Ma la pace è possibile?

Commenti

  1. Luca Cimichella dice

    Grazie, cara Giulia, per questa bella riflessione su temi così urgenti. Sì, mi sembra appunto che in questo mondo la disattivazione della guerra sia una vera e propria lotta spirituale, per la quale sono necessarie molte più energie di quelle finora impiegate nella violenza. Se è vero infatti, come ben prima di Rosenberg ci ha insegnato Nietzsche, che la morale è una volontà di potenza attentamente mascherata, e violenta, si tratta essenzialmente di con-vertire altrove le nostre energie spirituali, a partire da una fonte abissalmente discreta cui affidarci.

    Grazie ancora e a presto,
    Luca. –

  2. Fabrizio Sebastiani dice

    Pariamo di pace tra le nazioni, visto che è questa che ci è crollata addosso dal 24 febbraio 2022 svegliandoci come da un sonno, e mettiamo per un attimo da parte tutte le altre forme di “pace” che pure necessitiamo sempre (fra le famiglie, nella società, nelle relazioni etc..).

    > In altre parole, la pace è possibile nel momento in cui siamo noi stessi a cambiare modalità di relazionarci e di interagire con noi stessi e con chi e cosa ci circonda.

    Siamo proprio sicuri che questo sia sufficiente a creare la pace ? Infatti all’interno di uno Stato non c’è guerra eppure c’è l’ego delle persone.
    La pace fra le Nazioni è possibile solo se, rinunciando alle sovranità nazionali, il potere di esercitare la violenza viene delegato a un livello superiore, ovvero a un diritto e una giustizia pienamente tali.

    Eppure c’è chi oggi rivendica la sovranità senza rendersi conto di cosa essa significa sul piano delle relazioni internazionali: vuol dire che non riconosco nell’altra nazione gli stessi diritti e prerogative della mia, in quanto “sovrana”.

    Il diritto internazionale non è un vero diritto, ma piuttosto una prassi. Giacché non esiste nessun autorità in grado di farlo rispettare con la forza (ciò che invece avviene all’interno delle nazioni). E’ un diritto della “buona volontà” che infatti funziona solo fino al momento in cui qualcuno non decide che non gli conviene più rispettarlo.

    Nonostante tutta la storia di millenni mostri il contrario continuiamo a non voler capire che la guerra tra le nazioni innesta le proprie radici nel concetto di sovranità nazionale, ovvero l’assenza di un ente sovra-nazionale che imponga il diritto con la forza, se necessario.

  3. Grazie cara Giulia di questo interessante articolo. Trovo particolarmente significativa l’attenzione che poni al linguaggio, perchè è proprio il linguaggio, dunque il pensiero, a tessere quella rete di relazioni e significati che chiamiamo “mondo”. Il mondo non è altro che il riflesso della nostra coscienza e difatti il paradosso è che al di fuori di questa sfera non potremmo nemmeno pensarlo, poichè di fatto coincidono.

    Le forme di violenza che a vari gradi proiettamo all’esterno sono, come spieghi bene, il risultato di parti di noi “tagliate fuori”, spesso appunto dal linguaggio, etichettandole come sbagliate. Di fatto etichettandoci come “sbagliati”, “inadeguati” ecc…impediamo a questi aspetti di di essere integrati in noi, operando una vera e propria separazione, prima all’interno di noi stessi, e poi con gli altri. Spesso le nostre paure sono di fatto intrise di giudizio, e dal terrore che gli altri possano vederci per come noi ci vediamo in questa forma distorta, e cioè profondamente inadeguati e in fondo immeritevoli di amore.

    Noto infatti che solo accogliendomi integralmente, senza giudizio, riesco ad abbandonare un naturale atteggiamento di “difensiva” e allo stesso tempo a praticare una forma di accoglienza più amorevole anche con chi mi circonda. Cambiando cioè punto di vista creo automaticamente nuove forme di relazione. La pace è una vera e propria modalità di essere che richiede un’educazione costante, più che un’educazione, una continua capacità di trasformazione, sintonizzandoci ogni volta su livelli di comprensione più profonda.

    Un abbaccio

    Maila

Inserisci un commento

*