Caro (Figlio), scusami se ti rubo qualche minuto; ho pensato di scriverti, così non mi faccio distogliere dal tuo sguardo basso e distratto che hai quando ti parlo.
Non ho ramanzine o ‘pippotti’ da fare, ho solo da darti una testimonianza: quella di un bimbo di cinque anni che ancora oggi, all’età di quasi 53 anni, non si capacita del fatto che sua madre abbia potuto togliersi la vita. Quella vita spesso difficile, a tratti maledetta, quasi sempre traditrice; eppure, si tratta di quella stessa vita che ogni tanto ci fa sorridere, che qualche volta ci fa gioire e raramente, lo riconosco, ci fa persino amare. Come sta facendo ora con me, riempiendomi di amore verso di te e addolcendo tutti i bocconi amari della giornata.
Una vita sempre mancante di qualcosa, questo è certo! Una mancanza -è altrettanto certo, fidati- che però possiamo riempire. ‘Come?’ Mi chiederai con il tuo solito muso duro. ‘Con la nostra libertà’, ti posso rispondere io convinto più che mai. Quella libertà che mi prendo ora, scrivendoti queste parole.
Siamo gettati a caso in questo mondo, eppure sentiamo di avere e, ancor di più, di essere un progetto da realizzare; fatto sta che ci rendiamo subito conto che è un progetto indefinito, è solo una tela bianca da riempire e a sporcarla sono spesso la fatica e la sofferenza dei giorni uguali ai giorni.
Scrivici su, comunque, le tue parole, con calma e quando ti vengono, non avere fretta; scrivici su la tua storia, che ti detta l’ascolto sincero del tuo cuore, ma, per carità, non strappare la tela.
La tela, che è questa vita, non è mia, non è tua, non è di nessuno. Ci è stata data e come tutte le cose prese a prestito va restituita integra. Ne puoi fare un capolavoro, un’opera mediocre e persino riconsegnarla in bianco: è questa la libertà che abbiamo!
Bada bene, però, che se la strappiamo, ci destiniamo con le nostre mani alla mancanza eterna. E io sono certo che di eterno tu, come me e anche se adesso non lo riconosci, non vuoi la mancanza, ma la gioia.
Firmato: tuo padre o, a dire il vero, il canale attraverso il quale la vita ti ha generato.
Le parole che non riesco a dirti.
Postato il 31 Ottobre 2024 Scritto da 3 Commenti
Grazie…sono giorni che cerco le parole per comunicare con un nipote …ecco, gli scriverò anch’io e farò tesoro delle tue parole.
Allora…ho letto due volte queste sentite parole e sono certa risuneranno in me per tutta la giornata..le parole e tutto quello che la lettura ha prodotto in me.
Sento in profondita’di dover elaborare per bene i doni ricevuti da questa tua espressione caro Alessandro ma intanto ti ringrazio perche’ a risuonare prepotente in me e’ il concetto da te espresso di poter riempire la nostra vita sempre e comunque mancante di qualcosa..con la nosta Liberta’.
Risuona con forza perche’ legato all’impegno che voglio scegliere quotidianamente verso DP,verso me stessa e gli altri.
Risuona perche’ la percepisco come l’unica possibilita’ di salvezza per me .Per tutti.
Risuona perche’ mi porta alle potenzialita’ inespresse..chiamate ad esplodere.
Risuona perche’ e’ un richiamo ad agire,ad impegnarsi per la Vita.
Un sincero abbraccio.
Grazie..grazie..grazie..
Arianna
Caro Alessandro,
impariamo a diventare genitori e figli, fratelli e sorelle, mariti e mogli, amici ed amiche cominciando ad ascoltare e riconoscere le parole che non riusciamo a dirci, mantenendo aperta la possibilità di dirle anche quando pare impossibile dialogare.
E’ un continuo lavoro interiore per ritrovare la tela senza strappi e senza cuciture della nostra vera identità.
Grazie di cuore, Giuliana