Tuteliamo i nativi digitali dai rischi del digitale.

Commenti

  1. Caro Paolo, concordo con te sulla “cosa buona” che ha fatto questo governo (del resto, anche l’orologio fermo segna due volte al giorno l’ora esatta, così si dice), riguardo al tentativo di calmierare la digitalizzazione imperante, che portata avanti in modo così irriflessivo non può che comportare diversi rischi, soprattutto un grande rischio educativo, che non va sottovalutato.

    Condivido pienamente anche il resto dell’articolo. Aggiungerei soltanto che non va dimenticato che anche in campo tecnologico, il “there is no alternative” è una suggestione ipnotica veicolata e rinforzata dal potere, ma non è la verità.

    Esistono infatti alternative virtuose (o comunque che non si basano sul modello commerciale dominante) anche per le reti sociali, una delle più promettenti e in espansione è quella del “fediverso”, che è molto interessante anche tecnicamente (esiste un protocollo definito per fare interagire le varie reti sociali, laddove quelle commerciali erigono steccati per tenerti prigioniero e massimizzare il numero di annunci che guardi).

    Questo modello alternativo riprende lo spirito di Internet degli esordi (espansione, sperimentazione, relazione) ma ha bisogno di sostegno e di utenti che vogliano sperimentare un “nuovo modo” di essere sul web.

    https://www.stardust.blog/2022/11/fare-casa-nel-fediverso/

    Sarebbe interessante che proprio associazioni e movimenti considerassero attentamente queste possibilità espressive, poiché basate su un modello e su dei valori di maggiore integrità rispetto alle scelte oggi più immediate e più diffuse. Ho sottoposto tempo fa una proposta in tal senso anche per Darsi Pace e non dubito che, laddove se ne riscontrasse la validità, possa essere presa in seria considerazione.

  2. “Giovanni Sartori sottolinea come la perdita del nemico esterno cambi tutti i punti di riferimento. La democrazia senza nemico non ha piu’ problemi esterni, fuori da sè. Paradossalmente, ma non tanto, perdere il nemico esterno scoperchia il vaso di Pandora dei problemi interni. ” è.134 Dalla fine all’inizio Marco Guzzi

  3. Perfettamente d’accordo. Ma quando l’uso dei social iniziò ad impennarsi in Itala (da settembre 2008), e per molti anni a seguire, e molto anche adesso, l’affermazione più comune era che “i social non sono né buoni né cattivi, sono come un martello, puoi usarli per battere un chiodo o rompere una testa”. E curiosamente, quando tentavo di far comprendere il contrario, trovavo (invece di un interesse e di un desiderio di capire) una immediata levata di scudi in difesa dei mille vantaggi dei social, come se tutti quelli con cui parlavo fossero azionisti di Facebook. Ma il potere di trascinamento del social è immenso, come giustamente fai notare, e benché i contenuti (almeno in apparenza!) possano essere decisi da chi li usa, non lo sono i comportamenti. Con l’aggiunta (per nulla indipendente, anzi!) che questi strumenti non sono certo costruiti per il bene dell’umanità, ma dei loro padroni.

  4. In realtà, andando a verificare, Valditara non introduce “la cosa buona” di vietare l’uso degli smartphone in classe, perché questo divieto era già stato decretato dal ministro Fioroni nel 2007. Mi pare sia più che altro una bandierina per dire: vedete come siamo severi, noi sì che ci teniamo alla salute mentale dei ragazzi. E pazienza se è solo scena.

  5. Sul merito della questione suggerisco la lettura di questo articolo pubblicato sul sito indipendente Valigia Blu:
    https://www.valigiablu.it/valditara-scuola-smartphone-diari-carta-digitale/

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