Separandomi dalla calma luce che mi avvolge nella pace, cosa cerco?
Una domanda che parte dallo stato di arrivo della pratica meditativa, invece che dal punto della sua partenza, dove sono già nella separazione, lontana dal mio più profondo essere e sentire!
Se mentre mi concentro nel respiro, nella postura del corpo, nella ripetizione di parole benefiche a poco a poco riesco a lasciarmi scivolare in quella luce pace gioia, perché poi la lascio?
Cosa mi porta via, e perché, visto che proprio quello ho cercato di raggiungere, a volte con grande fatica?
Se la vita che vivo nel corpo della me separata dalla mia verità ultima, non è la vera vita né la sua piena realizzazione, perché non posso restare nel suo stato autentico sempre?
Il cammino di unificazione con il Tutto mi porta fuori dalle vie storte che prendono i pensieri, le parole, gli atteggiamenti deteriorati dai flussi avvelenati dalla menzogna ignoranza paura rabbia e semplicemente li ri-orienta nel giusto ordine percettivo cognitivo esperienziale: è così che provo un altro stato delle cose, dentro e fuori di me, oggettivamente rimaste le stesse?
Ma se ciò cambia con la mia diversa percezione, e se questa può diventare una migliore condizione, più libera dalla sofferenza impotenza oppressione, perché poi non diventa stabilmente la vita da vivere, nonostante il continuo desiderio e tentativo di ricercarla?
Questo stato di vita che mi separa dalla beatitudine che posso solo sfiorare, se non è la verità del mio essere perché mi possiede per la maggior parte del tempo, giorno e notte?
E così anche tutta la realtà intorno, frutto del nostro essere separati dalla fonte beata!
Da dove viene la forza per operare tutto ciò? E come mai non si esaurisce, anche quando ne riconosciamo l’infelice potere, e cerchiamo con tutte le nostre forze di vincerlo? O almeno, sottometterlo, a favore di ciò che ci fa stare molto più bene, con noi stessi e con gli altri?
Nel mio corpo, adesso, non avverto distanza tra ciò che sento e sto scrivendo, però non so rispondere!
Posso ora affidare queste domande al Silenzio, come piccole foglie al vento.
Un giorno, forse, Tu vorrai farmelo sapere!
cara Brunella è giusto lasciare le risposte al silenzio, direi proprio far “affogare” queste domande nell’abisso e forse piccole risposte affioriranno. Il tuo scritto mi rimanda a Gandhi “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” io questo cerco di fare a piccoli passi come piccole foglie al vento. un caro saluto
Grazie Brunella, anch’io vivo questo tuo stato di domanda e di attesa nell’abisso per quello che non capisco dentro e fuori di me…le tue parole mi incoraggiano a non perdere la speranza e la fiducia, ma a rimanere in questo Silenzio in attesa…Grazie! Daniela
Brunella, non è certamente facile cancellare strutture difensive che si sono andate costruendo e si sono rinforzate per decenni. Questo è un lavoro lungo, certosino, costante, fatto di tanti fallimenti e mille prove. Dobbiamo solo avere fede che poco per volta le cose stiano cambiando. L’evoluzione non è mai una linea retta ma un susseguirsi di passi avanti e passi indietro. Dobbiamo veramente essere indulgenti con noi stessi. Già il rendersi conto dei nostri altalenanti risultati dovrebbe renderci consapevoli che anche gli altri sono in questa situazione di montagne russe e quindi meritevoli anch’essi di compassione. Dobbiamo solo continuare il nostro lavoro, senza disperare. Un passo dopo l’altro e magari, ogni tanto, fermarsi a considerare quanta strada abbiamo già fatto.
Penso che questa altalena che è la vita mi porta a volare alto ma appena penso di afferrare il cielo ecco che torno giù, più spingo su più torno giù, allora che senso ha tutto questo?Vedere la luce e non riuscire ad afferrare se non brevi attimi di pace. Ma io ora so che esiste questo luogo dove posso tornare sempre e questo fa la differenza.
Per il resto non desidero sapere altro, mi affido totalmente allo Spirito che mi ha amato fin dal principio, mi ha creata ha dato la vita per me e al momento giusto sempre si svela alla mia anima assetata. Grazie Brunella un abbraccio. Fiorella
Senza disperare , con -siderare , saper attendere , con lo sguardo rivolto alle stelle , riposando per il cammino già svolto cercando la luce , vincendo le notti dell’anima che si dispera, inganno mortale che trascina giù, vinto da piccole foglie svolazzanti leggere nel Vento , cadute presso noi, amiche, risvegliandoci a nuovi inizi di perseverante desiderio anche se pur sempre venato da feritoie di luce , oltre le quali continuare a sperare.