Le teorie non mi interessano; i fatti invece sì, e molto.
C.G.Jung.
Nel bel testo Verso l’essenziale (n. 4 della collana Crocevia, Ed. Paoline), numerosi autori si interrogano sull’anima, cioè su ciò che sentiamo come la parte più essenziale della nostra umanità. Si parte dalla constatazione che corpo e anima non sono separati, ma sono due lati della stessa unità, quindi prendersi cura del corpo significa prendersi cura dell’anima e, viceversa, prendersi cura dell’anima significa prendersi cura del corpo. Il benessere, lo stare bene, è scendere nella calma entro la quale scorre la vita.
Lo scritto che proponiamo ci trasmette dunque il senso di pacificazione che scende nel corpo grazie al lavoro spirituale che svolgiamo in Darsi Pace. Queste parole di Marco Guzzi (scritte a p. 257 del Dizionario della nuova umanità, n. 20 della collana Crocevia, Ed. Paoline), ben introducono il post di Fabio Camboni: “Io credo che la via del piacere coincida con quella della purificazione della mente. Solo una mente limpida e leggera, infatti, può gustare piaceri sempre più intensi e più sottili, fino a perdersi nella beatitudine del corpo di Dio.”
Buona lettura!
Nel Settembre 2023 ho ripreso il cammino di Darsi Pace dopo aver concluso il settennio (Settembre 2016 – Settembre 2023) e l’ho ripreso dal 1° biennio di approfondimento “Per Donarsi” vista la centralità che il corpo assume nel biennio in questione.
Mi viene in mente a proposito uno degli ultimi libri di Alexander Lowen, allievo di Wilhelm Reich e fondatore della bioenergetica, “Arrendersi al corpo. Il processo dell’analisi bioenergetica. Astrolabio 1994”, a testimonianza di quanto il corpo, nel suo ascolto emozionale, abbia assunto nella storia della psicoanalisi una centralità via via crescente, e vorrei raccontarvi di un percorso a me caro che per anni ha costituito un’oasi di ristoro, un luogo senza tempo, uno di quei luoghi dove ritornavo per riprendere contatto con me stesso, con il mio corpo quale “teatro dell’opera”.
Il percorso in questione, di circa 13 chilometri, comincia dal borgo di Castelvetro e attraversando la zona collinare circostante, tra i vigneti del lambrusco di Grasparossa, giunge piano piano al castello medievale di Levizzano Rangone.
Questa prima parte di percorso abbraccia una zona dai colori sgargianti che in autunno si fanno più vivaci tingendosi di giallo e rosso quando l’uva raggiunge la maturazione pronta per la vendemmia.
Un’ osservazione personale mi impone di aprire una piccola parentesi: giungendo all’ingresso di Levizzano, non molto distante dal castello, si può notare un locale abbandonato con una insegna ancora visibile e un cartello. Si tratta di una vecchia videoteca che nei primi anni duemila era adibita al noleggio di CD, DVD, videogiochi. L’insegna, tipica di una attività commerciale, intitolata “La Dolce Vita – Videonoleggio 24 ore su 24 DVD/Playstation” e il cartello in formato A4 tenuto in equilibrio da uno scotch malandato all’interno della vetrata informa “La Videoteca chiuderà il 31 Maggio 2008 per cessata attività”. Questo parallelismo tra una costruzione millenaria come il castello di Levizzano, imponente, suggestiva, affascinante e i residui di un’attività economica, che con molta probabilità non sarà durata più di 10 anni e basata su una tecnologia ormai obsoleta come CD/DVD, mi ha fatto pensare e anche un po’ sorridere.
Tornando al sentiero, da Levizzano, attraverso un percorso sterrato che passa accanto al cimitero, proseguendo oltre tramite una stradina di campagna che abbraccia sempre le colline circostanti, si giunge all’oratorio di San Michele Arcangelo, una piccola chiesetta di datazione incerta (forse il XII secolo d.C. o forse anche prima). Questa piccola perla dal fascino singolare è ubicata su di una piccola altura che con una visuale incantevole delizia la vista del panorama circostante. Qui vale proprio la pena fermarsi una mezz’ora sia per la vista che abbraccia il territorio sia per potere godere del silenzio che un tale luogo evoca tenendo conto che in certe fasce orarie la chiesa è visitabile e si può sostare senza essere disturbati da nessuno. Che riferimenti storici di questo tipo, dal borgo di Castelvetro al castello di Levizzano e l’oratorio di San Michele, abbiano un riferimento storico-simbolico lo testimonia la longevità stessa di tali luoghi; l’Italia d’altronde è piena di un simbolismo di tale portata che ci aiuta a connetterci con la storia millenaria.
Non voglio dilungarmi ulteriormente in questo scritto in quanto descrivere le esperienze sul piano soggettivo-emozionale non è mai semplice e una stessa esperienza vissuta, come quella in questione, può dar luogo a emozioni indecifrabili e contrastanti e altresì può partire da una condizione di base molto diversa. In alcuni casi ero più triste, altre volte più depresso-angosciato, altre volte più leggero e sereno, altre volte ancora molto più radicato nella mia realtà corporea ed energico, ma resta comunque una mia esperienza significativa che insieme a una costante attività fisica ha caratterizzato un’importante integrazione all’interno del metodo di Darsi Pace.
“…. se non ti connetti alla stessa frequenza di San Michele questo non ti si fila proprio…” (Marco Guzzi)
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Ringrazio per la piacevole lettura che mi ha permesso di avvertire il desiderio di visitare il cammino descritto e di tornare con mente e cuore ad un periodo di ricerca interiore..passata..perche’ diversa dalla presente nella modalita’.
Sorridendo ho osservato come la mia mente abbia fatto riaffiorare le lezioni di bioenergetica alla quale mi sono dedicata per un breve periodo e i miei luoghi del cuore,dove sembra impossibile non essere che se’ stessi..dove il tutto avviene con una innata semplicita’,naturalezza che rapisce l’anima,i sensi ogni volta che si decide di tornarci.
Tardi nella mia vita terrena ho avuto la consapevolezza di quanto anima e corpo siano connessi,dell’importanza dell’ascolto corporeo nelle sue infinite sfaccettature,della consapevolezza emotiva.
Ad oggi guardo la mia vita con un sorriso di tenerezza,altre volte con un sorriso amaro,piu’legato alla tristezza per il tempo “perso”perche’ non colto..ma la bella notizia ,come dice Guzzi,e’ che tutto questo non e’ il mio punto di arrivo…anzi!!!
Leggendo penso ai compiti a casa dati durante il primo incontro della prima annualita’ i primi di ottobre,nello specifico alla meravigliosa meditazione sulla “sorgente interiore”(di Etty Hillesum),sempre presente,sempre accessibile..che e’ l’unica vera possibilita’ che ci e’ stata donata per vivere e gustare quelle frequenze che ci colmano,che ci realizzano semplicemente perche’sono le nostre..
Non e’ facile,perche’ di creature consapevoli di aspirare a queste frequenze non ne ho molte intorno ma credo siamo proprio nel tempo giusto per far riaffiorare tutto questo,per dirlo,per farlo ricordare perche’ e’ proprio vero che ad alcuni livelli,certe frequenze non si vedono ne’comprendono,anzi innervosiscono.
Ringrazio per questo spazio di condivisione.
un piacevole,impegnativo e fecondo lavoro a tutti.
Arianna
Caro Fabio,
prima di tutto, grazie!
Grazie che mi hai portato in cammino, ad assaporare la pace di luoghi pieni di storia e di silenzio, allo stesso tempo. Ho letto il tuo post stamattina e mi ha ristorato. Ti spiego brevemente.
Sai, anche io, come Arianna nel commento, riprendendo i “compitini” assegnati da Guzzi per il primo incontro DP mi sono imbattuto presto, nel testo “da comodino” su Facebook (un libro prezioso e riccamente illustrato) in qualcosa che “mi parla” molto in questo periodo.
Quando Marco parla di “troppe chiacchiere, religiose e laiche” e torna all’importanza del contatto tra le persone, come cosa in cui innanzitutto credere (ora non ho il testo per la citazione esatta), fotografa il mio stato d’animo di questo periodo. Basta con le chiacchiere, anche religiose! Voglio cose vede, voglio sperimentare, non speculare o rappresentare.
A volte ho timore perfino ad aprire il blog Darsi Pace, perché non sopporterei articoli con esaustive ed “esaurienti” (nel senso che esauriscono me che leggo!) disamine religiose o spirituali. Ma Darsi Pace è sempre sorprendente, e oggi sono stato condotto, non tanto a speculazioni sulla Santa Trinità (con tutto il dovuto rispetto) ma ad una amabile camminata nei boschi.
Grazie per questo, ovviamente spero di poterla fare di persona, la passeggiata. E vorrei anche sbirciare l’insegna sul noleggio CD/DVD, una cosa modernissima tempo fa, ora irresistibilmente “obsoleta”. Segno di stagioni che passano: meno male che c’è Qualcosa, che resta.
Caro Fabio,
mi piace camminare con te dal borgo di Castelvetro fino al castello di Levizzano Rangone, giungere all’oratorio di San Michele Arcangelo e fermarmi in silenzio ad assaporare la bellezza di una vista che si dilata fuori e dentro di me.
Il cammino trasformativo che stiamo compiendo insieme ci allena ad un ascolto profondo di noi stessi che unifica corpo, mente e spirito e che, piano piano, ci consente di comprendere che portiamo in noi ciò che cerchiamo all’esterno.
Il percorso che ci offri è davvero un’oasi di ristoro, un luogo in cui respirare il presente e sentirci un processo di rivelazione in atto consegnato alla nostra libertà. Una vera meraviglia!
Grazie di cuore, Giuliana