Ora et Labora
Carissimi, questo post è dedicato a voi tutti che vi siete messi sul cammino, difficile ma molto fecondo, di una crescita verso un’azione davvero libera e liberante nel mondo. È…un invito! Avete da fare tra l’1 e l’8 agosto?
Se no, vi aspettiamo per una settimana di spiritualità e lavoro, che ci aiuterà ad intonare la nostra estate.
I fatti sono questi: una cooperativa sociale formata da coppie di adulti, denominata La Nuova Arca, ha da poco ottenuto in comodato gratuito una grande villa, inserita in una campagna di rara bellezza posta all’altezza del Divino Amore, tra Via Ardeatina e Via Laurentina. Il progetto che si intende lì realizzare è una casa famiglia per donne sole con bambino. Ma più in generale stiamo lavorando per avviare una serie di attività tra loro collegate, non solo per l’accoglienza delle mamme, ma per il loro inserimento sociale e lavorativo, attraverso l’agricoltura, l’apicoltura e altre forme di piccola impresa. La casa famiglia si chiamerà “La Tenda di Abramo”. La casa ha bisogno di alcuni interventi di adeguamento e ristrutturazione. Più in generale tutta la zona che è intorno richiede alcune piccole misure di bonifica: dal giardinaggio alle necessarie riparazioni di un’area da adattare a nuovi scopi di accoglienza e vita comunitaria. Alcune di queste attività saranno svolte da una ditta, altre possono essere svolte a titolo di volontariato da chiunque abbia un po’ di tempo e buona volontà.
Ed ecco che ci è venuta, a me e al presidente che è anche un mio carissimo amico, la seguente idea: perché non proporre a tutti una settimana di preghiera e lavoro, che possa anche essere un “grembo” di gestazione di una realtà nuova di laici credenti (e non)? La cosa mi pare particolarmente azzeccata: va infatti nella direzione di una vera coniugazione di “meditazione” e vita attiva, che è esattamente il cuore del nostro lavoro, e ciò che il nostro cristianesimo oggi richiede. Una piccola esperienza di monachesimo “laico” (come del resto era alle origini), che aiuti e formi le persone a trovare una via di coniugazione tra lavoro e preghiera, tra materia e spirito, tra interiorità ed esteriorità, da secoli dolorosamente separate, in noi e fuori di noi. L’organizzazione della giornata sarà molto semplice: sveglia e colazione (lì si può dormire), piccolo momento di preghiera, lavoro fino all’ora di pranzo, pranzo e poi riposo. Il pomeriggio sarà invece dedicato alla formazione, alla meditazione e alla preghiera, e alla condivisione fraterna.
Saremo “intonati” a questo lavoro – che mi pare tanto innovativo proprio perché radicato sul fondamento nuovo dell’Incarnazione – dalla parola “sperimentale” di Marco Guzzi, che come sapete questi percorsi di integrazione/coniugazione li teorizza e li propone da tempo. Sarà con noi il pomeriggio di sabato 1 agosto per avviarci all’esperienza settimanale. Questa esperienza vuole essere fortemente e seriamente sperimentale. Non ci saranno perciò “maestri”, ma fratelli che insieme si aiuteranno l’un l’altro, nella preghiera come nel lavoro. Cercheremo di penetrare in un’azione sociale che mira a radicarsi su basi più salde al fondamento stesso dell’agire, tentando di elaborare un superamento dell’intimismo e dell’attivismo insieme, e quindi delle ipocrisie e delle finzioni, dei perfezionismi e dei moralismi che tanto spesso bloccano la nostra azione, e che finiscono per svuotarla dal di dentro.
Tutto, in questa settimana, sarà intonato a misura e sobrietà. Potremo godere insieme della bellezza del posto, e dormire qui (con un pizzico di spirito di adattamento). Ma sarà anche possibile tornare a dormire presso le proprie case. Saremo in Via di Porta Medaglia 211, Roma, dopo il G.R.A. Se volete partecipare, segnalatemelo scrivendo al mio indirizzo di posta a.finazziagro@inres.org o mandandomi una richiesta di partecipazione via fax allo 06-233.233.839.
Saluti di pace!
Verso una vita illimitata
Verso una vita illimitata
Preparare la mente all’azione
Eupilio (Co) 10-13 luglio 2009
Presentiamo questo nuovo corso ad Eupilio con poche righe, cui poi aggiungeremo un più ampio testo di Padre Antonio Gentili che racconta i dieci anni di lavoro che i Gruppi Darsipace hanno svolto nella Casa di Ritiri Spirituali dei Barnabiti. Eupilio è stata un po’ il grembo di questa nostra esperienza e Antonio Gentili un ospite e un amico che ha saputo sempre accompagnarci con simpatia e fiducia. Ripercorrere questi dieci anni a Eupilio può perciò essere utile anche per comprendere le motivazioni di partenza e gli sviluppi del nostro lavoro.
Obiettivi e finalità
Il corso si propone di approfondire il significato del lavoro interiore come liberazione per l’azione nel mondo.
Viviamo in una fase storica in cui i moti profondi dell’anima e la rappresentazione dominante del mondo sembrano irrimediabilmente scissi e separati tra loro.
Solo un profondo lavoro interiore, nutrito di autoconoscimento e di pratiche meditative, potrà donarci la forza necessaria per dare un nuovo orientamento non solo alla nostra esistenza, ma alla stessa storia del mondo.
In tal senso risulta urgente una comprensione nuova e una comparazione tra i metodi meditativi di origine orientale e la preghiera cristiana.
Dieci anni a Eupilio con Marco Guzzi. I Seminari di ricerca spirituale e cristiana e il sito Darsipace
Dal 1999 Marco Guzzi approda a Eupilio come relatore nella Tregiorni La soglia del Millennio è spirituale, dove svolge il tema: Rileggere il Novecento come secolo apocalittico per capire la scadenza epocale del 2000. L’anno del giubileo, con il titolo Cristo e l’era nuova, in una successiva Tregiorni tenutasi nell’aprile del 2000, Marco mette a fuoco le seguenti tematiche: Dal cuore di pietra al cuore di carne. Incontro esperienziale-riflessivo sul significato mistico e storico del transito millenario in atto e La gioia della nascita dall’alto. La “cresima del mondo” e i suoi ostacoli. Con ciò si pone in evidenza come la posta in gioco del trapasso epocale è costituita dalla conversione del cuore. Si tratta di un tema che verrà ripreso dopo un anno di intervallo, nella Tregiorni dell’aprile del 2002, con il titolo Tempo propizio. L’intento era di illustrare in che senso la drammaticità dell’attuale fase storica può essere vissuta come opportunità di crescita e di rinnovamento. Venivano di conseguenza esaminate le caratteristiche storiche ed esistenziali degli “ultimi tempi” che viviamo.
A questo punto la presenza di Marco si intensifica, strutturandosi in una serie di Seminari dei quali ci basterà indicare la successione cronologica e i diversi argomenti. Nel 2003 venne svolta la tematica La nascita dall’alto. Introduzione ai misteri cristiani per il credente e il non credente del XXI secolo, tematica articolata in tre sessioni: Rivoluzione interiore, rivoluzione del mondo (24-27 aprile); Tornare liberi, tornare immacolati (28 giugno-2 luglio); Dare nuovo inizio al mondo (27-30 dicembre).
I seminari del 2004 svolsero in due sessioni la tematica Imparare ad amare (26-30 giugno; 27-30 dicembre). Nel 2005 fu la volta di Perdono e rivoluzione (Il nuovo inizio: 1-5 luglio; La pace sulla terra: 27-30 dicembre). Nel 2006 venne approfondito il tema per molti aspetti cruciale della percezione di Dio e del suo impatto sull’individuo e la collettività: La Ri-Generazione. Critica e trasformazione delle immagini di Dio, dell’uomo e della società (1-5 luglio; 27-30 dicembre). Siate felici! Alla ricerca del continente gioia costituì il filo conduttore dei seminari del 2007 (11-15 luglio e 27-30 dicembre). Nel 2008 La liberazione dell’amore. La paura e il desiderio di amare (25-29 giugno).
Infine, nell’intento di decentrare i Seminari così da avvantaggiare anche il Centro-Sud, si tiene un unico incontro durante il corrente anno a Eupilio, nei giorni 10-13 luglio, dal titolo: Verso una vita illimitata. Preparare la mente all’azione. Argomento dei singoli incontri/esperienze saranno, nell’ordine: Lavoro interiore e azione nel mondo; La vita spirituale nel tempo messianico: guarire per guarire; Nel grembo del silenzio nasce l’uomo; Yoga e cristianesimo in dialogo per darsi pace; Chi sono io? Chi è Dio in me?
Va sottolineato, in riferimento ai Seminari che abbiamo passato in rapida rassegna, che oltre alla loro specifica dinamica (insegnamenti, meditazioni guidate, lavoro a gruppi, revisioni e scambi comunitari, colloqui privati con Marco, ecc.), contengono un momento iniziale della giornata costituito da una pratica meditativa e da esercizi di scioglimento del corpo e ricarica energetica (con Alessandro Cravera) e un momento senz’altro culminante rappresentato dalla celebrazione eucaristica.
Un insegnamento che si fa esperienza
Questa rapida rassegna mostra all’evidenza lo spessore degli insegnamenti e delle conseguenti esperienze che Marco ha donato alla nostra Casa di ritiri. L’abbinamento tra insegnamenti e esperienze non è casuale, dal momento che l’intento dei Seminari era quello di coinvolgere i partecipanti in un vero e proprio processo trasformativo, che si snoda, come si è accennato poco sopra, su tre livelli: culturale, psicologico e spirituale. L’aspetto culturale ci consente di motivare il processo trasformativo attraverso un’attenta lettura dei “segni dei tempi”, così da percepire sfide e opportunità dell’ora presente. La visione che in questo senso ci viene offerta unisce al più franco realismo una grande speranza e quindi riconduce all’autentico ottimismo cristiano. Unire poi il dato psicologico a quello spirituale consente di promuovere l’integrazione tra due aspetti che spesso configgono tra loro, non senza notare che quando parla di “spirituale” Marco rimanda alla centralità di Cristo e del Vangelo, con un costante e motivato richiamo alle due mense della Parola e del Pane di vita.
«Viviamo oggi un po’ tutti – così si esprime uno dei frequentatori –, in questo tempo di grandi trasformazioni, un disagio esistenziale, una ricerca di senso, una sofferenza dell’anima che non trova spesso parole per esprimersi, spazi di accoglienza per confrontarsi». Uno di questi spazi ha preso corpo nei Seminari e nell’associazione che se ne fa promotrice e che porta il significativo nome di Darsipace. Il sito Darsipace che ne è l’espressione, «vuol creare sinergia tra persone in ricerca, in cammino verso l’integrazione e la pace del cuore; vuol essere luogo di riflessione, di accoglienza e di ascolto, luogo di dialogo e condivisione delle fatiche del cammino ma anche dei sogni e delle speranze che nutriamo nel cuore».
Tra tutti gli argomenti messi a fuoco, vorrei sottolineare la centralità di quello su Dio. «In questi decenni si stanno modificando tutte le nostre concezioni intorno a Dio e all’essenza dell’Uomo», si legge nel sito appena citato. «Risulta perciò determinante comprendere che a ogni immagine di Dio che ci facciamo, compresa quella ateistica, corrisponde una forma di umanità che sviluppiamo in noi, e anche una modalità di relazione sociale». Per cui è indispensabile rintracciare «quali immagini, anche inconsce, di Dio ci blocchino nel nostro processo di liberazione e ci mantengano in uno stato di paura e di soggezione. La nuova umanità, che a fatica sta emergendo sul pianeta terra, fiorisce e si rafforza soltanto se ci affidiamo all’amore incondizionato di un Dio che è in noi». In riferimento alle diverse percezioni di Dio e agli esiti strutturanti o destrutturati che rivestono in ordine alla psiche umana, è di indubbio interesse uno dei testi della collana che citeremo poco sotto. Si tratta di Marie Balmary, Il monaco e la psicanalista, del 2008. Fra l’altro vi si legge una curiosa annotazione: il Dio che chiede ad Abramo il sacrificio del figlio è chiamato “Eloim” (nome generico delle divinità anche pagane…), mentre il Dio che ne ferma la mano è YHWH, il Dio autorivelatosi sul Sinai. Come a dire che il Dio pagano chiede vittime umane come prezzo dell’alleanza, mentre il Dio biblico (e quindi quello cristiano…) le risparmia, assumendo con Cristo (di cui Isacco è il simbolo) l’istanza sacrificale che è il comune denominatore di tutte le religioni.
Ma torniamo a Marco Guzzi. Dal 2004
dirige presso le Edizioni Paoline la collana “Crocevia” della quale sono usciti finora dieci volumi che raccolgono le tematiche suesposte (in particolare Darsi pace. Un manuale di liberazione interiore e Per donarsi. Un manuale di guarigione profonda), ma anche contributi offerti da diversi autori che risultano di non poco interesse relativamente alla svolta epocale in atto e alle varie voci che se ne fanno interpreti. Tra di essi La nuova umanità. Un progetto politico e spirituale e due testi che mettono a fuoco il rapporto tra buddismo e cristianesimo (La scelta che non esclude) e tra Yoga e preghiera cristiana, dove Marco riprende in sintesi quei Percorsi di liberazione interiore affrontati nelle prime due opere che abbiamo citato. Come dire che, se vogliamo avere una visione d’insieme di insegnamenti e di esperienze coniugati fra loro, possiamo cominciare da quest’ultima pubblicazione.
Antonio Gentili
Europa: dove stai andando?
Massimo Cerofolini intervista Marco Guzzi sulla crisi dell’identità europea:
http://www.radio.rai.it/radio1/radioeuropa/view.cfm?Q_EV_ID=289459
Il 57% degli europei non è andato a votare, manifestando in modo inequivocabile che i popoli europei non apprezzano questa Europa, non si riconoscono in essa, e non considerano importanti le sue istituzioni.
Lo sapevamo già, ma indubbiamente questi dati ci danno una conferma eclatante del netto rifiuto popolare di questa Europa.
Un ceto politico responsabile non si occuperebbe di altro.
Noi invece discutiamo del “trionfo” di Di Pietro e dello 0,5 in più dell’UDC.
Questioni di capitale importanza, come è evidente.
La cosa non è diversa nella Spagna di Zapatero o nell’Inghilterra di Gordon Brown.
L’Europa, come idea, come progetto, come sogno, declina, si affloscia, e si eclissa insieme alle classi dirigenti che produce.
Robert Schuman, uno dei fondatori della Comunità Europea, il 19 marzo del 1958, di fronte al primo parlamento europeo sostenne con forza che l’Europa è interamente permeata di civiltà cristiana, e che essa “è l’anima dell’Europa che occorre ridarle”.
Uno studio abbastanza recente del Pew Reserch Center ci dice che alla domanda se la religione abbia rilevanza nella propria vita risponde sì soltanto il 33% degli Inglesi, il 27% degli Italiani, e addirittura l’11% dei Francesi.
Percentuali per certi versi analoghe a quelle dei votanti alle elezioni europee.
La crisi dell’idea di Europa si radica nella crisi della sua fede cristiana?
Io penso di sì, e penso perciò anche che il progetto europeo troverà la forza di un nuovo slancio politico solo quando la cultura ebraico-cristiana occidentale avrà trovato nuove forme e nuovi linguaggi in cui esprimersi e manifestarsi.
Non si tratta, sia ben chiaro, di rivendicare le vecchie radici cristiane, ma di dare vita a nuovi frutti da questo albero rinsecchito e smorto.
Non si tratta di imporre simboli o di alzare altre bandiere crociate, ma di comprendere le cause di una crisi spirituale e culturale che ha origini lontane, che coinvolge tutti i secoli del conflitto tra Chiesa cattolica e modernità, e che ci apre proprio adesso a immensi processi di revisione e di conversione, a inedite sintesi creative.
Per cui non è certo l’attuale Partito Popolare con la sua assoluta maggioranza di 265 seggi al parlamento europeo, tanto vasta quanto indeterminata e in fondo imbarazzante nei suoi valori comuni così simili a quelli trionfanti in questo mondo, il possibile protagonista di un rilancio teologico-politico dell’Europa. Prima dobbiamo ritrovare l’essenza messianica del nostro cristianesimo annacquato. Prima dobbiamo cioè comprendere in modo inedito che cosa intendiamo, sul piano storico e politico, quando annunciamo l’avvento di un mondo nuovo, di una nuova umanità, di un ordine divino che viene a confutare e a distruggere gli ordinamenti omicidi di questo mondo.
Oggi anche un laico radicale come Habermas, che vorrebbe riportare tutto il sistema giuridico liberaldemocratico ad una razionalità procedurale e dialogica, ammette che l’intero pensiero politico moderno deriva dall’etica ebraica della giustizia e da quella cristiana dell’amore, e che “a tutt’oggi non disponiamo di opzioni alternative. Anche di fronte alle sfide attuali della costellazione postnazionale continuiamo ad alimentarci a questa sorgente. Tutto il resto sono chiacchiere postmoderne”.
Questo però è ovvio.
Ma il problema è un altro, ed è ben più arduo da affrontare: questa tradizione ebraico-cristiana che ha alimentato e ispirato tutta la modernità, come può esprimersi oggi, in questa fase di esaurimento di un intero ciclo storico? Come può l’ispirazione messianica rinnovare il progetto democratico moderno alla fine di un mondo?
Purtroppo il pensiero europeo non è più e al contempo non è ancora capace di pensare a questo livello di radicalità.
Ma presto temo che saremo costretti a farlo.
Ivan Illich, uno dei pochi pensatori originali degli ultimi decenni, poco prima di morire diceva: “Io non credo che questo sia un mondo postcristiano. Sarebbe consolatorio. Credo che sia un mondo – è così difficile da pronunciare – apocalittico”.
Mi chiedo: che tipo di uomo politico potrà porsi alla guida di un tempo apocalittico?
Che tipo di formazione o partito politico è adeguato ad un tempo finale/iniziale?
Domande troppo future? Chi sa…
E` giusto farsi domande?
Ultimamente mi sono trovata a dialogare con alcune persone care riguardo la fede in Dio. In tale occasione ho espresso come, nonostante la mia ferma convinzione della esistenza di Dio, io non smetta mai di farmi domande riguardo la Sua figura e quella di Gesù.
Non ho dubbi come già detto riguardo la loro presenza, la reincarnazione di Gesù e la Sua Resurrezione, piuttosto mi assilla il pensare che la sofferenza dell’umanità sia in qualche modo legata alla onnipotenza di questo Dio, che io identifico con Amore puro, pertanto non lo credo capace di causare dolore se pur, come mi è stato risposto, per il nostro bene. Infine alcune delle persone, con cui ero in compagnia, hanno espresso la convinzione che “se si ha fede non ci si deve chiedere nulla”.
Di fronte a tale posizione, cioè di chi ha una fede così ferrea per cui non ha bisogno di farsi domande di alcun genere a riguardo, io mi sento spesso in difficoltà, mi trovo inadeguata.
Raccontando il giorno dopo a mia figlia l’accaduto mi ha risposto” Sai mamma anche il nostro prof. di religione (adorato dai ragazzi) ci ha chiesto se era giusto farsi domande su Dio. La maggior parte di noi ha risposto di no, che bastava aver fede, credendo di incontrare la sua approvazione, ma lui ci ha confidato che non è dello stesso parere e nel suo caso se non si fosse posto delle domande forse non si sarebbe fatto prete”.
Questo mi ha fatto riflettere arrivando alla conclusione che, forse, una fede più viva e più profonda sia proprio quella un po’ travagliata, in cui la persona lascia lo spazio a qualche dubbio ed è comunque spinta alla ricerca continua, alla riflessione, allo studio approfondito delle Scritture per capirne di più.
Ciò probabilmente, con una particolare disponibilità all’ascolto, può arricchire il proprio Spirito in un modo tale che la sola fede cieca non può fare.
Gabriella
Intervista a Marco Guzzi su Radio Europa
Intervista a Marco Guzzi su Radio Europa
http://www.radio.rai.it/radio1/radioeuropa/view.cfm?Q_EV_ID=289459
Terza Meditazione: Chi sono io nel perfetto perdono
Assumiamo una posizione comoda, eretta, e rilassata, e lasciamo che la serena attenzione al respiro plachi progressivamente il rumoreggiare dei nostri pensieri e delle nostre emozioni. Accompagniamo, come di consueto, l’inspiro con l’attitudine interiore del sorriso, e l’espiro con quella dell’abbandonarci: sorrido/ mi abbandono. Non lasciamo che queste restino semplici parole automaticamente ripetute, bensì rilanciamo ad ogni inspiro la nostra disposizione al sorriso accogliente, alla dilatazione interiore, e ad ogni espiro abbandoniamoci un po’ di più nel nostro abbandonarci, nel nostro non trattenere, nel nostro lasciar andare, lasciar scorrere via.
Procediamo serenamente per alcuni minuti, gustandoci il senso di pace, di stabilità, e di discesa nel presente, che andrà crescendo dentro di noi. Sorrido/mi abbandono: questo è un momento meraviglioso. Più mi abbandonerò, cedendo nelle mie resistenze, nella mia volontà di controllo, e più la percezione del presente diventerà concreta e gioiosa, ed io sperimenterò la bellezza della mia intrinseca infinità. Questo momento, che mi apre al mistero del presente non più condizionato, è cioè davvero meraviglioso in quanto in esso io esperimento la mia infinità, la mia apertura all’infinito, e quindi la mia autentica libertà: io sono felice qui, in questo stato, perché sono aperto all’infinito, e perciò sono libero, non più chiuso, non più de-finito dal mio passato, sono felice perché sono uscito dalla prigione del mio io ego-centrato, fatto di forzature, mascheramenti, e paure e rabbie e odio.
Gustiamoci appieno la nostra libertà, il mistero del nostro essere soggetti incondizionati, e apriamoci alla comprensione che questo significa che nel profondo del nostro essere abita la fonte stessa della nostra infinità: Dio cioè dimora in me, è con noi: Immanu’El: ed è in noi come Fonte dell’eterna ri-creazione: in questo momento Dio effonde in me la sua Potenza creatrice, la sua Parola, che assume la mia umanità con tutte le sue distorsioni, e la trans-figura. In questo momento meraviglioso Dio pro-crea in me, se io lo desidero e ci credo, il mio Salvatore: Gesù.
Lasciamo che questi stati interiori fioriscano dentro di noi, si consolidino, e diventino esperienza: il senso della libertà, l’apertura all’infinito, la percezione dell’infinità di Dio presente dentro di noi, la creazione in atto della mia nuova umanità come generazione di Gesù, e rivolgiamoci poi direttamente a questo Dio-Uomo che ci salva, chiedendogli ciò che in quel momento sentiremo come più necessario al nostro progresso spirituale: “Signore Gesù, principio vivente della mia umanità trasfigurata, tu sei la luce del mio pensiero, illuminami fino in fondo.”
Quando la comunione con lo Spirito del Cristo Vivente sarà sufficientemente rinforzata, gli chiederemo di scendere con noi nelle nostre aree più oscure per illuminarle e integrarle nella nostra nuova identità: “Con la luce della tua luce, Signore, guarda tutto ciò che in me ancora resiste alla tua grazia, al tuo perdono. Illumina e fammi vedere tutto ciò che in me è ancora vincolato alle catene di questo mondo”. E con l’aiuto dello Spirito di Gesù, Vero Dio e Vero Uomo, ogni giorno potremo osservare sempre meglio tutti i nostri mascheramenti, tutte le nostre paure, tutti i nostri rancori, tutto ciò cioè che ancora non è pienamente umano, fino a percepire quel punto di scissione, quella ferita arcaica che ognuno ha nel più profondo abisso del cuore, come segno del mistero della separazione originaria dalla fonte stessa della vita, e fonte di tutti i nostri mali.
E proprio da lì, da quello stato di impotenza e di abbandono, invocheremo con più forza la grazia della salvezza: “Colma, Signore Gesù, con la potenza della tua umanità anche questo baratro di morte e di disperazione. Tu sei il perdono. Tu sei la remissione di tutti i peccati del mondo. Tu sei la frantumazione del peccato, dell’antica scissione che ancora ci ferisce e ci dis-integra. In comunione con te, Signore, io sono del tutto perdonato, ricreato. Io sono santo. Io sono Uno, in comunione con tutti. Lascia che io goda senza fine questa inaudita integrità. Lascia che io comprenda il miracolo della mia eternità. Lascia che io esperimenti con tutto il mio essere il mistero del perdono come liberazione dalle catene della morte e come vera pace: vita che si rinnova in me: creazione che pro-creo con Dio.”
Gustiamo senza fretta alcuna la nostra santità, il nostro essere figli di Dio, generati proprio adesso dal nostro vero Genitore, e sentiamo che in questo stato siamo davvero noi stessi: “Signore solo in te io sono me stesso: Io in Te e Tu in me, per sempre. Questa è la vita eterna, la mia eterna gioia.” E proviamo magari a vederci in questa nostra identità divinizzata e compiuta. Proviamo a vedere chi siamo in questa comunione con Dio. Che cosa siamo chiamati a fare, a donare, ad offrire ai nostri fratelli. Proviamo a chiedere allo Spirito che ci illumini sulla nostra specifica missione su questa terra.
Anche in questa pratica di preghiera è importante che i singoli passaggi vengano realizzati, lasciando che lo Spirito ci aiuti a capire dove soffermarci di più. Per maggiore chiarezza riportiamo i passaggi già delineati precedentemente ed aggiungiamo quelli che completano la pratica:
1. sorrido (inspiro): apertura, dilatazione interiore, accoglienza/ mi abbandono (espiro): non trattengo, lascio andare;
2. sorrido/accolgo con simpatia e poi abbandono ogni specifico oggetto di pensiero o emozione che sorga dentro di me;
3. così scendo sempre più intensamente nel presente: questo è un momento meraviglioso;
4. nesso tra abbandono interiore e pacificazione; e nesso tra abbandono ed esperienza del presente (realizzo quali resistenze o pensieri automatici mi trattengano dall’abbandonarmi un po’ di più);
5. questo è un momento meraviglioso perché qui, in esso, io sono libero; e sono libero in quanto io sono aperto all’infinito;
6. io sono in tal senso un essere spirituale (che trascende i limiti di questo mondo) in un mondo dello Spirito: nesso tra essere uno spirito ed essere libero;
7. la fonte dell’infinito è in me e adesso si fa umanità in me e mi trans-figura, mi salva: Signore Gesù! Entro in relazione con il Principio vivente della nuova ed eterna Alleanza;
8. mi rivolgo con tutto il cuore al Signore chiedendogli luce (e tutto ciò di cui in quel momento sento il maggior bisogno), e rafforzando nel dialogo con lui la comunione con il suo Spirito;
9. in comunione con il Signore della Luce scenderò poi a vedere meglio tutto ciò che in me resiste ad abbandonarsi del tutto alla potenza del ricominciamento: osserverò i mascheramenti, le falsità, l’odio, e le paure che mi abitano;
10. giunto nel punto della mia profondissima scissione, nel baratro della mia disperazione e impotenza, invocherò con tutto il cuore l’aiuto e la salvezza;
11. in quell’abisso accoglierò la grazia del perfetto perdono, godendo della mia integrazione: in te, Signore, io sono Uno, Uno in comunione con tutti;
in te, Signore, io sono me stesso: Io in Te, e Tu in me: questa è la vita eterna: mi vedo, Signore, in questa luce, vedo chi sono io nella mia perfetta integrazione: lo Spirito illumina i tratti della mia missione.
RETROUVAILLE, Il salvagente per i matrimoni che affondano
Nei matrimoni accade, poco alla volta ma accade. Accade che ci si senta freddi, lontani, e che poi ci si smarrisca in fantasie solitarie. A volte sono grida oppure silenzi, a volte sono minacce o botte, a volte è l’infedeltà. Succede così che si smetta di parlare, di far l’amore, persino di sperare. E che a un certo punto la separazione appaia l’unica soluzione possibile.
È questo il momento in cui può capitare di finire in uno dei ritiri di Retrouvaille.
Retrouvaille è un programma per le coppie che sono sul punto di lasciarsi, ma anche per chi è già separato o divorziato. Un fine settimana intenso, cui fanno seguito quindici incontri di verifica più brevi, dove si cerca di ricostruire da capo le basi di un matrimonio ferito: la comunicazione, la comprensione delle proprie ferite, le proprie maschere, le tecniche per l’ascolto, il perdono.
È un’esperienza cristiana, Retrouvaille, nel senso che propone di riscoprire la forza del matrimonio come sacramento e che guarda alla debolezza come a uno strumento di grazia da cui ripartire. E pur essendo di orientamento cattolico, è aperta a tutte le coppie sposate, senza differenza religiosa, sia in chiesa che civilmente, e anche ai semplici conviventi con figli.
“I sentimenti non sono buoni né cattivi”. “Amare è una decisione”. “Dio non produce scarti”. Sono solo alcuni dei punti su cui si regge questo metodo, condotto da coppie guida che grazie al programma hanno saputo trasformare la loro crisi in un’occasione di rinascita. Chi frequenta i gruppi di Darsi pace ritroverà molte cose nelle tecniche di Retrouvaille: l’osservazione della propria psicologia, il raffronto con quella dell’altro, la messa a fuoco sulle ragioni profonde dell’incomunicabilità, la prospettiva di salvezza che passa per la fede.
Sul sito dell’associazione è possibile conoscere meglio il programma e leggere le testimonianze di chi ci è passato: www.retrouvaille.it.
Sdoppiamenti
Si può essere contemporaneamente in completa assonanza e in totale disaccordo col pensiero di un altro? A me è capitato ieri, ascoltando l’intervista di Fabio Fazio al card. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano e attuale campione in campo cattolico progressista (sono, credo da sempre e almeno nei sentimenti, cattolico “progressista”; mi accordo tuttavia che “progressista” è assai vaga parola, appena meno opaca se la si accosta alle riforme del Concilio Vaticano II, alle intuizioni di teologi come Teilhard De Chardin, Yves Congar, Karl Rahner, Jurgen Moltmann).
Per cui le parole del cardinale sulla solidarietà, sull’impegno sociale, sulla giustizia sarebbero dovute suonare alle mie orecchie come un balsamo. E invece niente affatto. Una parte di me assentiva, sebbene distrattamente, alle tesi del cardinale. Un’altra recalcitrava. È dunque questa – mi chiedevo – la sostanza del Vangelo? Un anodino umanitarismo, un neutro egualitarismo, una “dottrina sociale” intrisa di buone intenzioni tanto vaghe quanto fiacche, così concordista da armonizzare “fede” e “razionalità” senza colpo ferire? Il giusnaturalismo, il pensiero liberale, il socialismo, il marxismo non hanno fatto di meglio, quanto meno applicando più rigorosi strumenti di analisi alla realtà materiale? E poi: di quale razionalità parliamo? La razionalità dell’uomo del neolitico, per usare una figura cara a Marco Guzzi, il quale per nulla irenico, per nulla angelicato giunge sostanzialmente a inquietare anche le nostre composte e beneducate coscienze, come tutta la storia della psicologia ha intuito e largamente refertato?
Mi pare di poter dire che la “differenza cristiana” non è, rispetto ad ogni altra morale e dottrina, né nella quantità né nella qualità dei “valori” morali che proclama, dei decaloghi che viene stilando e (malgrado tutto) aggiornando, e su cui oggi tanto volentieri si impiglia la discussione. Come mi è già capitato di scrivere su questo blog parlando della Lettera ai Romani, il pantheon dei valori cristiani è l’Uomo Nuovo che cammina a gambe per aria, il cammino della salvezza che va al rovescio, dalla fine verso il cominciamento. Il cristianesimo è più religione degli eventi e degli accadimenti, che delle idee e dei costumi. Come dice Moltmann, il cristianesimo è tutt’intero escatologia, cioè: parola di promessa fondata sulla credibilità di un testimone. L’indole del Vangelo non è declinare eterei principi morali, ma di adempiere ciò che promette per l’uomo, di anticiparne la trasformazione e di indicarne mistagogicamente la via. Mistagogia, dottrina della trasformazione e del divenire, comunque e sempre attraverso un agire interiore, dentro il ventre dell’umanità, nella chimica molecolare stessa del “credente”. Questa opera di trasformazione, che agisce sull’intero spettro dell’umano, è la sola “oggettività” che l’atto di fede è chiamato a rivendicare. Mistero che un tempo si diceva della “grazia trasformante”, e senza il quale l’intero insegnamento del Vangelo risulta duro, oscuro e incomprensibile. Un fardello in più sulle spalle dell’uomo, con l’aggravante di essere, letteralmente, a lui insopportabile.
È possibile un “progressismo” così inteso, che riprenda sul serio la questione, normalmente e incredibilmente trascurata nelle nostre chiese, dell’educazione e della cura dell’uomo e per l’uomo?
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