In questo periodo di studi sto approfondendo la vita e il pensiero di Spinoza, e mi ha colpito molto nella sua biografia sapere che nel 1673 rifiutò la cattedra universitaria di Heidelberg, “per amore di quella tranquillità, che non penso di potermi procurare altrimenti”.
Spinoza infatti fu al centro di un vero e proprio terremoto politico e religioso per le sue tesi, venendo scomunicato nel 1656.
Nel 1676 un altro grande genio della storia della filosofia, Leibniz, andò a trovarlo all’Aia, in Olanda, dove Spinoza viveva. Ho immaginato che fra loro possa essere avvenuto un dialogo come questo.
Voorburg, Aia, 1676
L: “Caro Baruch, mi hanno detto che tre anni fa hai rifiutato la cattedra a Heidelberg, dando delle motivazioni alquanto singolari. Ti prego, spiegamene il motivo.
S: “Vedi caro Gottfried, io non cerco gli onori, il clamore o una vana gloria passeggera. Mi sono ripromesso, fin da giovane, di ricercare se vi fosse un Vero Bene, ottenuto e trovato il quale, io potessi godere in eterno imperitura letizia. Questa è la mia filosofia: tutto è questa infinita Sostanza che si dispiega secondo i suoi modi e attributi. A me interessa solo questo amore intellettuale per questo Dio che è in tutte le cose.
E questa cattedra avverto che potrebbe togliermi il bene più prezioso, ovvero la tranquillità dell’anima, che è la felicità che tutti cerchiamo, affannandoci nel turbine delle passioni”.
L: “Ma caro Baruch, l’alternativa quale sarebbe? Startene qui in questo studio di ottico, con le tue lenti? Non me ne capacito! Un genio del tuo calibro!? Mentre il mondo è pieno di mediocri, di arrampicatori, e predicatori di vecchie filosofie”.
S: “Vedi amico mio, la mia filosofia è esattamente come questo lavoro con le lenti. Il mio compito è quello di aggiustare la visione, di correggere e ripulire l’occhio della conoscenza, che è il nostro intelletto. A me interessa emendare l’intelletto di tutte le sue deformazioni e sporcizie, di tutte le sue superstizioni e cataratte. A me interessa che gli esseri umani diventino finalmente liberi. Liberi di pensare con la propria testa, e di potere criticare e studiare perfino le sacre scritture e metterle in discussione.
Per contemplare la delizia di questa conoscenza che porta alla Verità.
L: “Ma l’accademia ha bisogno di te! Abbiamo bisogno dei tuoi scritti e delle tue lezioni! Ti prego pensaci Baruch!
S: “Caro Leibniz, ti ringrazio davvero delle tue parole. Ma la mia decisione è presa. Nell’accademia, nell’università, così come è concepita, io vedo solo un impedimento alla ricerca della verità delle cose. Vedo dei sonnambuli, delle vivisezioni di cadaveri, vedo dei cortigiani, degli accumulatori di pensieri altrui, privi di qualunque virtù interiore. Incapaci perciò di vivere, e dunque di insegnare.
A me interessa solo questa Forza che sgorga da un’anima unificata. A me interessa solo stare bene. E qui ho raggiunto quello che desidero.
E un giorno vi saranno filosofi che sapranno apprendere questa verità essenziale, che seguiranno solo il sapore fresco e genuino della libertà e proseguiranno questo tracciato e andranno oltre le nostre intuizioni.
Cosa importano le università in quanto tali, se non sono al servizio della ricerca della verità? Se non servono ad aiutare gli esseri umani, ad educarli alla loro grandezza?
Che cosa serve la filosofia se non ad elevare, a liberare, a guarire e illuminare gli esseri umani, donando loro quel bene che è l’esperienza di un Infinito Amore?»
«… Perciò, dovete sapere, illustre signore, che non aspirando io a più elevata posizione mondana, di quella in cui mi trovo, e per amore di quella in cui mi trovo, e per amore di quella tranquillità, ch’io penso non poter assicurarmi altrimenti, devo astenermi dall’intraprendere la carriera di pubblico insegnante”
«Non è un portamento disordinato e sciatto che fa di noi dei saggi; anzi affettare indifferenza per l’aspetto personale è testimonianza di uno spirito povero, in cui la vera saggezza non potrebbe trovare adatta dimora e la scienza incontrerebbe soltanto disordine e scompiglio.[
Caro Francesco,
lessi e studiai Spinoza, soprattutto la sua Etica more geometrico anni fa.
Ti ringrazio di averlo riportato alla memoria.
Leggo con attenzione il tuo articolo, riprendo il testo e ti rispondo.
Intanto ti incollo questa citazione che ho trovato su wikipedia:
«Dopo che l’esperienza mi insegnò che tutto quello che si incontra comunemente nella vita è vano e futile, vedendo che tutto ciò da cui temevo e che temevo non aveva in sé nulla né di bene né di male se non in quanto il mio animo se ne commuovesse, stabilii finalmente di ricercare se ci fosse un vero bene che si comunicasse a chi l’ama e ne occupasse da solo l’animo respingendo tutte le altre cose: se ci fosse qualcosa, trovata e ottenuta la quale, io potessi in eterno godere continua e somma letizia”
Sono ancora in ricerca.
Grazie
Silvia
«Spinoza combatte su due fronti, cercando di decapitare l’aquila bicipite dell’impero teologico- politico: contro la paura in quanto ostile alla ragione, e contro la speranza in quanto, di norma, fuga dal mondo, alibi della vita, strumento di rassegnazione e di obbedienza. Finché durano, paura e speranza dominano non solo il corpo ma l’immaginazione e la mente degli individui, gettandoli in balia dell’incertezza e rendendoli disponibili alla rinuncia e alla passività. Non appena cessano, essi ridiventano liberi.»
Dobbiamo far cessare paura e speranza.
Cosa ne pensate?
Grazie
Grazie Francesco, non conoscevo questa storia, di grande ispirazione. Trovo molto accurata la descrizione del mondo accademico, così mi sembra essere anche oggi.
Cari Silvia e Roberto,
sicuramente Spinoza può essere di enorme ispirazione per noi oggi.
Credo che abbia compreso a fondo e anche incarnato nella sua vita
una consapevolezza di come le “fluttuazioni dell’anima” siano fonte di sofferenza.
Questa sapienza, sia stoica che orientale, ci è molto d’aiuto per sperimentare
quella “pace”, che è la vera libertà interiore.
Un abbraccio,
Francesco
Ma che bellezza! Grazie! Si può condividere?
Ciao Cecilia,
certo che si può condividere.
Un abbraccio,
Francesco
Grazie Francesco,
per usare così bene la tua conoscenza e farne dono,
esperienza condivisa,
direi cibo,
mensa
Per le anime affamate di verità e gentilezza.
Grazie
Stefano
Grazie Francesco
Grazie immensamente, caro Francesco.
Pensa te, seguendo il tuo dialogo immaginario, Spinoza deve averne viste di brutte GIÀ alla sua epoca nelle università!!
A cosa servono le università se non educano alla grandezza dell’Uomo, si chiede Spinoza – e ti chiedi tu..
La mia esperienza personale in ambito accademico è che non ci sono soltanto sonnambulismo e cortigianeria, ma talvolta, ancora, ahimè vera e propria tirannia, oltre che aspra competitività.
Modelli pedagogici del terrore, fatti di puro terrorismo psicologico, che portano persino a ODIARE visceralmente ciò che si è studiato – come è accaduto a me.
Anche qui, la Nuova Umanità spazzerà via tutto ciò, nella piena comprensione che in assenza di un baricentro interiore fatto di quella Forza e Saldezza che sgorga da un animo unificato, senza un approccio didattico sciolto da ogni forma di terrorismo, gran parte di quanto viene insegnato è solo compost da gettare nella discarica – e da far fermentare prima che venga riutilizzato.
Grazie ancora. E in bocca al lupo per l’approfondimento che stai svolgendo.
Simone
L’ho letto mentre ero in uno studio ottico…
Caro Francesco, grazie per questo bell’episodio di vita pensante, consacrata al mistero della Verità. Penso che da qualche parte il nostro Baruch ne sia felice….
E soprattutto, ci stia dando una mano a fondare una università della Nuova Umanità, che appunto non dipenda più dalle odierne accademie di ‘vivisezione sterile ” dello spirito!
Lavoriamo per dare lenti nuove ai popoli!
Un abbraccio grande,
Luca.