Tutta la mia vita sin dalla nascita è stata segnata dalla ricerca spirituale e dal dialogo tra scienza e fede. Direi quindi che questa entrata nel gruppo di Altra Scienza per me rappresenta un approdo “destinale”.
Mio padre e mia madre si sono innamorati nel 1987 durante un ritiro a Medjugorie.
Mia madre, sul pullman, suonò una canzone che aveva scritto riprendendo un verso dell’Antigone di Sofocle.
Mia madre, Antonella, ha scritto solo due canzoni in vita sua, ma sono molto più belle e potenti di tutte quelle che ho scritto io, che ne ho centinaia.
Mia madre cantava “aktis aeliou to kaliston eptapulw fanen” “raggio di sole, sfolgorante luce tra quante mai rifulsero” e mio padre vedendola sul pullman del ritiro di Medjugorie si è innamorato. Era l’estate dell’87, io sarei nato il 20 dicembre del 1988.
Quello era un ritiro delle prime comunità del Volontariato per lo sviluppo di vita e missione, carisma fondato dal sacerdote Angelo Benolli degli Oblati di Maria Vergine.
Il carisma e l’esperienza comunitaria entro la quale i miei genitori si sono conosciuti ruotava attorno ad una prassi umana e cristiana che mirava a far sperimentare alle persone in ricerca la presenza terapeutica di Cristo negli abissi dell’inconscio, mediante un cammino che univa la fede alla scienza psicologica e psicoanalitica.
Questo è il cammino entro il quale i miei genitori si sono conosciuti, questo il contesto entro il quale sono nato e sono cresciuto. Marco Guzzi, con i suoi scritti, con testi come “La Nuova Umanità”, mi aiuta a cogliere la portata destinale di questa storia personale.
Nasco in un contesto segnato dalla ricerca spirituale e scientifica di un sacerdote, p. Angelo Benolli, e di alcune persone tra cui i miei genitori, che sentivano “sulla carne” l’insufficienza del vecchio paradigma religioso di cristianesimo storico, ed avvertivano l’urgenza di sperimentare una fede più profonda, che trasformasse con più forza la loro vita, anche coadiuvata dal dialogo essenziale con la scienza.
Io sono un frutto di questo cammino, la ricerca spirituale che mi ha spinto ad accettare l’invito di Marco Castellani ad entrare in Altra Scienza si radica quindi ad una grande profondità nella mia storia che, a sua volta, trova un radicamento fondamentale nel destino dell’uomo nel nostro tempo.
O troviamo una nuova sintesi tra scienza e fede oppure entrambe non riusciranno a sostenere l’uomo del XXI secolo ad affrontare le sfide epocali che lo aspettano nel nuovo millennio appena iniziato.
Questo, in fondo, mi pare l’esito più fecondo dell’intera riflessione teologica di Ratzinger, e mi pare tra gli esiti più rilevanti di alcuni scritti essenziali di Marco Guzzi, come la Nuova Umanità che citavo prima.
Entro in Altra Scienza anche perché questa consapevolezza di una necessaria nuova sintesi tra spiritualità e scienza sono stato costretto a “studiarla” nel testo più doloroso e difficile da leggere per una persona: la storia concreta della propria esistenza.
Mi viene un poco da commuovermi, mentre scrivo, nel ricordare la figura di P. Angelo Benolli, fondatore di Italia Solidale-Mondo Solidale. Gli volevo molto bene e lui ne voleva a me.
Lui si arrabbiava quando gli dicevano che il termine “terapeuta” lo aveva ripreso da Freud. Era un uomo forte, trentino, aveva fatto il partigiano da ragazzo, durante la seconda guerra mondiale. Aveva modi schietti, sinceri, spigolosi.
Si arrabbiava e spiegava che il termine “psyché-therapeia” era ovunque negli scritti dei padri della chiesa, con cui aveva un rapporto di viscerale intimità.
Era convinto che la terapia della psiche fosse un fondamento dell’autentica cultura cristiana, e che i padri avessero da sempre cercato un dialogo con la scienza del loro tempo. Far dialogare scienza e fede, per p. Benolli, era l’esito del tutto naturale delle sue profonde radici cristiane e cattoliche, di una fede cristiana che, però, andava “ricompresa con forza e ritestimoniata”, come scrive in suo libro del 2005.
Padre Angelo è morto nel luglio del 23.
Finché ha potuto ha studiato, 40 pagine al giorno, mi spiegava. Tra i libri nel suo ufficio mi ha scaldato il cuore trovare il manuale darsi pace di Marco Guzzi.
P.Angelo Benolli mi disse una frase decisiva e molto vera sulla mia storia, quando ero soltanto un ragazzo di vent’anni. Disse:
“Il diavolo ti ha donato la sofferenza e il signore la poesia per trasformarla”.
Io non dico di me stesso di essere un poeta, ma p. Angelo aveva questi colpi.
Era un terapeuta straordinario, dotato di una capacità empatica che non ho mai più incontrato. Era un uomo capace di “kardio-gnosia”, cioè di avere intuizioni che gli illuminavano la storia di una persona anche magari dopo un solo colloquio.
Il diavolo ti ha donato la sofferenza,
il signore la poesia per trasformarla.
Custodisco questa sua frase gelosamente perché sono state parole capaci di farmi scoprire una vocazione e di avviarmi su una strada di manifestazione dei miei talenti personali.
Entro in Altra Scienza anche per “i doni del diavolo”.
Il diavolo mi ha spietatamente “donato” una patologia di ansia fobica che, a partire dai 19 anni, ha realmente mirato a togliermi tutto senza ammazzarmi, a rendermi un fantasma di ciò che potevo essere, a chiudermi nella mia stanzetta a sprecare tutta la mia giovinezza a tentare dando il sangue di difendermi dalla vita in una guerra estenuante contro un nemico che in realtà non esisteva.
Il diavolo però è condannato al suo destino di Lucifero. È maledetto ed è dannato nel non poter smettere di essere l’angelo che dona la luce, in questo paradosso sta la beffa del suo inferno.
L’ansia è stata il tesoro più inestimabile che mi abbia donato la vita, la spietata patologia mentale che mi ha fatto sfiorare (anche se mai davvero rischiare) almeno tre volte il dramma di un ricovero è stata la paradossale fonte di luce più luminosa che mi sia stata donata.
Grazie all’urgenza di guarire che mi ha donato l’ansia ho conosciuto Darsi Pace, perché scrissi a tutte le persone che seguivo su YouTube per chiedere aiuto: scrissi a Borgna, Galimberti, Recalcati, ed altri. Rispose solo Marco Guzzi, che mi chiamò al telefono e mi invitò a pranzo a casa sua, insieme al primo nucleo di giovani che oggi sono le colonne dell’Indispensabile.
Grazie all’ansia ho conosciuto il Buddismo, la meditazione, il valore delle piccole cose di ogni giorno, ho imparato sulla mia pelle che niente è scontato, e ho conosciuto i meravigliosi terapeuti che mi hanno aiutato e permesso di tornare in missione in India per un mese, dopo aver passato anni in cui non riuscivo nemmeno ad andare fino a Santa Marinella al mare.
Continuando a parlare in simboli, direi che il diavolo mi ha donato un dolore talmente grande e lancinante da costringermi a fare i conti con la terribile insufficienza sia di una spiritualità che non entri in dialogo con la scienza, in particolare medica, psicologica e psichiatrica; sia di una scienza materialista e chiusa alle dimensioni del senso e dello spirito.
Sulla mia pelle ho sperimentato l’atrocità di trovarsi di fronte a persone che, nonostante tutta la buona volontà, non erano capaci di aiutarmi. Sulla mia pelle ho scritta la consapevolezza che la nuova cultura capace di salvarmi forse non è ancora nata e la dobbiamo creare noi, combattendo le nostre battaglie di uomini contemporanei che vogliono guarire ed essere felici.
“Siamo appena ai piedi dell’Everest” diceva spesso p. Benolli, che alla ricerca di una nuova sintesi culturale tra scienza e fede ha dedicato tutta la vita.
Oggi sto tanto meglio, grazie a persone credenti, cristiane, brave e preparate che hanno saputo darmi una mano con amore e competenza terapeutica.
Oggi sto meglio grazie alla missione con Italia Solidale Mondo Solidale in India e nella città di Roma, perché le neuroscienze confermano quanto la spiritualità cristiana ha sempre saputo e P. Benolli sempre ribadito: i traumi vengono da ferite di non amore e guariscono con esperienze d’amore proporzionali alle ferite ricevute.
“Le tue ferite sono il codice segreto della tua vocazione” diceva spesso p. Angelo.
Oggi sto meglio grazie al paterno sostegno di Marco Guzzi e al bene sperimentato nei gruppi darsi pace.
“Sei chiamato a donare proprio quello che ti è mancato” ci dice spesso Marco Guzzi.
Questo il motivo essenziale della mia entrata in Altra Scienza: contribuire a questa ricerca di armonia tra scienza e fede così necessaria all’uomo di oggi con la mia piccola testimonianza; dare una mano a chi oggi sta passando attraverso l’Inferno che ho dovuto attraversare io, facendogli vedere tutti i diamanti che mi sono paradossalmente rimasti tra le dita, incistati dentro le ferite che mi sono procurato per uscire dalla tomba a mani nude.
Grazie caro Giacomo, il tuo è un testo importante, perché non fa sconti e non censura niente. Come tutti i testi interessanti che valga la pena leggere.
Tocchi molti temi, con profondità e concisione. Provo a non allargarmi troppo, agganciando solo un paio di temi. Vorrei dire tanto anche degli altri ma non è giusto prendere troppo spazio in un commento (il focus è il post non i commenti), già mi sento un po’ in colpa, ma qualcosa devo proprio scrivere.
Hai saputo trovare una chiave spirituale per la tua sofferenza e quindi è diventata immediatamente feconda: ma lo so, è accaduto lo stesso anche per me (che ho avuto un esteso periodo di fobìe e paure molto forti), sentivo che l’angoscia si allentava quando riuscivo a uscire dal pensiero che stavo soffrendo “senza senso” ma stavo soffrendo “per” qualcosa, forse per far nascere qualcosa. In ogni caso e in modi misteriosi, non afferrabili dalla mente calcolante, non era sprecato.
Ricordo una frase in fondo ad un libro di Anselm Grün, un autore che avevo cominciato a leggere assiduamente prima di incontrare Darsi Pace, perché mi dava (e mi dà) conforto. Diceva qualcosa così, che già accettando la propria sofferenza psicologica “si rende il mondo più luminoso”. L’idea che accogliere la sofferenza – anche che non si comprende – fosse una cosa “attiva” e non “passiva”, non fosse necessariamente un subire, ma un agire, mi rallegrava in molti momenti. Se ci penso mi rallegra ancora adesso.
Hai bene inteso la ragione d’essere di AltraScienza a mio avviso.
Questo gruppo nacque ormai dieci anni fa (il primo “nucleo” era formato da Iside Fontana e dal sottoscritto), rispondendo ad una “chiamata” di Marco Guzzi per formare gruppi di creatività culturale. Con tante traversie e turbolenze di navigazione, grazie al cielo è ancora attivo anzi con l’ingresso di Giacomo e altre validissime persone, è in un momento veramente bello da vivere. Il nostro terreno è fertile, è bel coltivato, è semplicemente la visione della vita e della scienza di Darsi Pace che poi è quella che nasce da un Rivoluzionario di duemila anni fa, la cui rivoluzione vera è sempre ed ancora da attuare.
La rivoluzione vera coinvolge tutto e quindi la scienza è coinvolta, come appare benissimo nei costanti e puntuali riferimenti alla scienza che fa Guzzi nei suoi testi e nelle sue lezioni. Noi vogliamo appena sviluppare questo tema, per quanto possiamo, con l’esperienza che abbiamo. È appena un “tentativo ironico” (mi piace molto questa dizione di Luigi Giussani, molto liberante rispetto alle attese e pretese dell’ego), aperto ad ogni persona interessata, che facciamo con il cuore.
Grazie tanto per questo scritto Giacomo, autentico e profondo.
E grazie per essere con noi in AltraScienza.
Caro Giacomo è con le lacrime agli occhi, la gola chiusa ed il respiro bloccato, sensazioni che solo noi in preda all’ansia conosciamo e spesso mascheriamo, che leggo la tua testimonianza.
Ti ringrazio pertanto per aver condiviso, usando parole attente e particolarmente toccanti, la tua esperienza.
“Il diavolo ti ha donato la sofferenza e il signore la poesia per trasformarla” sono parole di una pesantezza che ti schiaccia perchè la prima parte della frase è quella che ogni ansioso fobico prova in prima battuta senza apparente via di uscita che blocca e non ti fa vedere il futuro e nemmeno il presente. Non ti fa proprio vivere non ti fa apprezzare la tua età la tua giovinezza e tutto ciò che ti accade in quei momenti. Io ero più giovani di te quando mi cominciarono gli attacchi di panico e l’ansia derivata, era il 1983 avevo 16 anni e all’epoca nessuno di quelli che mi stavano accanto sapeva cosa fossero. Mia mamma era completamente impreparata, chissà cosa avrà provato poverina a vedermi in preda a spaventi e paure di fronte a situazioni normali per lo più.
La mia testa in quei momenti entrava in un tunnel dove esisteva solo l’idea della morte che per fortuna non mi ha mai toccata nemmeno lontanamente. Però ho bruciato la mia giovinezza e le mie graduali esperienze legate all’età per era costante l’idea che fuori di casa mi potessero accadere solo cose brutte e mortali.
Grazie a Dio mia madre fu illuminata da qualcuno e cominciai ad andare da una psicoterapeuta che mi aiutò tantissimo ad accettare e capire quel profondo malessere mortale. Tant’è che poi mi sono diplomata, ho cominciato a lavorare ho messo su famiglia.
Ma prima di capire tante cose, ricadere più volte lungo la strada, ci ho messo quasi trent’anni e solo allora ho cominciato a “Darmi pace” ed accettare tutto ciò che il Diavolo mi aveva “donato” anche se è difficile accettare e la poesia per accettare tale sofferenza ancora non l’ho ben compresa.
E’ da tre anni che sono entrate in questo meraviglioso percorso di Darsi pace, sono al terzo anno, un po’ di sollievo l’ho conosciuto ma ancora brancolo nel buio a fasi altalenanti. Frequento solo on line vivendo lontano da Roma anche se avrei la possibilità di frequentare qualche appuntamento dal vivo, ma la paura spesso mi frena, guidare la macchina per grandi distanze mi è precluso dalla paura appunto. Devo dire però che gli intensivi, ho partecipato agli ultimi tre, lasciano un segno indelebile nell’anima e sono curativi.
Non è bello dirlo o solo pensarlo ma mi vien da pensare che mal comune è mezzo gaudio perchè averti letto mi ha dato tanta forza. Perchè le tue parole sono fonte di coraggio e speranza anche se non ho ancora avuto la fortuna che hai avuto tu di conoscere e frequentare “persone credenti, cristiane, brave e preparate che possano darmi una mano con amore e competenza terapeutica”, persone fondamentalmente non giudicanti, perchè spesso chi soffre di questo “male oscuro” tende a non farlo sapere a nasconderlo, proprio per evitare, almeno è il caso mio, consigli o paternali non richieste perchè difficilmente applicabili. Il nostro disagio, infatti, non è curabile solo attenuando il sintomo con le medicine, percorso che nel mio caso è stato altamente deleterio, ma è grazie ad incontri importanti come nel tuo caso che imbocchi la via di guarigione.
Io sono all’inizio di “Darsi pace” e ringrazierò sempre Dio di avermelo fatto incontrare.
Ti mando un abbraccio forte e spero di conoscerti presto
I doni del diavolo sono gli stati interiori che ci spingono alla ricerca di un’ integrazione! Bisogna “aggrapparsi” a Lucifero per ritornare a “rivedere le stelle”, scendere negli “inferi” e convertire lo sguardo sulle “distorsioni” che ci fanno rimanere nell’ “ombra”! Si sa che Dante era un guelfo “nero” un “fedele d’amore” che ha scritto la “Commedia” come “Dramma”, con un sotteso significato allegorico, “esoterico”: “O voi ch’avete li ‘ntelletti sani, mirate la dottrina che s’asconde sotto ‘l velame de li versi strani”.
Grazie Giacomo
Un racconto vibrante
Vivo
Sincero
Bellissimo
Terapeutico
Caro Giacomo, quanto accomuna ed avvicina il raccontarsi autentico del sentire profondo..Che meraviglia…Mi vien spontanea questa espressione..Penso che il dono della sofferenza sia per tutti indistintamente, con una differenza sostanziale; c’è chi il dono lo respinge, lo rifiuta..e chi invece ha la sensibilità, il coraggio o chissà anche la fede ..e lo accoglie, e si ferma ad ascoltarlo, ad abbracciarlo e trasformarlo in poesia.
Grazie infinite per questa profonda testimonianza!
Grazie Giacomo!
Non conosco il sacerdote di cui parli ma sei stato davvero fortunato a frequentarlo!
Cosí come l ambiente familiare, e i dintorni in cui sei cresciuto!
A me sembrano anche questi grandi doni. La poesia, intesa come Marco la vive e comunica, è certo una via di uscita dalla sofferenza, spesso indicibile!
È proprio la sua lingua- parola a curare, e ad aprire finestre e porte delle stanze in cui ci chiudiamo per vari motivi. Quando ha cominciato a parlarmi, io non sapevo delle mie ferite profonde; vivevo nel mondo travestita e truccata, molto lontana dalla veritá di me stessa! È lei che mi ha spogliata, e insegnato a vivere nella nuditá.
Una frase che ricordo di quel tempo: L’ amico piú sincero sei tu, Dolore. Il tuo silenzio spegne le false parole…Non l’ ho piú dimenticato! Ti auguro un buon proseguimento di cammino in DP e nella feconda sintesi tra fede e scienza. Brunella
Lucifero, prima di San Girolamo, era un nome dato ai Cristiani, tanto che c’è anche San Lucifero di Cagliari, vescovo! È stato il nome pagano di Venere e nell’ Exultet è un titolo di Cristo!
grazie di cuore per questi commenti così ricchi di qualità e profondità 🙂
La scienza, come tutte le altre cose prodotte dell’essere umano, compresa la psicologia, è tremendamente “mentale”. C’è davvero bisogno di dare spazio anche alla nostra parte spirituale, ma va al tempo stesso compreso che non tutti la possiedono, sebbene l’idea che ogni persona ne sia dotata possa donare conforto e speranza. Del resto, pure l’autoconsolazione e la speranza sono prodotti illusori della mente.