Una cosa buona l’hanno beccata! Mi riferisco alla circolare del ministro dell’Istruzione e del “Merito”, Giuseppe Valditara, che vieta l’uso di telefoni “intelligenti” (smartphone) agli studenti delle scuole fino alle medie ed il ritorno al diario cartaceo per segnare i compiti per casa. Questa scelta sembra in totale controtendenza rispetto alla digitalizzazione della vita, in particolare della scuola e delle nuove generazioni. La digitalizzazione della scuola è, infatti, posta tra le priorità dal famoso PNRR, ossia i “soldi europei gratis”, peccato che non siano gratis ma con interessi e condizioni capestro e che non siano nemmeno europei, ma italiani. Riguardo ai sistemi digitali utilizzati per l’apprendimento, la comunità scientifica non è per nulla concorde sulla loro reale efficacia, invece riguardo agli smartphone personali abbiamo l’assoluta certezza che degradino attenzione ed apprendimento a scuola come a casa.
App e social sono studiati e programmati per catturare la nostra attenzione (così da venderla). Gli algoritmi di “engagement” (coinvolgimento) sono sofisticatissimi e agiscono su meccanismi cerebrali di dipendenza patologica, gli stessi meccanismi che ci rendono dipendenti dalle droghe. Ognuno di noi vive questa dipendenza in qualche forma: quante volte ci siamo trovati a scorrere la “home” di un qualsiasi social network in uno stato semi-catatonico? Oppure, quante volte siamo scattati sull’attenti al suono di una notifica? Figuriamoci come viene catturata facilmente la mente estremamente vulcanica di bambini/e e ragazzi/e!
I periodi dell’infanzia e dell’adolescenza sono periodi estremamente delicati, si è in costante ricerca di stimoli. Ogni esperienza, positiva e negativa, può segnare e rimanere nel profondo. Il ruolo di genitori ed educatori è fondamentale in un’ottica di sviluppo della persona, e, di conseguenza, di sviluppo della società. Nella mia piccola esperienza di volontario aiuto-compiti per studenti delle medie sono rimasto impressionato da quanto questi ragazzi siano condizionati da quello che appare sui loro smartphone.
Le oligarchie sfruttano questa fragilità principalmente per motivi commerciali e controllo delle masse. La sociologa Shoshana Zuboff lo chiama “capitalismo della sorveglianza”, un altro sociologo, Hartmut Rosa, parla di “accelerazione tecnologica”. Siamo talmente pieni di stimoli da non poterci nemmeno fermare per riflettere su dove stiamo andando. Tutto ciò porta ad un disgregamento delle comunità in favore del singolo soggetto “libero”, libero solo in apparenza.
Questo sistema si regge sulla complicità di umani resi zombie da sistemi pervasivi quali mass media e digitale. Per questo il processo di “zombificazione” va iniziato sin da piccoli, condizionando minuziosamente l’essere umano, come denunciato profeticamente da Aldous Huxley nel suo romanzo distopico “Il mondo nuovo” nel 1932. Per queste ragioni sono rimasto stupito dalla scelta del ministro Valditara, così controcorrente rispetto al totale asservimento del governo Meloni a logiche di comodo delle solite oligarchie dominanti.
Sono consapevole che anche per i genitori è difficile incanalare e gestire l’energia dei propri figli, è molto più facile lasciarli incollati a dispositivi di vario tipo. Bambini e ragazzi sono quelli che andrebbero più di tutti tutelati e guidati per dare loro l’occasione di essere realmente liberi. Ovviamente per far ciò dobbiamo essere, noi per primi, degli essere umani il più integri possibile. Che cosa vuol dire essere integro? Essere integro vuol dire aver lavorato sulle proprie ferite e sui propri condizionamenti, sul pilota automatico della mente, vuol dire scavare nel profondo alla ricerca costante di una autenticità sempre nuova e sorprendente. In tre parole: “essere se stessi”.
Caro Paolo, concordo con te sulla “cosa buona” che ha fatto questo governo (del resto, anche l’orologio fermo segna due volte al giorno l’ora esatta, così si dice), riguardo al tentativo di calmierare la digitalizzazione imperante, che portata avanti in modo così irriflessivo non può che comportare diversi rischi, soprattutto un grande rischio educativo, che non va sottovalutato.
Condivido pienamente anche il resto dell’articolo. Aggiungerei soltanto che non va dimenticato che anche in campo tecnologico, il “there is no alternative” è una suggestione ipnotica veicolata e rinforzata dal potere, ma non è la verità.
Esistono infatti alternative virtuose (o comunque che non si basano sul modello commerciale dominante) anche per le reti sociali, una delle più promettenti e in espansione è quella del “fediverso”, che è molto interessante anche tecnicamente (esiste un protocollo definito per fare interagire le varie reti sociali, laddove quelle commerciali erigono steccati per tenerti prigioniero e massimizzare il numero di annunci che guardi).
Questo modello alternativo riprende lo spirito di Internet degli esordi (espansione, sperimentazione, relazione) ma ha bisogno di sostegno e di utenti che vogliano sperimentare un “nuovo modo” di essere sul web.
https://www.stardust.blog/2022/11/fare-casa-nel-fediverso/
Sarebbe interessante che proprio associazioni e movimenti considerassero attentamente queste possibilità espressive, poiché basate su un modello e su dei valori di maggiore integrità rispetto alle scelte oggi più immediate e più diffuse. Ho sottoposto tempo fa una proposta in tal senso anche per Darsi Pace e non dubito che, laddove se ne riscontrasse la validità, possa essere presa in seria considerazione.
“Giovanni Sartori sottolinea come la perdita del nemico esterno cambi tutti i punti di riferimento. La democrazia senza nemico non ha piu’ problemi esterni, fuori da sè. Paradossalmente, ma non tanto, perdere il nemico esterno scoperchia il vaso di Pandora dei problemi interni. ” è.134 Dalla fine all’inizio Marco Guzzi
Perfettamente d’accordo. Ma quando l’uso dei social iniziò ad impennarsi in Itala (da settembre 2008), e per molti anni a seguire, e molto anche adesso, l’affermazione più comune era che “i social non sono né buoni né cattivi, sono come un martello, puoi usarli per battere un chiodo o rompere una testa”. E curiosamente, quando tentavo di far comprendere il contrario, trovavo (invece di un interesse e di un desiderio di capire) una immediata levata di scudi in difesa dei mille vantaggi dei social, come se tutti quelli con cui parlavo fossero azionisti di Facebook. Ma il potere di trascinamento del social è immenso, come giustamente fai notare, e benché i contenuti (almeno in apparenza!) possano essere decisi da chi li usa, non lo sono i comportamenti. Con l’aggiunta (per nulla indipendente, anzi!) che questi strumenti non sono certo costruiti per il bene dell’umanità, ma dei loro padroni.
In realtà, andando a verificare, Valditara non introduce “la cosa buona” di vietare l’uso degli smartphone in classe, perché questo divieto era già stato decretato dal ministro Fioroni nel 2007. Mi pare sia più che altro una bandierina per dire: vedete come siamo severi, noi sì che ci teniamo alla salute mentale dei ragazzi. E pazienza se è solo scena.
Sul merito della questione suggerisco la lettura di questo articolo pubblicato sul sito indipendente Valigia Blu:
https://www.valigiablu.it/valditara-scuola-smartphone-diari-carta-digitale/