Il libro della filosofa cattolica Chantal Delsol pubblicato lo scorso anno in Francia e recentemente tradotto in Italia con il titolo “La fine della cristianità e il ritorno del paganesimo”, coglie alcuni tratti dello spirito del nostro tempo, caratterizzato da un radicale cambiamento di paradigma, ma risulta anche emblematico della sterilità creativa di un certo pensiero cattolico contemporaneo, il quale non riesce a concepire un nuovo inizio oltre la fine. [Leggi di più…]
Una testimonianza dalla Spagna: per uscire dalla bolla mediatica
Mi trovo per qualche settimana in Spagna, a València. Al mio arrivo a fine gennaio, da qualche giorno l’ondata determinata dalla variante Omicron sta rallentando la crescita, come in Italia, lasciando presagire la fine dell’emergenza sanitaria. Inevitabilmente, proverò anche a capire come questo Paese abbia vissuto, e stia vivendo, la preoccupazione per la pandemia. Nella prima parte cercherò di limitarmi ad una descrizione, perché troppi fattori mi sfuggono. Non rinuncerò però a cogliere alcune differenze con la situazione che stiamo vivendo in Italia.
Mi informo dapprima sulle restrizioni vigenti in materia Covid-19: la Comunidad Valenciana è una delle regioni spagnole che ha scelto di introdurre il “green pass” di base, a differenza di altre Comunità Autonome in cui non è mai entrato in vigore.
La risposta degli spagnoli alla campagna vaccinale durante l’estate è stata tra le migliori dei Paesi UE. A conferma di ciò, il Ministro della Salute Josep María Argimon a ottobre scartò l’ipotesi di un obbligo vaccinale sul lavoro, convinto che la popolazione avrebbe continuato spontaneamente a vaccinarsi. [Leggi di più…]
La necessità di un cambiamento radicale
Esiste una modalità di pensiero che non viene mai messa in discussione. Un’ideologia che assorbiamo fin da piccoli, e che restringe la nostra visione, fino ad atrofizzare la nostra immaginazione. Il nostro sguardo spalancato sul mondo ben presto viene ridotto nella misura imposta dall’ego: tutto ciò che esiste può (e quindi deve) essere sfruttato per scopi egoistici. La vita ha una durata limitata, e l’unica cosa che conta è sfruttare quanto più possibile l’esistente. Secondo questa logica, lo sfruttamento è destinato ad aumentare inesorabilmente i propri ritmi.
La natura è intesa come «risorsa» o «capitale» naturale. Un campo o un albero devono diventare sempre più produttivi. In questo modo impoveriamo il suolo e modifichiamo i ritmi delle stagioni. Ci sembra normale e sacrosanto poter consumare fragole tutto l’anno o mutare il patrimonio genetico degli organismi vegetali. Inoltre, a partire dalla prima rivoluzione industriale, la biosfera è entrata in crisi a causa delle attività antropiche, che minacciano il benessere degli ecosistemi. [Leggi di più…]
Come mantenere l’aspirazione alla libertà nel mondo tecno-mercantile
Il filosofo e storico delle religioni Elémire Zolla scriveva che l’uomo moderno è sottoposto oggi a un ascetismo capovolto, per cui deve rinunciare «ai massimi beni profani – la propria terra come ente inconfondibile, la salubrità dell’aria, un ruolo sociale non angosciante, un lavoro sensato, costumi e oggetti d’uso che abbiano uno stile, cibi schietti» e, oltretutto: «a compenso dell’ascesi, della rinuncia a questi conforti egli […] non riceve beni spirituali». A questa ascesi, conclude, «egli deve adeguarsi per forza».[1]
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La locanda dell’Uomo
Siamo noi la locanda in cui vogliamo essere accolti (Rūmī)
Gialāl ad-Dīn Rūmī è stato un poeta di origine persiana vissuto nel XIII secolo, fondatore della confraternita sufi dei dervisci rotanti, monaci islamici che adottano un rituale di danza come via per raggiungere l’estasi mistica. In questo articolo, dopo l’introduzione, verrà presentata una sua famosa poesia intitolata “La locanda”. Molte delle “Poesie mistiche” di Rūmī nascono da una profonda conoscenza dell’animo umano, e per questo sono ancora attuali, possono vibrare e risuonare anche nel lettore contemporaneo. Come se i secoli che ci separano dalla loro stesura non abbiano avuto modo di scalfire la verità di quei versi. Tempo e spazio sono concetti concreti, ma anche relativi quando in gioco è l’essenza umana, così radicata nella storia, incarnata, ma mai riducibile a qualcosa di meramente materiale, misurabile nel qui ed ora della sua rappresentazione. Heidegger scriveva che l’Essere (Sein) è in realtà sempre un esser-ci (Dasein): noi non siamo solo degli enti, degli oggetti con una collocazione nel mondo, con un certo peso, altezza, ma siamo abitati anche da una dimensione che ci trascende e che non cessa di parlarci. [Leggi di più…]
Firenze, Melbourne e la città del futuro.
Dove vogliamo vivere e realizzarci?
Nel 2020 in Australia, a Melbourne, la famosa azienda statunitense Apple aprirà un concept store nella piazza principale della città, Federation Square. Melbourne è considerata oggi, secondo la classifica stilata dall’Economist, la città più vivibile al mondo.
La notizia dell’apertura dello store di un’azienda privata proprio nel luogo pubblico per eccellenza, ha suscitato polemiche in Australia ma anche in area anglosassone. Di fronte a questo evento può essere utile tornare a chiedersi: quale funzione ha la piazza all’interno della città? E che relazione esiste tra la città e il modello di umanità che proprio in quei luoghi vorrebbe realizzarsi?
RISCOPRIRE LA FORZA DEL DESIDERIO. La crisi che viviamo ci invita a lasciar emergere la nostra umanità
L’umano è per natura inquieto. L’inquietudine, potremmo dire, nasce dal nostro essere al mondo senza saperne il motivo, che pure continuiamo a ricercare, in modo più o meno consapevole. Leopardi, nel celebre Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, ammette di invidiare la vita placida e beata di quella greggia che non sembra turbata dalle fatiche dell’esistenza, né dal tedio che invece assale il poeta quando cerca un po’ di quiete: [Leggi di più…]
Il cosmo nel cuore. Dal disorientamento cosmico alla ricerca di un nuovo centro
Perché un articolo sulle scoperte scientifiche dell’età moderna in un blog poetico?
Forse non siamo abituati a mettere in relazione tra loro campi del sapere apparentemente distanti, come quelli “scientifico” e “letterario”, e nemmeno a considerare l’enorme impatto che alcune acquisizioni astronomiche hanno avuto sulla nostra psiche. Noi però non siamo separati dal cosmo e dalla natura in cui viviamo. Le nostre cellule lo sanno, e ci richiamano ad una nuova consapevolezza. [Leggi di più…]
Il Vuoto e il nichilismo come opportunità
Una delle esperienze più temute è quella del Vuoto.
Il Vuoto suscita spesso paura. Fuggiamo dal vuoto semplicemente perché le prime sensazioni che sorgono in noi quando non abbiamo nulla da fare, non sono sempre piacevoli. Se proviamo proprio ora a fermarci, anche in questa lettura, per pochi istanti, e a fare un elenco dei piccoli sentori che avvertiamo, è probabile corrispondano a piccole agitazioni, divagazioni, che ci fanno percepire con fastidio e una leggera insofferenza l’inattività, il Vuoto d’azione volontaria e di pensiero. [Leggi di più…]
Quale pensiero per un mondo nuovo? Al di là della separazione dall’altro e dalla natura
In questo articolo vorrei concentrarmi su un pensiero che si trova alla radice di molte concezioni errate sulla realtà. È il pensiero della separazione dagli altri e dal mondo. Molti pensieri, infatti, ci condizionano in modo inconsapevole. [Leggi di più…]
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