempo vedo con chiarezza il bivio di cui tu parli “saliremo sul monte o scenderemo nella città…?”
    Personalmente non mi faccio più questa domanda anche perché credendo di salire sul monte mi sono poi scoperto invischiato e corrotto, succube del fascino velenoso delle luci della città. È giunto infine il momento in cui ho compreso che non ero caduto nella città per esserne vinto ma per dare, come an he tu dici, la mia testimonianza.
    All’età in cui sono non si tratta più di fare qualcosa “comunque vada” ma per testimoniare una verità immarcescibile del nostro spirito, una qualità indomita della nostra anima che non è stata, né mai lo sarà, vittima di un siero velenoso o di una bomba, per quanto subdole o potenti queste armi possano essere.
    Noi siamo come i semi della parabola, quelli che cadendo sopra un terreno buono daranno i frutti, una umanità che è come il figliol prodigo e sperperato tutto ora torna al Padre. Quindi anche tu, siine certo, sei il seme caduto nel terreno buono di queste condivisioni, così forti e pregnanti, figlio della nuova umanità che andiamo predicando e festeggiando, sulla via del ritorno. Quindi ti saluto nella fede che ciò che stiamo vivendo non sarà comunque vada ma perché vada verso un dove che ancora non conosciamo ma che sentiamo e sappiamo essere già dentro di noi. E’ per questo che ci dice Gesu’ “noi abbiamo già vinto”, “niente vi sarà impossibile”. Grazie Andrea per avere condiviso.

  14. Grazie Andrea

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