Pubblichiamo l’intervento di Marco Guzzi, in dialogo con gli studenti liceali, che si è svolto all’università Gregoriana il 17 aprile 2024, su invito del Professor Luigi Mariano.
Dopo aver descritto il tempo difficile che stiamo attraversando, in cui il sistema della guerra sta devastando le anime e i corpi delle persone più fragili e indifese, che siamo un po’ tutti noi, Marco ha stimolato i ragazzi a sviluppare un vivace senso critico e una contestazione radicale, anche se totalmente pacifica, dell’attuale assetto dei poteri di questo mondo, ormai al collasso.
Per poter resistere, mantenere vivo lo spirito ribelle e custodire il senso della vita, un anelito alla pienezza e alla felicità, occorre attingere a sorgenti profonde: il metodo dei Gruppi Darsi Pace, che a settembre riaprirà le iscrizioni per il 2024-2025, tenta di offrire da 25 anni un percorso esistenziale di auto conoscimento e di pratiche mentali di concentrazione e di meditazione che possano rimetterci in contatto con le energie interiori del mutamento e della trasformazione.
Vi aspettiamo!
Quando ero ragazzo, proprio il liceo era l’ambito della contestazione, del fermento.
Collettivi, dibattiti, proteste, scioperi (sì, a volte velleitari, però l’anelito c’era).
Il mondo com’era non andava bene, andava cambiato.
Si pensava che fosse possibile, che fosse addirittura imminente.
In poche rivoluzioni della Terra intorno al Sole, è tutto cambiato.
Il sistema ha assorbito e sedato la contestazione, senza clamore.
I vecchi rivoluzionari siedono ora nei consigli di amministrazione.
Riascolto musica di quegli anni, “Storia di un Impiegato” di Fabrizio De André, e mi sembrano segnali da un altro mondo. Qualcuno veramente contestava l’assetto dominante. Proponeva altre vie.
Ascoltando i primi minuti del video, capisco che ora la vera contestazione, adesso è qui.
Ogni epoca produce una occasione di uscita, di recupero della luce stellare.
Marco Guzzi è adesso tra i pochi, veri rivoluzionari.
Gente che ha voglia di esser felice.
C’è sempre l’occasione, ora è questa.
A questa rivoluzione vera, occorre dare il cuore.
Grazie, caro Marco, della tua affettuosa vicinanza, e profonda consonanza spirituale. Marco
Caro Marco,
il grande algoritmo a cui tutti si sottomettono, non conosce pietà e non conosce gioia.
E’ un sistema molto violento, ispido ed insidioso.
C’è un sistema criminale e di guerra ed il rischio è sentirsi totalmente impotenti riflessivi e rinunciatari.
Ti danno poi una pillolina che risolverà tutto, senza possibilità di confronto nè alternativa.
Invece noi siamo qui per essere felici, come tu stesso dici e ricordarcelo è molto importante per spezzare l’abitudine e vincere l’inerzia.
Riprendiamoci il gusto di vivere!
Grazie!
Silvia
Siamo in guerra, anche io sono convinta di questo e la guerra è una guerra di resistenza per non essere governati da un algoritmo senza cuore e senza anima, ma la potenza dell’algoritmo è inaudita e capillare.
L’algoritmo fa comodo ai colossi economici ed informatici-aspetti che spesso coincidono-che non vedono il singolo ma solo i numeri e le statistiche di ogni genere. Tutti burattini nelle mani di pochissimi che pensano solo al profitto.
Occorre, forse, come diceva Borghesi, seguire Soren Kierkegaard e la sua etica del singolo.
Può sembrare un testo delirante il mio, ma credetemi non lo è.
Il singolo inceppa l’algoritmo, come l’amore.
Forse.
Speriamo che qualcuno riesca a far inceppare questo algoritmo.
O forse no, questo è allora il migliore dei mondi possibili?
Grazie