Sono due anni ormai che i rappresentanti degli Stati Membri UE non fanno che ripeterci che dobbiamo armarci per la pace. Ad esempio la Danimarca introdurrà il servizio militare obbligatorio per le donne dal 2026 e Macron addirittura parla di prepararci a mandare i nostri soldati in Ucraina a combattere contro la Russia. Tutto questo per arrivare alla pace, costruire la pace e mantenere la pace. Insomma, distruggere la nostra vita umana per vivere.
Quindi, in questo contesto così contraddittorio non stupisce per nulla l’insurrezione alle parole recenti del Papa di molti della classe dirigente del cosiddetto <<mondo occidentale>>, di molti di quella che potremmo definire élite dell’informazione e di parte degli intellettuali e colleghi accademici. Usando una metafora, quella della bandiera bianca, che nel diritto internazionale assume un significato preciso, il Papa ha incoraggiato per l’ennesima volta a trattare, a negoziare, cioè a dialogare.
Ma, naturalmente, in quest’ottica contraddittoria, dialogare ormai significa arrendersi e quindi non si può accettare. L’unica cosa accettabile è vincere e si vince imponendosi con forza sull’altro; si vince addirittura distruggendo l’altro, annichilendolo. Ci sarebbe tanto da sviluppare in questa breve argomentazione, ma mi limiterò solo ad un punto, che, forse, è uno dei punti chiave.
La verità è che tutte queste parole e azioni scaturiscono da una profonda frammentazione mentale e interiore. Siamo scissi ed è proprio questa scissione interiore che scatena tutte queste contraddizioni: ‘la pace attraverso le armi’ oppure ‘dividiamoci per restare uniti’ e via di questo passo. Queste sono il risultato diretto di queste grandi sofferenze non curate (e qui non si intende il termine medico) cui noi cerchiamo di porre fine sia consciamente che inconsciamente. A questo proposito, uno psichiatra statunitense, James Gilligan, che ha lavorato per decenni nel sistema delle prigioni statunitense, tra le tante interessantissime cose che spiega e illustra, dice proprio questo e cioè che l’uso della violenza in tutte le sue forme scaturisce dal bisogno umano di porre fine ad un dolore interiore molto grande. Tuttavia, per poterlo eliminare, il nostro processo cognitivo ha bisogno di identificarne la fonte. Quindi l’attacco ad un’altra persona o addirittura ad un intero popolo non è altro che il tentativo di eliminare questo dolore incredibilmente forte.
Per cui, c’è una via d’uscita da questa spirale di sofferenza che porta alla follia umana e agli eventi terribili cui ormai assistiamo all’ordine del giorno? Io sono convinta che una via d’uscita ci sia anche e soprattutto in prospettiva del periodo pasquale che stiamo vivendo; un periodo di grande speranza ed anche di grande certezza che sì, la via d’uscita c’è. Certo, c’è bisogno di superare un po’ quella pigrizia d’animo (l’accidia del nostro caro Dante) che abbiamo un po’ tutti noi esseri umani e bisogna lavorare su noi stessi per imparare ad ascoltarci.
Inoltre, nel fare ciò, bisogna che ci ricordiamo che lo stesso grande dolore che sentiamo noi dentro, è presente anche nell’altro: dal vicino di casa, al soldato che combatte e a quel capo di Stato o di un qualunque movimento politico che scelleratamente dà l’ordine di andare a combattere. Se ci ricordiamo questo e se proviamo ad ascoltare il dolore nostro e il dolore dell’altro, allora probabilmente riusciremo a ricucire queste scissioni e queste contraddizioni e dal costruire la pace con armi e divisioni, si arriverà a costruire la pace con il dialogo e l’unione.
Cara Giulia,
Tu guarda che coincidenza! Apro il sito di Darsi Pace stamattina e leggo il tuo post proprio il giorno dopo a quello in cui, in uno scambio via email con una cara amica, parlavo proprio di ciò che scrivi tu! Del dolore – che, assieme alla morte, in questa nostra folle società del di-vertimento a tutti i costi e della falsa felicità, è divenuto il vero TABÙ – che, quando rotto, porta persino a sentirsi tacciati di essere.. che so, “leopardiani” o cose del genere (come se, tra l’altro, Leopardi fosse solo un pessimista, come è stato chiamato, e non si godesse la Vita..).
Alla mia amica dicevo che è proprio l’incapacità di questa nostra civiltà o umanità occidentale a stare NEL e a contenere IL dolore proprio e altrui la causa del destino rovinoso cui andrà incontro – assieme alla difficoltà a comprendere che quando ci si apre fino in fondo con qualcuno mostrandogli tutto il nostro dolore, quello è un DONO che facciamo all’altro.
Ma chi lo ha capito oggi?
Quando arriviamo a capire che il dolore che portiamo noi dentro è quello dell’altro, il gioco è fatto.
Grazie infinite di questo post, che suoni come un monito a tutti noi umani.
Un abbraccio e buon percorso a te.
Simone
La Parola È (PER METÀ Di Colui Che Parla)/Per Metà (Di Colui Che L’ASCOLTA) E La Gente Esige\La Libertà (Di Parola PER COMPENSARE)/La Libertà (Di Pensiero Che Invece Rifugge “C’È LA PAROLA)[]DELL’UOMO (INVIDIOSO Di Dio) E Dio Stesso È\La Parola (II Problema È Soltanto QUESTO QUA)
Non credo sia proprio così. Due anni fa la Russia ha invaso l’Ucraina e ha devastato un paese. Sembra che abbia mire egemoniche su buona parte dell’Europa che ricorda bene che cosa è stata capace di fare l’Unione Sovietica. Per questo Polonia,Ungheria,Repubblica Ceca,Slovacchia, Albania,etc.etc.hanno scelto di rifugiarsi con le forze occidentali. I popoli vicini e confinanti, tipo Norvegia e Danimarca, temono di fare la stessa fine e hanno scelto democraticamente di correre ai ripari. Ma restano comunque gli invasori e gli invasi. Tutti quanti più o meno invasati. Questo lo possiamo dire…ma ognuno ha le proprie responsabilità in questo risiko drammatico…e non sono le stesse. I maggiori delitti del cosiddetto occidente post-cristiano,o pseudo-cristiano se volete,sono il volere proclamare diritto universale l’omicidio nel grembo materno e la teoria pericolosissima del gender, come cita l’ultimo documento della Congregazione della Dottrina della Fede, la Dignitatis infinita. Il Principe di questo mondo gioca sullo stesso tavolo da gioco con più giocatori.