Tanto per cominciare, a nessuno di noi è richiesto di darsi pace. Quando mai qualcuno ce lo chiede? Chi mai, tra le voci che ascoltiamo quotidianamente, è davvero interessato alla nostra pacificazione e guarigione autentica? … Noi invece crediamo che sia possibile e persino urgente darci pace. Noi, come umani, possiamo sempre darci pace, se solo impariamo a comprendere il linguaggio della pace, il senso della pace, che ci viene necessariamente da un piano di ascolto più profondo, più radicale del nostro essere.
Darsi pace si presenta anzitutto come una gentile offerta, un atto di misericordia e riguardo che si fa al genere umano del XXI secolo, il quale – lo abbiamo visto quest’anno in modo eclatante – è casomai indotto in tutti i modi a vivere in uno stato più o meno cosciente di disperazione, paura e isolamento. Darsi pace è quindi prima di tutto un luogo di libertà possibile da tante forme (soprattutto invisibili) di schiavitù, ossia un luogo di liberazione interiore, graduale, paziente, ma anche di accoglienza, in cui si inizia un’avventura di ricerca, di conoscenza e di crescita che, per chi se la sente, va avanti tutta la vita.
Ecco perché Darsi pace, nella sua vasta proposta trans-formativa, è anche un luogo estremo, in cui impariamo a confrontarci con i nostri scheletri nell’armadio, con le ombre nostre e della storia umana in genere, nutriti da una speranza di Salvezza raggiungibile a piccoli passi, di cui però si può fare esperienza già subito con semplici pratiche. [Leggi di più…]
Ricominciamo a darci pace>
Ripartenza o Rivoluzione?
La catastrofe mondiale del Covid, da molti punti di vista, non ha fatto altro che palesare ancor più apocalitticamente l’insufficienza radicale che sta alla base di tutte le istituzioni umane in questa fase della storia. La politica, l’economia, la scuola, la Chiesa, la cultura: ognuno di questi ambiti, proprio nel momento in cui si è iniziato a parlare tanto di “ripartenza”, ha manifestato la propria incapacità non solo di ripartire, ma di rispondere con categorie antropologiche anche solo minimamente adeguate ad una crisi di questa portata.
Tra gli allarmismi seriali, i facili slogan e le promesse di “ritorno alla normalità”, la verità è che non è stato nemmeno intavolato un reale discorso di senso, una interpretazione condivisa e convincente che colmasse quel terribile vuoto venutosi a creare anzitutto nell’anima delle persone. [Leggi di più…]
Il teatro e l’opera del Nascente
Il mio personale approdo a Darsi Pace, circa cinque anni fa, non fu casuale né calato dal nulla. L’intero pensiero e opera vivente di Marco Guzzi hanno significato sin da subito per me la possibilità di una presa a terra, il gentile e fertile Atterraggio di un Cielo estremamente luminoso che già aveva fatto irruzione nella mia vita alcuni anni prima, cambiandone il corso per sempre.
Era il dicembre 2012, proprio mentre girava la voce che dovesse finire il mondo, quando in effetti quello che fino a quel momento io avevo conosciuto come “mondo” morì una volta per tutte, dopo che già da un po’ era seriamente entrato in crisi. Due figure che per un periodo della loro vita furono realmente in comunione di spirito, Nietzsche e Wagner, piombarono nella mia vita con la forza di una rivelazione sconvolgente. Fu come un lampo nella notte, un’intuizione di Nuovo mondo che si affacciava per me in un buio catastrofico, che sembrava realmente privo di uscita. [Leggi di più…]
Reset: ricominciare dalla quarantena globale
Ormai è più di un mese che il mondo intero si trova in una situazione assolutamente inaudita. Una condizione che è indubbiamente di lutto, privazione, paura, ma che d’altra parte manifesta dei segni innegabilmente promettenti che fino a pochi mesi fa erano del tutto inimmaginabili.
Rob Jackson ad esempio, presidente del Global Carbon Project, ha di recente scritto: «Non sarei scioccato nel vedere un calo del 5% delle emissioni di CO2 quest’anno, qualcosa che non si vede dalla fine della seconda guerra mondiale. Né la caduta dell’Unione sovietica né le varie crisi petrolifere degli ultimi 50 anni hanno influenzato le emissioni come questa crisi».
La domanda petrolifera mondiale è in crollo vertiginoso, e in generale i rendimenti previsti dei combustibili fossili sono precipitati dal 20% al 6%, vale a dire in linea con quelli dell’eolico e del solare. Qualcosa di unico, che non si sarebbe mai e poi mai verificato spontaneamente. Come ha dichiarato Kingsmill Bond, analista di Carbon Tracker, «questo significa che quasi sicuramente il picco delle emissioni è stato raggiunto nel 2019, e forse anche quello dei combustibili fossili. È ancora possibile una nuova impennata nel 2022, ma sarà di breve durata e poi comincerà una discesa inarrestabile». [Leggi di più…]
Dal deserto globale. Uno sguardo.
In questo difficile tempo quaresimale, il mistero spirituale del deserto sembra essere divenuto improvvisamente la drammatica realtà quotidiana di gran parte del pianeta. Osservare le nostre città, le più grandi metropoli del mondo letteralmente svuotate da una settimana all’altra, sotto un sole insistente e già primaverile, risveglia in noi tutti un’inquietudine direi ancestrale, più profonda e più complessa della semplice paura del vuoto. Ci sentiamo in qualche modo in gabbia, in pericolo, ci sentiamo fondamentalmente impotenti di fronte ad una condizione incerta, che sembra prendere in poco tempo vie imprevedibili, tra una visione catastrofica e una troppo blanda o confusa che ci viene ininterrottamente trasmessa dai mezzi di informazione.
La paura c’è. O quantomeno il disagio, la preoccupazione, la forte ricaduta economico-sociale, e finché l’emergenza continuerà non possiamo fare altro che imparare a conviverci. [Leggi di più…]
Lavorare creativa-mente
Osservando le dinamiche antropologiche di quella che conosciamo come età industriale (che va più o meno dal 1789 al 1989), possiamo notare alcuni paradossi di fondo. L’emancipazione sociale e morale della donna ad esempio non è stata un processo puramente spontaneo, ma è stata favorita indirettamente, nella prima parte del Novecento, da entrambe le guerre mondiali, ossia da quell’assenza fisica degli uomini dall’industria e dalla vita civile, che ha reso necessario l’impiego delle donne in quelle che fino a poco prima erano mansioni o professioni esclusivamente maschili. Una cosa molto simile sta accadendo oggi a fronte della svolta post-industriale e della terziarizzazione generale della società. Sociologi ed economisti sono ormai concordi nell’asserire, come fa anche Domenico De Masi nel suo libro del 2016, che oggi stanno iniziando ad imporsi in modo imprevedibile «valori che la società industriale aveva messo in secondo piano: l’intellettualizzazione di tutte le nostra attività, la creatività, l’emotività, la soggettività, l’etica, l’estetica, la femminilizzazione, la destrutturazione del tempo e dello spazio» (Lavoro 2025, pag. 41). In entrambi i casi infatti questo effetto inatteso e decostruttivo emerge proprio dall’esasperazione di due dei caratteri fondamentali della vecchia civilizzazione industriale: il primo è la guerra come impresa imperialistica essenzialmente maschile, sulla base della quale tutte le identità patriarcali si erano consolidate; il secondo è l’incremento illimitato del potenziale tecnologico, finalizzato al controllo sempre più totale sulla natura e sul pianeta. [Leggi di più…]
Tecnologia apocalittica:
Alle soglie del nuovo decennio
Tutti ormai ci accorgiamo che c’è qualcosa di acefalo, di cieco, di pazzo o comunque di fortemente ambiguo nell’attuale sviluppo tecnologico. Sempre più spesso ci sentiamo raccontare dello straordinario progresso del digitale, dell’intelligenza artificiale e della realtà virtuale; da quasi un ventennio d’altra parte si è cominciato a parlare seriamente di Singolarità tecnologica, ossia un preciso momento storico (che dovrebbe arrivare prima del 2050) in cui l’intelligenza delle macchine oltrepasserà quella degli umani, rendendo possibili i più distopici scenari hollywoodiani. In maniera esponenziale alla nostra dipendenza quotidiana dall’universo tecnologico crescono infatti anche gli allarmi e i pericoli – più o meno sottaciuti – che un simile sviluppo incontrollato può comportare per il corpo e per la mente umana (si pensi ad esempio all’attuale dibattito sui rischi del 5G).
In effetti le odierne tecnologie sono sempre più sofisticate, inaudite e di fatto misteriose, tutt’altro che meri “strumenti” nelle nostre mani, ma anzi, noi stessi finiamo casomai per essere strumentalizzati e inibiti dalle nostre strane creazioni. D’altro canto la profonda paradossalità del progresso tecnico e dei sui effetti è stata un tema centrale del pensiero occidentale fin dalla prima svolta industriale. Oggi, pur essendo noi alle soglie del terzo decennio del XXI secolo e nonostante la catastrofica implosione novecentesca delle ideologie scientistiche e positivistiche, assistiamo ad un amplificarsi di questa doppia lama, che proprio ora manifesta come mai prima il suo carattere apocalittico e ultimativo, di vero e proprio punto di non ritorno della civiltà. L’aspetto più inquietante della tecnica è appunto il suo apparente autonomizzarsi dall’uomo, il suo procedere ciecamente, senza che nessuno sappia perché, come, verso dove e fino a quando si accresca. [Leggi di più…]
Reimparare a fare la Storia
Una situazione paradossale del nostro tempo, a ben vedere, riguarda molto da vicino ciò che chiamiamo “storia”. Da un lato la storia sembra essere ovunque: ogni fenomeno del mondo è storicizzato, archiviato, cronologicamente compreso e spiegato, con metodi storiografici sempre più sottili e rigorosi. Attraverso il progresso scientifico inoltre, non solo oggi disponiamo di una narrazione storica (e preistorica) sulla specie umana infinitamente più vasta e complessa di quella che ci si poteva immaginare due secoli fa, ma conosciamo persino l’età complessiva dell’universo, e siamo in grado – per la prima volta – di avere un’idea abbastanza esatta dell’intera sua evoluzione. Da molti punti di vista dunque potremmo dire di trovarci nella società più ricca di storia mai esistita.
Dall’altro lato, tuttavia, sembra vero anche il contrario. Come già capiva Nietzsche alla fine dell’Ottocento, la storicizzazione sistematica del mondo ci sta in realtà misteriosamente privando dell’autentico senso del tempo storico, che è assolutamente indispensabile all’uomo per poter progettare ognora un futuro auspicabile per sé e per la terra. Sappiamo tutto di tutto, ogni “fatto” storico per come è veramente o probabilmente accaduto, e guai a mettere in discussione la storicità del reale. Nel frattempo nessuno si domanda – anche solo per sbaglio – il perché, il senso ultimo e misterioso degli eventi storici e del come mai siano andati in un modo piuttosto che in un altro. [Leggi di più…]
RICOMINCIAR-SI
(Imparando a Darsi Pace)
Ricordo ancora molto bene la prima volta che sentii parlare di questi gruppi. Il fatto che Marco li definisse “iniziatici” mi fece immediatamente pensare a qualcosa come un circolo segreto, magari con costumi cavallereschi e spade per compiere sacri giuramenti. Inutile dire che in quel periodo, quando nutrivo sincero fascino per simili scenari, il mio animo non era molto in pace. [Leggi di più…]
Di parole in attesa
Siamo abituati a vivere immersi in un mondo di parole spesso nocive, ostili o anche monotone. Parole che vengono da molti luoghi e contesti, ma che plasmano quotidianamente e continuamente il nostro sentire, ossia il Senso entro cui facciamo esperienza di tutte le cose e della vita stessa.
Parole smorte e inerti creano quindi un mondo morto e inerte. Parole di vita al contrario generano un mondo vivente e profondamente affascinante.
Questa è la prima lezione da reimparare: le parole fanno mondo.
A seconda dei discorsi e dei sistemi di parole cui prestiamo ascolto, avremo una forma incarnata del mondo piuttosto che un’altra. Le parole danno Senso, sono il Senso del nostro stesso esistere.
Tutto allora dipende da quali parole vogliamo ascoltare. [Leggi di più…]
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