“Ci vuole una nuova patristica per i prossimi mille anni”.
Con questa frase potente Marco Guzzi, in profonda sintonia con Joseph Ratzinger, ha più volte ribadito, in scritti e conferenze, la vitale esigenza che il cristianesimo ripensi radicalmente l’alleanza tra fede e ragione per offrire una via di salvezza credibile agli umani dei prossimi secoli.
Ma chi erano gli antichi padri, protagonisti dell’età patristica della fede cristiana?
Quale fu la loro funzione in ambito religioso e spirituale?
Gli antichi padri erano, prima di tutto, degli iniziati. Anche qui Marco Guzzi aiuta non poco a cogliere il senso profondo della “tradizione apostolica” che in ambito patristico era così rilevante.
Quando i legionari romani, a Smirne, arrivarono dalle primissime comunità per catturarne e ucciderne sul rogo il capo, il vecchio vescovo si offrì senza paura ed affrontò il martirio.
“Il vescovo sono io!” esclamò: “perché io sono Policarpo, e ho visto gli occhi di Giovanni”.
Proprio così. Policarpo ha visto gli occhi di Giovanni, che hanno visto quelli del Nazareno.
Gesù iniziò Giovanni, Giovanni iniziò Policarpo, Policarpo iniziò Ireneo, Ireneo iniziò Ippolito di Roma, e così via per mezzo millennio e oltre.
Per i padri erano essenziali non tanto e non solo i concetti astratti e le “rappresentazioni” dei misteri della fede: al Centro per loro c’era un nuovo modo di esistere, una vita nuova, divina, che si poteva ricevere aprendosi all’esperienza viva e personale dello Spirito.
Per i padri è stato però parimenti fondamentale, nei primi secoli dell’era cristiana, aprire un confronto approfondito con le più avanzate conquiste della Sapienza umana, per presentare la fede in armonia con la ragione e in modo credibile agli umani di quei tempi.
Da questa esigenza venne il serrato e fecondo confronto che i padri realizzarono tra i contenuti della fede e le grandi scuole filosofiche greche nate dal pensiero di Platone, Aristotele, Plotino, Zenone e altri.
“Nel considerare le cose del cielo e quelle della terra, occorre sempre tenere presenti l’Ordine e La Scienza (Episteme)” dice San Gregorio di Nissa, mentre nel De Civitate dei Agostino scrive: “Ai pagani lasceremo le favole e i miti. Noi dobbiamo considerare la realtà e la verità storica”.
Ma dopo la Modernità, dopo Galileo, Bruno, Lutero, dopo Cartesio e Nietzsche, che ne è di questo anelito dei padri a tenere insieme Scienza e Fede, spirito e ragione?
Marco Guzzi, in sintonia con gli esiti più fecondi del magistero degli ultimi quattro pontefici, ci aiuta a comprendere come il dialogo tra fede e ragione, tra scienza e fede, vada profondamente rivitalizzato e rinnovato per presentare il cristianesimo come una via spirituale credibile per gli umani del nuovo millennio.
Così come Giustino, Origene, I Cappadoci, si confrontarono con “l’episteme” greco del loro tempo, oggi occorre che persone iniziate ai contenuti della fede, calati nel concreto delle proprie esistenze, possano confrontarsi con la fisica quantistica, le moderne neuroscienze, la psichiatria, la psicologia, la biologia, gli esiti più avanzati del pensiero filosofico, per corroborare la testimonianza di fede con i dati più aggiornati dell’investigazione umana del mistero dell’essere, a tutti i livelli.
È necessaria una nuova Patristica per il prossimo millennio.
Sul solco di questa consapevolezza, credo fondi la sua ragion d’essere il collettivo Altra Scienza, nato nel contesto dei gruppi Darsi Pace: trovare “un’Altra” relazione fondamentale tra i contenuti della spiritualità e il logos scientifico, che rappresenti una necessaria terza via tra l’ormai svilente, dogmatico e ridicolo riduzionismo materialista e quella sua innocua e comica ombra di “armata Brancaleone” di guru che, fondandosi su interpretazioni strampalate delle teorie scientifiche vorrebbero convincerci che il loro ego sia talmente grande da saper camminare sulle acque.
Tentare di sondare l’attuale stato dell’arte del dialogo tra fisica quantistica e contenuti spirituali cristiani, è stato precisamente l’intento della presente intervista, che ho avuto la gioia di poter realizzare facendo dialogare uno scienziato, l’astrofisico INAF Marco Castellani, e un teologo, Paolo Gamberini (SJ), che coltiva da anni un sistematico studio e approfondimento dei contenuti scientifici più avanzati.
Il risultato, che potrete giudicare guardando il video, a me è parso sorprendente, in quanto dalle risposte dei due interlocutori mi pare traspaia come la prima e più importante qualità che il fisico e il teologo del nuovo millennio dovranno avere è un’umiltà pregna di stupore e meraviglia, di fronte a un Mistero che, più lo guardiamo, più ci si rivela come “superiore al nostro limite massimo”, e impossibile da contenere tra le griglie modeste della mente umana.
Buona visione!