Cosa rimane di Marx nel 2025? Cosa si può prendere e cosa invece è da scartare? Cosa rimane di un progetto rivoluzionario nel XXI secolo? Il neoliberismo sembra aver dissolto tutte le speranze di un cambiamento profondo. Come invertire questa tendenza?
Pubblichiamo il video dell’evento organizzato dal Movimento l’Indispensabile tenuto al Monk di Roma l’11 gennaio con Fausto Bertinotti, Stefano Fassina, Anna Cavaliere, in occasione della ripubblicazione delle Lezioni sul capitolo sesto inedito di Marx di Claudio Napoleoni, ripubblicato – con una mia prefazione – per Rogas Edizioni.
Questo grande economista sembrava essere giunto al bivio per cui, per continuare ad avere una prospettiva rivoluzionaria, doveva mettere in discussione il marxismo. Non per adeguarsi al finanzcapitalismo, ma per immaginare nuove forme di liberazione dallo stato endemico di alienazione.
Napoleoni nasce a L’Aquila nel 1924. Dopo aver incominciato gli studi di Filosofia, in polemica con la classe docente, esce dall’università. Durante la guerra incomincia a studiare da solo la teoria economica, in particolare Walras e Marx. Sarà, infatti, professore ordinario di Economia senza mai essersi laureato – caso rarissimo della storia italiana moderna. Grande conoscitore della storia del pensiero economico con una qualità didattica fuori dal normale (che emerge dalle Lezioni su Marx), carattere teoretico sempre in ricerca e mai sazio, parlamentare per la Sinistra Indipendente.
Dopo aver fondato la Rivista Trimestrale con Franco Rodano – punto di riferimento dei cattolici di sinistra negli anni ’60 – essersi riavvicinato alla teoria scientifica di Marx nei primi anni ’70 (periodo da cui sono tratte le Lezioni ripubblicate), dalla fine del decennio fino alla sua prematura morte avvenuta nel 1988, Napoleoni intrattiene un dialogo radicale e tormentato con la grande filosofia tedesca del ‘900, in particolare Marcuse e Heidegger, per tornare infine, da una prospettiva totalmente nuova, al Cristianesimo. Questo ritorno, tuttavia, non sarà più fatto a partire dalla sintesi “catto-comunista” degli anni ’60, ma da un’esperienza mistica della fede.
Per Napoleoni, non è più sufficiente un lavoro razionale, morale, concettuale per liberare l’umano dai lacci dell’alienazione, né per immaginare un dialogo tra religione e politica. Serve scavare nelle profondità del soggetto, nella sua separazione originaria, lì dove solo un’azione esterna, un atto di grazia, può sanarci. Questo dinamismo verrà visto da Napoleoni, in particolare negli straordinari scritti pubblicati postumi da Raniero La Valle nella raccolta Cercate ancora, come l’unico modo per rilanciare un processo rivoluzionario nel III millennio.
Questa rivoluzione avrà tratti totalmente diversi da quella socialista, sebbene ne sia l’erede. Sarà una rivoluzione non-violenta, trans-classista, spirituale. Non eliminerà il conflitto. Anzi. Ogni vera battaglia non-violenta accende il conflitto di tutti i guerrafondai di questo mondo, che dominano le strutture esterne ed interne, politiche e antropologiche di ognuno di noi. Ma non sarà una rivoluzione che farà della guerra un mezzo per raggiungere la fine della guerra, né che legittimerà il sangue per porre fine al sangue. Sarà una rivoluzione che farà della pace il mezzo e il fine, lo spirito e il carattere.
Quella serata al Monk è stata per molti versi unica, con oltre 250 persone venuti sotto la pioggia torrenziale di Roma. Anche il video che ora qui rilanciamo sta suscitando interesse e dibattito. È un segno che Claudio Napoleoni è ancora attualissimo. E noi cercheremo ancora di proseguire le sue intuizioni più fruttuose, nel travaglio doloroso e godurioso, nella soglia faticosa e lieta che stiamo già compiendo come umanità.
Una risposta
Buona sera. All’incontro di quella serata
mancavano due figure: un intellettuale/
Militante degli anni 70 ed un intellettuale
Contemporaneo. Paolo Virno o Lanfranco
Caminiti o Sergio Bianchi o Giancarlo Davoli
Per gli anni 70, Umberto Galimberti per il
Contemporaneo.