La fedeltà e il corredo

Commenti

  1. Che bello questo post, Chiara! Mi piace l’analogia con il matrimonio, mi aiuta a sentire tutto questo vero e carnale, roba che coinvolge il corpo e non solo la mente, non solo le idee. Anche a me il percorso ha dato tantissimo, insieme con momenti di obiezione anche pesanti, che ho dovuto superare, ma durante i quali non mi è mai mancato l’appoggio e oso dire perfino l’affetto da parte di tutti, incluso ovviamente Marco Guzzi.

    Il mio dubbio più forte ed insidioso, te lo confesso, non è tanto sulla bontà del percorso (anche perché ormai per negarlo dovrei tagliare via parti di me stesso), ma è sul fatto che la mia ferita sia troppo profonda, troppo “radicale” e che niente serva “alla fine” per sanarla; ma sono appunto parole “male-dette” e io credo semplicemente che il mio lavoro sia confutarle giorno per giorno, senza grandi proclami, senza disperazioni ed esaltazioni effimere, ma incrementando il radicamento.

    Il che vuol dire, semplicemente, andare agli incontri e starci a questa proposta, sia quanto ti senti inadeguato sia quando ti senti “arrivato”. Spero e domando di avere almeno questa lucidità, quando sarò di nuovo nel dubbio.

    Ricordo una frase di Marco, che le obiezioni a frequentare prendono spesso le parole “sto troppo male, non mi può aiutare” (come sopra, in pratica!), come pure “ma io sto bene, questi devono curarsi, io non ne ho bisogno”. Ecco, credo siano posizione ambedue menzognere. Scoprire la menzogna è vedere il sole filtrare bello tra le finestre, sono lenzuola di lino morbide al tatto, fresche per il riposo o per l’amore.

    Grazie veramente per il tuo post, mi ha rallegrato il cuore.

  2. Fabio Fedrigo dice

    Molto bella e intensa la tua lettera cara Chiara, che a momenti sembra diventare una vera e propria poesia. Ti ricordo spesso con affetto e tanta amicizia e ti ringrazio per esserci sempre. Condivido pienamente le tue parole e il tuo sentimento. Credo che l’incontro di Sacrofano possa confermare la presenza di una luce cristica rara e difficile da trovare in altri luoghi e in altri momenti se non in una condivisione intensa, e nelle relazioni umane e profonde come DARSI PACE ha insegnato e creato negli anni. Un abbraccio da parte mia e di mia moglie Paola

  3. Carissima Chiara, amica mia, che belle parole, la tua esperienza sovrapponibile alla mia. In 25 anni di Darsi Pace questa è la prima volta che salto un intensivo, davvero con grande dispiacere. Non me lo ha permesso una condizione di salute che mi ha arrecato un bel pò di sofferenza ma che per fortuna si sta risolvendo. In questi due anni se non avessi avuto il bagaglio di vita spirituale che Darsi Pace mi ha donato sicuramente avrei affrontato questa prova diversamente.
    Invece ho fatto mio ciò che il lavoro interiore insegna, accogliere ciò che accade, viverlo nel miglio modo possibile, senza aggiungere altra sofferenza a quella che già c’è. Non dico che è facile ma se ne sei consapevole è di grande aiuto. Grazie a te, a tutti voi amici tutor, ma anche a quei praticanti che mi hanno dato un supporto di affetto davvero commovente (è proprio vero che se doni ricevi).
    Infine grazie a Marco che in un momento di sconforto durante un incontro con i formatori mi ha detto queste parole che non ho mai dimenticato:
    ognuno di noi vive in un modo o nell’altro un dolore, l’importante è
    NON SMETTERE MAI DI SPERARE, NON SMETTERE MAI DI CREDERE, NON SMETTERE MAI DI AMARE.
    E così ho fatto
    Un abbraccio a tutti
    Gabriella

  4. Bellissima la foto di Chiara De Dominicis.
    Mi torna in mente il nostro genio.
    “Sognatore è un uomo con i piedi fortemente poggiati sulle nuvole”
    https://chiaroquotidiano.it/2022/11/20/mezzo-secolo-fa-ci-lasciava-ennio-flaiano-con-i-piedi-fortemente-poggiati-sulle-nuvole/
    Grazie!
    Silvia

  5. Cara Chiara,
    per il resto meglio lasciare Darsi Pace fra i professori amati anche non sposati.
    Lasciamo le porte aperte in entrata ed in uscita…sti corredi…boh!
    Sì sono belli i pizzi ed i merletti ma ancor piu’bella è la nostra voglia di metterci in gioco in modo sempre nuovo e senza costrizioni.
    Questa è la vera fedeltà!
    Meglio una vecchia canzone di Nilla Pizzi e meno pizzi!
    ciao
    Silvia

  6. Carissime Chiara e Gabriella, grazie per queste vostre magnifiche parole che mi riempiono di gioia e di gratitudine. Per ragioni familiari non frequento più i gruppi da una decina di anni, ma per altrettanti (e più) sono stati il corredo che ho messo da parte e che sono ancora lì per darmi forza. I gruppi di Darsi pace sono di gran lunga il percorso formativo più importante della mia vita. E la generosità di Marco, l’energia con cui vive ogni sua cosa, sono vette incancellabili da cui trarre coraggio, costanza e ispirazione. Vi penso, Chiara e Gabriella, con tanto tanto amore. Perchè alla fine di tutto è di incontri così che ci ricorderemo, tutto il resto paglia.

  7. Chiara De Dominicis dice

    Grazie amici carissimi, le vostre risposte sono la testimonianza che l’unica cosa da cercare è vibrare a frequenze piu’ alte ,come tante volte abbiamo sperimentato.Siamo ognuno nei Cuori dell’altro e questo in questi tempi di solitudine e disorientamento mi sembra un vero Miracolo.Vi voglio un gran bene

  8. Giuliana Martina dice

    Cara Chiara, grazie di cuore per questo tuo racconto nel quale risuono anche io.

    Ho cominciato a partecipare a Darsi pace nel momento del suo passaggio dall’infanzia all’adolescenza, con la gioia costante nel corso degli anni di una appartenenza che mi consente di essere fedele a me stessa, di essere libera.

    All’inizio pensavo di avere trovato il paradiso, cadevo ancora nelle mie idealizzazioni nonostante mi dicessi di non farlo, sentivo però di trovarmi in un luogo in cui imparo a lasciare sgretolare le mie illusioni senza cadere nella disperazione, imparo ad abbandonarmi con fiducia nell’espiro fino a trovare la casa a lungo cercata, la Presenza che mi salva dal caos doloroso di questo mondo.

    Sempre da ricercare, non fuori o sopra di me, ma dentro di me.

    Un cambio di sguardo vertiginoso!
    Coniugazione dell’uomo con Dio, il Dio che prende corpo nell’essere umano e assumendolo in sé lo salva donandogli un’identità regale, sacerdotale e profetica perché la pace è il suo regno.

    Allora darmi pace è lavoro quotidiano attraverso il quale preparo il corredo per lo sposalizio interiore che mette al mondo nuova umanità.
    A me piace molto preparare insieme questo corredo!

    Ti abbraccio, Giuliana

  9. Grazie di cuore.

  10. Simone Compagnucci dice

    “Gli uomini sono bestie; non esistono in natura animali in grado di odiare e di nutrirsi di odio come gli umani; di maltrattare e di trarre piacere e godimento dal male arrecato agli altri. Sono bestie perché non perdonano e maltrattano. Il mondo per me è un luogo ostile in cui chi è più fragile o vulnerabile viene schiacciato senza pietà come uno scarafaggio. Esistere è una maledizione: dalle proprie ferite è, su questa terra, impossibile guarire: l’uomo se le porta fino alla tomba e anche nell’aldilà. Avevo bisogno di aiuto e ho ottenuto solo condanna; avevo bisogno di una carezza e ho ottenuto solo schiaffi”.

    Queste sono le parole con cui ogni mattina il mio Ego si sveglia; la mia costante speranza è che anche solo una piccola pratica mi aiuti a far crollare queste bestiali convinzioni (che in parte restano ai miei occhi comunque portatrici di una verità) e a farmi credere che no, l’uomo è anche in grado di amare e dare amore. Benché all’amore, con un certo cinismo, onestamente non creda più.

    Non posso dire ad oggi se sia stata una fortuna o uno spreco di tempo aver incontrato Darsi Pace, io il percorso lo porto avanti perlopiù in solitaria a causa della distanza fisica e della complessità a conoscere altri praticanti dal vivo. E se avessi avuto la fortuna di conoscere DP 24 anni fa, allorché i praticanti erano pochi, forse sarebbe stata data anche a md occasione di tessere relazioni reali guaritrici, come è accaduto a te, cara Chiara, e a tanti altri; ma ahimè, non è andata così. Quel che è certo è che il metodo qui proposto lo trovo valido, mi convince. Forse siamo ancora troppo indietro; forse sono nato troppo presto, intorno a me vedo l’opposto di ciò che noi nei gruppi facciamo. E non c’è da stupirsi. Questo mondo, d’altronde, è completamente bloccato al ‘900 ancora.

    A salvarci, infatti, non sono solo le pratiche, ma anche relazioni autentiche; che a me mancano – e che, in questo deserto fatto di vuoto e solitudine, non so neanche più dove andare a cercare.

    Confido in tempi migliori; o, se non altro, nella funzione liberatrice della morte biologica che verrà. Poiché non credo proprio che l’Eterno sia così bastardo e sadico (pure lui) da far vivere, a chi sulla terra ha sperimentato un inferno cronico, un altro inferno anche nell’aldilà.

    Grazie di questa tua testimonianza preziosa, Chiara.

    Un abbraccio. Simone

  11. Chiara Dedo dice

    Caro Simone mi sei mancato a Sacrofano , sapessi come sei nel mio Cuore e in quello di Giuliana. Ti aspettiamo nel blog

  12. Caro Simone, ti conosco per quello che in questi anni hai scritto, siamo così simili. Come te anch’io spesso ho pensato: “se avessi abitato a Roma, la mia vita sarebbe stata migliore”. Comunque, nonostante la distanza, questi anni in Darsi Pace mi hanno insegnato e ne sono CERTO, che quella disperazione che spesso proviamo è la “Porta stretta”. E’ la possibilità che, già adesso in questo corpo e su questa terra, ci viene offerta di passare dal regno degli uomini al Regno dei Cieli.
    Un abbraccio

  13. Simone Compagnucci dice

    Cara Chiara, ti (e vi) porto anch’io dentro di me. È dispiaciuto molto anche a me non essere stato a Sacrofano; vari fattori in gioco. Ma, condizioni fisiche permettendo, conto di riuscire a venire più spesso a Roma da ora in poi durante l’anno, adesso che dovrebbe (dovrebbe.. vediamo) entrarmi un po’ più di denaro.

    Grazie anche a te, caro Aldo, della risonanza. Devo dire che un percorso condiviso dal VIVO fa la sua grande differenza: cambia tutto; e a me sono bastati 2 anni di comunità per verificarlo: ne sono una testimonianza tangibile.
    Quanto a disperazione.. ah, chi la conosce meglio di me? Ho sperimentato anch’io varie volte che è la Porta Stretta. Il fatto è che ciò che viene dopo la Porta Stretta ho come l’impressione che duri sempre un po’ poco; ma non c’è da stupirsi. Si va avanti, si torna indietro. E quando una goccia d’olio essenziale di Gioia viene estratto e cola giù dal polpettone di dolore che ci è dato da macinare, è già un grande miracolo: non sono solo io a dirlo. Penso a Emily Dickinson e a una sua famosa poesia:

    Per un istante d’estasi
    Noi paghiamo in angoscia
    Una misura esatta e trepidante,
    Proporzionata all’estasi.
    Per un’ora diletta
    Compensi amari d’anni,
    Centesimi strappati con dolore,
    Scrigni pieni di lacrime.

    Un abbraccio a entrambi e un caro saluto.. augurandovi tutto il meglio. Entrando sempre più spesso nel Regno dei Cieli.
    Simone

  14. GRAZIE Chiara dico anch’io!
    L’ispirato tuo post con la sua provvidenziale bellezza ha sollecitato i commenti vibranti e palpitanti delle amiche e degli amici che mi hanno preceduto. La stessa bellezza che traspare dalla magnifica foto che hai pubblicato. Grazie ancora!..

  15. Grazie Giuliana
    Grazie!

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