Tutto il teatro è il corpo dell’attore
Marco Guzzi
Le poche volte che sono andata a Teatro, pur apprezzando le rappresentazioni, chiuso il sipario
mi raggiungevano un po’ di domande… guardandomi intorno tra le file di persone sedute come me,
in comode poltrone… come per esempio: Qual è la realtà? Quella vista sul palco, o questa dall’altra parte? Chi interpreta chi? Cosa cerchiamo venendo a Teatro?
Domande che si potrebbero estendere anche al Cinema, alla Letteratura, e all’Arte in generale!
Ma, il Teatro nella sua immediata prossimità, le rende più corporee, e quindi più palpabili.
Tutto il Teatro è il corpo dell’attore.
Significa che nel mio corpo accade tutto ciò che poi si manifesta, come nel teatro, tra le varie scenografie
della giornata che vivo, rappresentando pensieri emozioni sentimenti idee desideri paure, e quant’altro?
Se sposto l’attenzione dal mio essere protagonista ignaro e cieco, sulla scena della vita, al mio essere più consapevole della parte che occupo e agisco in essa, e di cui faccio parte… ora e in un futuro futuribile… credo di sì! Il mio corpo, in tutta la sua circoscrizione attiva e passiva, è il tramite privilegiato dell’Opera in atto! Considerando questo, è quindi indispensabile, come per gli attori sul palco, prepararsi bene al compito incessante che la Vita… impregnandolo di sé… affida a tutto l’essere che sono. Anche oltre me.
Non devo imparare a memoria le battute di un testo né mimare espressioni cercando di apparire reale, perché non si tratta di ben saper recitare! (ed è questo, in fondo, il senso dello sgomento che provo di fronte alle rappresentazioni della Vita che cercano d’imitarla, ma non lo sono veramente!)
Il lavoro è invece ripulire il mio pensare sentire volere, dai detriti che si accumulano in me, quando il fuoco vitale non li brucia, nel suo appassionato e incandescente incedere!
È la polvere delle resistenze che le difese depositano sui tessuti nervi organi del mio corpo, sulle immagini e parole che proietta la mente, ricoprendo gli abissi che abitano il cuore; il mio piccolo cuore spaventato arrabbiato frustrato e impotente, ma pur sempre desideroso di vita libera, luce gioia pace amore.
Come posso aiutarlo a ben compiere l’Opera che lo chiama a collaborare?
Quello che so, perché lo sperimento da anni, è cercare di educarlo con ciò che può sviluppare sempre più la sua umanizzazione: non è questa l’essenza del suo compito?
Aiutarlo a uscire dalla tenebra che lo avvolge come un velo fosco, dentro e fuori di sé.
Spogliarlo sempre più dalle emozioni che filtrano da esso, e gocciolano in lui veleni dolce-amari, mortali.
Con tenerezza, comprensione, pazienza. Infinita, perché come un bimbo capriccioso, lui continua a muoversi sconsideratamente, impulsivo e spavaldo. Cadendo e ricadendo di continuo, nei suoi passi vacillanti, e pure a volte deliranti nei suoi febbrili eccessi intemperanze abusi di sé, e degli altri.
È un lavoro faticoso, incessante. Non privo di delusioni e scetticismo: Non impara mai! È tutto inutile!
Tuttavia, non privo anche di effetti a sorpresa, come lo splendere dell’arcobaleno dopo un acquazzone.
Del resto, cos’altro fare? Lasciarlo perdersi nel labirinto cieco dei sensi o della ragione offuscati?
Lasciarlo sempre più imbestialire, o morire di lenta agonia nell’ignavia passiva…magari anche confortevole e dotata di tutti i mezzi possibili capaci di anestetizzarlo… fino a renderlo insensibile come pietra tombale?
No! Io non voglio questo. Né per me né per l’Umanità intera, corpo di cui faccio parte, esteso nel corpo di tutto il creato sulla Terra, nel Cosmo, nell’Universo intero che misterioso si muove tra rotte celesti lontane anni luce, ma che di certo influiscono anche i nostri passi e movimenti sulle vie ordinarie dei nostri giorni;
tra le mille incombenze e difficoltà che ognuno di noi sperimenta, capaci di chiuderci in una scatola impacchettata con piacevoli carte, e spedita nel vuoto desolante e soffocante di una vita spenta.
No, mio Signore! Tu, il Risorto, sei sempre con noi. Aiutaci, ti prego, a diventare Corpo della tua Opera.
Scena Vivente del Teatro Presente che insieme a Te diventa Vita Eterna. Qui, oggi e per sempre. Amen
Il nostro corpo è il Teatro dell’Oper così come il corpo dell’attore è realmente il teatro se di vero teatro si parla e nel teatro come nella vita si sta sempre nel rischio tra rappresentazione o vera incarnazione, dipende dal grado di coscienza sempre da riconquistare e implementare dell’essere.
Nulla di tutto ciò che fa l’essere umano sfugge a questa legge di creazione che ti permette di sentire cosa sia vero e cosa sia falso.
Grazie Brunella, sento molta risonanza in quello che le tue parole esprimono con tanta precisione. L’alternarsi di sfacelo e gloria sembra non finire mai…ma forse è proprio così che deve essere per imparare a morire per rinascere. Un caro saluto. Loredana