Ho sentito il bisogno, assieme a Luca, di realizzare un dialogo
nel quale parlare di quello che stiamo attraversando
come giovani generazioni.
Liberazione Interiore -> Trasformazione del Mondo
Ho sentito il bisogno, assieme a Luca, di realizzare un dialogo
nel quale parlare di quello che stiamo attraversando
come giovani generazioni.
Negli ultimi decenni stiamo assistendo a un passaggio decisivo da una società di tipo repressivo/coercitivo, centrata sulla dicotomia permesso/vietato, a una di tipo permissivo, la cui dialettica fondamentale è quella invece fra possibile e impossibile, fra funzionale e disfunzionale.
La nevrosi, intesa come conflitto fra pulsioni biologiche ed esigenze sociali, lascia il campo, fra le patologie del nostro tempo, alla depressione, quale sintomo sempre più diffuso di una costitutiva percezione di burnout e di deficit del soggetto, nei confronti dell’incremento di opportunità e di richieste del sistema.
Si illude infatti chi pensa che la fine della morale, quale forza capace di regolare i rapporti sociali, implichi l’esaurimento di ogni tipo di normatività generale. Quella che in modo più difficile da cogliere, quasi entrando nella nostra intima costituzione, vince invece come normatività in(conscia) nella società contemporanea, potremmo chiamarla individualistico/performante.
I.
Devo dirlo con molta franchezza, una delle cose che mi ha sorpreso di più in questi mesi di quarantena è stata la carenza culturale e spirituale delle nostre classi intellettuali. Una carenza non solo e non tanto di messaggi o di iniziative, ma proprio di una PRESENZA UMANA AUTOREVOLE capace di infondere speranza e di dare senso agli eventi unici di questa fase.
Questa d’altronde è la vera crisi del nostro tempo: la mancanza di figure guida in grado di illuminare i popoli, e di indicare la direzione evolutiva del progetto della nostra civiltà. Se il valore di una persona, o di una generazione, si giudica proprio nei momenti più difficili, direi che questa reclusione globale ha sancito definitivamente la debolezza e lo smarrimento in cui versano le istituzioni politiche e spirituali così come le menti filosofiche e scientifiche dominanti. [Leggi di più…]
Provate a immaginare di vivere in un mondo dove il 99% della ricchezza mondiale appartiene all’1% della popolazione. Provate poi a immaginare che questo 1%, grazie al suo potere economico e finanziario, sia in grado di decidere quali governi e quali persone possano arrivare al potere; tutto questo con il fine di realizzare politiche a vantaggio delle diseguaglianze, delle privatizzazioni e dello smantellamento dello stato sociale.
Provate poi a immaginare che questo 1% abbia in mano anche i mezzi di informazione, che cioè gestisca e controlli la cornice entro la quale viaggia il flusso di notizie; in questo modo perciò decide quali debbano essere date e in che modo debbano essere date. Come scrive Manuel Castells: [Leggi di più…]
I. Reset: ripensare l’umano durante la quarantena
Vorrei partire da un’affermazione personale:
anche in questa fase difficile, ambivalente, apocalittica per certi aspetti, ho fatto esperienza del fatto che la pratica spirituale può mutare lo stato delle cose.
Per pratica spirituale intendo quella dinamica di osservazione di sé e di connessione con la fonte dell’essere, che opera poi delle azioni concrete di riformulazione della vita comunitaria e politica. Dopo Cristo infatti, come dice Hoelderlin, Anche gli spirituali devono essere nel mondo. [Leggi di più…]
Credo che in questa situazione davvero difficile e complessa sia importante ricordarci che siamo sempre noi a conferire un significato alle esperienze che viviamo. Scrive George Kelly a questo proposito:
«Una persona può essere testimone di una ampia sequenza di episodi e, tuttavia, se non riesce a dare loro senso o aspetta che si siano conclusi prima di provare a ricostruirli, ottiene poco dall’esperienza di essere stato in prossimità di questi eventi mentre accadevano».[1] [Leggi di più…]
Quando Marco mi propose di lavorare a un progetto riguardante la sua biografia, la mia reazione fu un misto di gioia e di incertezza.
“Perché proprio io?” -mi chiedevo- “E sarò poi in grado di raccontare la vita di un uomo che mi ha cambiato la vita e che considero un maestro?”
Ho conosciuto Marco in un momento particolarmente decisivo della mia vita. Avevo vent’anni, e mi sentivo letteralmente perso. Il mondo attorno mi appariva insignificante, e compensavo in vari modi questo grande vuoto.
Poi una sera guardai una conferenza di Marco su Rimbaud, tenutasi nella biblioteca del Senato della Repubblica, e venni come folgorato. Da quel momento in poi me le guardai tutte quelle su YouTube, manco fosse una modella svedese!
E iniziai a leggermi i suoi libri. Era come se Marco mi stesse aprendo un mondo che sentivo di avere dentro, ma che non immaginavo potesse esistere. [Leggi di più…]
Uno degli elementi essenziali del lavoro culturale che svolgiamo in Darsi Pace consiste nel cercare delle sintesi poetiche all’interno della complessità del presente.
Si tratta di individuare, mediante il confronto con i filoni del sapere contemporaneo, quelle possibilità, quei punti di contatto grazie ai quali dare voce e vita all’esigenza del Nascente di prendere forma.
“Dialoghi nel presente” risponde proprio a questa necessità di parlare e incontrare alcuni autori del panorama psicologico, filosofico e spirituale, nel tentativo di elaborare un discorso pubblico, condiviso, rispetto ai processi di trasformazione della coscienza contemporanea. [Leggi di più…]
Trovare la forza dentro di noi per intraprendere azioni di trasformazione autentiche della realtà in cui viviamo è l’atto rivoluzionario.
Il grande pericolo infatti è quello di venire risucchiati e assorbiti da una accettazione passiva di questo sistema di mondo che sta andando verso la catastrofe. Conformismo rassegnato, magari colorito di sprazzi radical chic di denuncia del neoliberismo, di disimpegni per l’ambiente, di buoni propositi per l’anno venturo. [Leggi di più…]
Scrive Charlotte Joko Beck:
«Dalla nascita alla morte siamo afferrati da questi turbini di vento, che di fatto sono la realtà della vita: una tremenda energia in moto e in cambiamento. Il nostro scopo è quello del pilota: proteggere noi stessi e il nostro aereo. Non vogliamo rimanere dove siamo. Facciamo tutto il possibile per salvare la nostra vita e la struttura dell’aereo, per poter scampare all’uragano. (..)Come il primo pilota anche noi passiamo la vita intera a proteggerci. Più siamo impegnati a proteggerci dai colpi della situazione attuale e più stress sentiamo, più stiamo male e meno sperimentiamo davvero la vita. Ossessionati dal quadro dei comandi, che presto o tardi invariabilmente smetterà di funzionare, ci perdiamo il paesaggio. (..) Il nirvana non è trovare un luogo tranquillo dove rifugiarci per proteggerci da qualcosa o da qualcuno. È un illusione. Nessuna cosa al mondo ci darà mai protezione: non il compagno o la compagna, non le situazioni, e non i figli. Il maggior impegno della gente è profuso nel proteggere se stessi. Se passiamo la vita alla ricerca dell’occhio del ciclone, viviamo una vita inutile. Moriamo senza aver mai vissuto realmente».
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