L’amore, inteso come energia spirituale universale che pervade e tiene insieme la realtà, è frutto dell’unificazione interiore: integrando le nostre conflittualità diventiamo uno, e in quanto uno riusciamo ad amare l’altro.
In un’epoca in bilico tra il “non più” e il “non ancora”, i paradigmi della vecchia società patriarcale si rompono, ma non trovano una nuova forma: dalle vecchie ferite, della guerra e della violenza maschilista, si è passati alla non presenza – e quest’ultima crea altrettanti danni, solo di tipo diverso.
Citando il libro di Marco Guzzi ‘Dalla fine all’inizio’ (pag.67): “Tutte le figure di identità basate sulla contrapposizione e sulla netta separazione dall’altro da sé, e cioè tutte le figure polemiche o belliche di identità (di genere, nazionali, di classe o di casta, religiose o politiche), stanno collassando, e una nuova figura di umanità, che potremmo definire relazionale o coniugale, tenta di emergere sul pianeta Terra: un soggetto umano che non si rafforza più separandosi e contrapponendosi all’altro da sé, ma esattamente al contrario coniugandosi in profondità con il proprio opposto complementare.”
Quindi, da questa crisi si può creare una rivoluzione, l’importante è desiderare ardentemente di stare meglio, aggregarsi e cercare nuovi modi, luoghi e persone che ci aiutino nel nostro cammino, con coraggio e umiltà.
Le ferite possono guarire, ma si deve desiderare la guarigione senza paura della morte, poiché ogni cambiamento d’identità è morte e rinascita.
Per questa ragione vi invitiamo a guardare la meravigliosa intervista realizzata da Maurizio Falcioni a Marco Guzzi, tratta dalla rubrica “Famiglie senza Amore” del RadioPodcast AbracadabrA.