Cari Marco, Paola, amici e praticanti tutti, quelli che sono qui e quelli che non ci sono, soprattutto quelli che non ci sono. Vorrei che il mio messaggio vi arrivasse chiaro e limpido come me.
Mi sono accorta, da quando Gabriella mi ha detto che non potrà venire a Sacrofano (mi manca moltissimo, ma presto sarà di nuovo con noi), che sono una delle praticanti più di vecchia data che sarà presente all’intensivo. Ho cominciato il percorso Darsi Pace 24 anni fa. Ero giovane, avevo una bambina piccola. Ero così giovane che Gabriele Guzzi era molto più basso di me.
Cosa mi ha dato il percorso di Darsi Pace in tutti questi anni si vede dalla mia vita che, sicuramente, nonostante le prove, vivo con più Gioia, Libertà e Integrità. Vorrei parlare della Fedeltà al percorso perché è molto importante; gli ostacoli più forti per molti che hanno lasciato sono stati le vicende della vita, apparenti impegni più importanti o altre cose, e poi in alcuni casi dubbi su scelte anche politiche o di linea che il nostro Ego non condivide.
E allora che fare in questi momenti, che, con sincerità, vi dico che ho avuto? Per superare questi momenti di dubbio bisogna tornare nel CAMPO. Una frase di Krishnamurti dice: “Oltre il concetto di giusto o sbagliato c’è un campo, ti aspetterò laggiù”. Quindi bisogna, nei momenti di dubbio, noia o incazzatura, tornare nel Campo, intensificare la pratica e gli esercizi a nove punti. Non smettere mai di andare agli incontri e di frequentare il sito. Lo so, sembra una ricetta banale. Ma nel Campo fioriamo e si aprono nuove prospettive nella nostra mente, nei nostri cuori e tutto diventa più forte e più vivido. Restate Fedeli.
Se, come credo e so per esperienza, Darsi Pace è un processo di Evangelizzazione delle nostre Vite, cioè ci aiuta a stare in Cristo il più possibile, allora faccio mie le parole di Dostoevskij a Maria Fonzina:
“Di me le dirò che sono figlio del mio secolo, figlio della miscredenza e del dubbio, e non solo fino ad oggi, ma tale resterò (lo so con certezza) fino alla tomba. Quali terribili sofferenze mi è costata – e mi costa tuttora – questa sete di credere, che tanto più fortemente si fa sentire nella mia anima quando più forti mi appaiono gli argomenti ad essa contrari! Ciononostante Iddio mi manda talora degl’istanti in cui mi sento perfettamente sereno; in quegli istanti io scopro di amare e di essere amato dagli altri, e appunto in quegl’istanti io ho concepito un simbolo della fede, un Credo, in cui tutto per me è chiaro e santo. Questo Credo è molto semplice, e suona così: credere che non c’è nulla di più bello, di più profondo, più simpatico, più ragionevole, più virile e più perfetto di Cristo; anzi non soltanto non c’è, ma addirittura, con geloso amore, mi dico che non ci può essere. Non solo, ma arrivo a dire che se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è fuori dalla verità e se fosse effettivamente vero che la verità non è in Cristo, ebbene io preferirei restare con Cristo piuttosto che con la verità.”
Una cosa vorrei dire: a differenza di Dostoevskij a me personalmente questa fede non è costata dolore e terribili sofferenza, ma mi sono divertita tantissimo in questi anni, ho fatto amicizie belle, ho imparato tante cose e mi sono stupita tanto. C’è una frase di Marco che mi piace citare: “AVETE MAI VISTO UN SANTO DELUSO???”.
Penso con tantissimo amore a quelli che in questi anni hanno lasciato il percorso e li invito a ritornare perché non c’è gioia più grande e perché nel nostro movimento c’è un’infinita libertà di espressione. Lasciare e credere di fare da soli è praticamente impossibile, comunque molto, molto più difficile anche per i più santi.
Poi penso con tenerezza a tutti quelli che comunque un triennio lo hanno fatto, come mia figlia ad esempio, e poi hanno lasciato.
Penso che comunque hanno il corredo, magari non un corredo enorme, ma un corredo base di lenzuola di lino preziose e ricamate magari dimenticate in un armadio. Ho fede: ci sarà il momento in cui le ritirerete fuori dall’armadio, le laverete, le stirerete con cura per godervi una fantastica notte nelle belle lenzuola di lino.
Senza corredo non c’era matrimonio …..
Darsi Pace è il nostro corredo per la coniunctio in Cristo più feconda e felice.
Liberi, Integri e veramente noi stessi.
Baci e grazie Marco con tutto il Cuore per essermi stato vicino in questi 24 anni con la preghiera e l’ascolto non giudicante anche nei momenti più terribili, e grazie per aver “inventato” questo prezioso percorso!
Chiara
Che bello questo post, Chiara! Mi piace l’analogia con il matrimonio, mi aiuta a sentire tutto questo vero e carnale, roba che coinvolge il corpo e non solo la mente, non solo le idee. Anche a me il percorso ha dato tantissimo, insieme con momenti di obiezione anche pesanti, che ho dovuto superare, ma durante i quali non mi è mai mancato l’appoggio e oso dire perfino l’affetto da parte di tutti, incluso ovviamente Marco Guzzi.
Il mio dubbio più forte ed insidioso, te lo confesso, non è tanto sulla bontà del percorso (anche perché ormai per negarlo dovrei tagliare via parti di me stesso), ma è sul fatto che la mia ferita sia troppo profonda, troppo “radicale” e che niente serva “alla fine” per sanarla; ma sono appunto parole “male-dette” e io credo semplicemente che il mio lavoro sia confutarle giorno per giorno, senza grandi proclami, senza disperazioni ed esaltazioni effimere, ma incrementando il radicamento.
Il che vuol dire, semplicemente, andare agli incontri e starci a questa proposta, sia quanto ti senti inadeguato sia quando ti senti “arrivato”. Spero e domando di avere almeno questa lucidità, quando sarò di nuovo nel dubbio.
Ricordo una frase di Marco, che le obiezioni a frequentare prendono spesso le parole “sto troppo male, non mi può aiutare” (come sopra, in pratica!), come pure “ma io sto bene, questi devono curarsi, io non ne ho bisogno”. Ecco, credo siano posizione ambedue menzognere. Scoprire la menzogna è vedere il sole filtrare bello tra le finestre, sono lenzuola di lino morbide al tatto, fresche per il riposo o per l’amore.
Grazie veramente per il tuo post, mi ha rallegrato il cuore.
Molto bella e intensa la tua lettera cara Chiara, che a momenti sembra diventare una vera e propria poesia. Ti ricordo spesso con affetto e tanta amicizia e ti ringrazio per esserci sempre. Condivido pienamente le tue parole e il tuo sentimento. Credo che l’incontro di Sacrofano possa confermare la presenza di una luce cristica rara e difficile da trovare in altri luoghi e in altri momenti se non in una condivisione intensa, e nelle relazioni umane e profonde come DARSI PACE ha insegnato e creato negli anni. Un abbraccio da parte mia e di mia moglie Paola
Carissima Chiara, amica mia, che belle parole, la tua esperienza sovrapponibile alla mia. In 25 anni di Darsi Pace questa è la prima volta che salto un intensivo, davvero con grande dispiacere. Non me lo ha permesso una condizione di salute che mi ha arrecato un bel pò di sofferenza ma che per fortuna si sta risolvendo. In questi due anni se non avessi avuto il bagaglio di vita spirituale che Darsi Pace mi ha donato sicuramente avrei affrontato questa prova diversamente.
Invece ho fatto mio ciò che il lavoro interiore insegna, accogliere ciò che accade, viverlo nel miglio modo possibile, senza aggiungere altra sofferenza a quella che già c’è. Non dico che è facile ma se ne sei consapevole è di grande aiuto. Grazie a te, a tutti voi amici tutor, ma anche a quei praticanti che mi hanno dato un supporto di affetto davvero commovente (è proprio vero che se doni ricevi).
Infine grazie a Marco che in un momento di sconforto durante un incontro con i formatori mi ha detto queste parole che non ho mai dimenticato:
ognuno di noi vive in un modo o nell’altro un dolore, l’importante è
NON SMETTERE MAI DI SPERARE, NON SMETTERE MAI DI CREDERE, NON SMETTERE MAI DI AMARE.
E così ho fatto
Un abbraccio a tutti
Gabriella
Bellissima la foto di Chiara De Dominicis.
Mi torna in mente il nostro genio.
“Sognatore è un uomo con i piedi fortemente poggiati sulle nuvole”
https://chiaroquotidiano.it/2022/11/20/mezzo-secolo-fa-ci-lasciava-ennio-flaiano-con-i-piedi-fortemente-poggiati-sulle-nuvole/
Grazie!
Silvia
Cara Chiara,
per il resto meglio lasciare Darsi Pace fra i professori amati anche non sposati.
Lasciamo le porte aperte in entrata ed in uscita…sti corredi…boh!
Sì sono belli i pizzi ed i merletti ma ancor piu’bella è la nostra voglia di metterci in gioco in modo sempre nuovo e senza costrizioni.
Questa è la vera fedeltà!
Meglio una vecchia canzone di Nilla Pizzi e meno pizzi!
ciao
Silvia
Carissime Chiara e Gabriella, grazie per queste vostre magnifiche parole che mi riempiono di gioia e di gratitudine. Per ragioni familiari non frequento più i gruppi da una decina di anni, ma per altrettanti (e più) sono stati il corredo che ho messo da parte e che sono ancora lì per darmi forza. I gruppi di Darsi pace sono di gran lunga il percorso formativo più importante della mia vita. E la generosità di Marco, l’energia con cui vive ogni sua cosa, sono vette incancellabili da cui trarre coraggio, costanza e ispirazione. Vi penso, Chiara e Gabriella, con tanto tanto amore. Perchè alla fine di tutto è di incontri così che ci ricorderemo, tutto il resto paglia.
Grazie amici carissimi, le vostre risposte sono la testimonianza che l’unica cosa da cercare è vibrare a frequenze piu’ alte ,come tante volte abbiamo sperimentato.Siamo ognuno nei Cuori dell’altro e questo in questi tempi di solitudine e disorientamento mi sembra un vero Miracolo.Vi voglio un gran bene
Cara Chiara, grazie di cuore per questo tuo racconto nel quale risuono anche io.
Ho cominciato a partecipare a Darsi pace nel momento del suo passaggio dall’infanzia all’adolescenza, con la gioia costante nel corso degli anni di una appartenenza che mi consente di essere fedele a me stessa, di essere libera.
All’inizio pensavo di avere trovato il paradiso, cadevo ancora nelle mie idealizzazioni nonostante mi dicessi di non farlo, sentivo però di trovarmi in un luogo in cui imparo a lasciare sgretolare le mie illusioni senza cadere nella disperazione, imparo ad abbandonarmi con fiducia nell’espiro fino a trovare la casa a lungo cercata, la Presenza che mi salva dal caos doloroso di questo mondo.
Sempre da ricercare, non fuori o sopra di me, ma dentro di me.
Un cambio di sguardo vertiginoso!
Coniugazione dell’uomo con Dio, il Dio che prende corpo nell’essere umano e assumendolo in sé lo salva donandogli un’identità regale, sacerdotale e profetica perché la pace è il suo regno.
Allora darmi pace è lavoro quotidiano attraverso il quale preparo il corredo per lo sposalizio interiore che mette al mondo nuova umanità.
A me piace molto preparare insieme questo corredo!
Ti abbraccio, Giuliana
Grazie di cuore.
“Gli uomini sono bestie; non esistono in natura animali in grado di odiare e di nutrirsi di odio come gli umani; di maltrattare e di trarre piacere e godimento dal male arrecato agli altri. Sono bestie perché non perdonano e maltrattano. Il mondo per me è un luogo ostile in cui chi è più fragile o vulnerabile viene schiacciato senza pietà come uno scarafaggio. Esistere è una maledizione: dalle proprie ferite è, su questa terra, impossibile guarire: l’uomo se le porta fino alla tomba e anche nell’aldilà. Avevo bisogno di aiuto e ho ottenuto solo condanna; avevo bisogno di una carezza e ho ottenuto solo schiaffi”.
Queste sono le parole con cui ogni mattina il mio Ego si sveglia; la mia costante speranza è che anche solo una piccola pratica mi aiuti a far crollare queste bestiali convinzioni (che in parte restano ai miei occhi comunque portatrici di una verità) e a farmi credere che no, l’uomo è anche in grado di amare e dare amore. Benché all’amore, con un certo cinismo, onestamente non creda più.
Non posso dire ad oggi se sia stata una fortuna o uno spreco di tempo aver incontrato Darsi Pace, io il percorso lo porto avanti perlopiù in solitaria a causa della distanza fisica e della complessità a conoscere altri praticanti dal vivo. E se avessi avuto la fortuna di conoscere DP 24 anni fa, allorché i praticanti erano pochi, forse sarebbe stata data anche a md occasione di tessere relazioni reali guaritrici, come è accaduto a te, cara Chiara, e a tanti altri; ma ahimè, non è andata così. Quel che è certo è che il metodo qui proposto lo trovo valido, mi convince. Forse siamo ancora troppo indietro; forse sono nato troppo presto, intorno a me vedo l’opposto di ciò che noi nei gruppi facciamo. E non c’è da stupirsi. Questo mondo, d’altronde, è completamente bloccato al ‘900 ancora.
A salvarci, infatti, non sono solo le pratiche, ma anche relazioni autentiche; che a me mancano – e che, in questo deserto fatto di vuoto e solitudine, non so neanche più dove andare a cercare.
Confido in tempi migliori; o, se non altro, nella funzione liberatrice della morte biologica che verrà. Poiché non credo proprio che l’Eterno sia così bastardo e sadico (pure lui) da far vivere, a chi sulla terra ha sperimentato un inferno cronico, un altro inferno anche nell’aldilà.
Grazie di questa tua testimonianza preziosa, Chiara.
Un abbraccio. Simone
Caro Simone mi sei mancato a Sacrofano , sapessi come sei nel mio Cuore e in quello di Giuliana. Ti aspettiamo nel blog
Caro Simone, ti conosco per quello che in questi anni hai scritto, siamo così simili. Come te anch’io spesso ho pensato: “se avessi abitato a Roma, la mia vita sarebbe stata migliore”. Comunque, nonostante la distanza, questi anni in Darsi Pace mi hanno insegnato e ne sono CERTO, che quella disperazione che spesso proviamo è la “Porta stretta”. E’ la possibilità che, già adesso in questo corpo e su questa terra, ci viene offerta di passare dal regno degli uomini al Regno dei Cieli.
Un abbraccio
Cara Chiara, ti (e vi) porto anch’io dentro di me. È dispiaciuto molto anche a me non essere stato a Sacrofano; vari fattori in gioco. Ma, condizioni fisiche permettendo, conto di riuscire a venire più spesso a Roma da ora in poi durante l’anno, adesso che dovrebbe (dovrebbe.. vediamo) entrarmi un po’ più di denaro.
Grazie anche a te, caro Aldo, della risonanza. Devo dire che un percorso condiviso dal VIVO fa la sua grande differenza: cambia tutto; e a me sono bastati 2 anni di comunità per verificarlo: ne sono una testimonianza tangibile.
Quanto a disperazione.. ah, chi la conosce meglio di me? Ho sperimentato anch’io varie volte che è la Porta Stretta. Il fatto è che ciò che viene dopo la Porta Stretta ho come l’impressione che duri sempre un po’ poco; ma non c’è da stupirsi. Si va avanti, si torna indietro. E quando una goccia d’olio essenziale di Gioia viene estratto e cola giù dal polpettone di dolore che ci è dato da macinare, è già un grande miracolo: non sono solo io a dirlo. Penso a Emily Dickinson e a una sua famosa poesia:
Per un istante d’estasi
Noi paghiamo in angoscia
Una misura esatta e trepidante,
Proporzionata all’estasi.
Per un’ora diletta
Compensi amari d’anni,
Centesimi strappati con dolore,
Scrigni pieni di lacrime.
Un abbraccio a entrambi e un caro saluto.. augurandovi tutto il meglio. Entrando sempre più spesso nel Regno dei Cieli.
Simone
GRAZIE Chiara dico anch’io!
L’ispirato tuo post con la sua provvidenziale bellezza ha sollecitato i commenti vibranti e palpitanti delle amiche e degli amici che mi hanno preceduto. La stessa bellezza che traspare dalla magnifica foto che hai pubblicato. Grazie ancora!..
Grazie Giuliana
Grazie!