A me sembra che le condizioni di vita di questo tempo senza precedenti proiettino come su un palcoscenico aspetti di noi già presenti prima ma poco visibili e non riconosciuti.
T. S. Eliot ha un termine molto efficace per indicare questo fenomeno : correlativo oggettivo, ossia un oggetto o una situazione che diviene formula e immagine di una particolare condizione emotiva.
Prendiamo il cosiddetto distanziamento sociale.
Non sta mettendo allo scoperto lo stato di separazione e di isolamento dagli altri in cui normalmente viviamo? A dispetto di tutte le apparenze e le storie che ci raccontiamo. Fanno testo le foto “virali” di persone sedute insieme al tavolo di un ristorante mentre armeggiano ognuno sul suo telefonino.
Le nostre effusioni, il nostro stare assieme sono spesso di superficie.
La prossimità fisica delle movida, degli stadi, delle discoteche spesso nasconde una disperata solitudine e una angosciante incapacità di entrare in vera intimità col nostro prossimo.
Quante volte ci siamo sentiti soli anche in famiglia, in mezzo agli amici, ai colleghi, ai compagni di scuola, in una chiesa affollata.
Paradossalmente, anche la sessualità – che più vicini di così non si potrebbe – non ci unisce nella maggior parte dei casi. Quando sono solo i corpi che si spogliano. [Leggi di più…]
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