Il monachesimo storicamente è nato per poter vivere in modo radicale il messaggio del Vangelo dopo che l’impero romano, con Costantino, smise di perseguitare la nuova fede. Naturalmente, il monachesimo c’era anche prima di Costantino: però dopo il 313 divenne una scelta di uno stile di vita che differenziava il monaco da tutti coloro che rimanevano a vivere “nel mondo”. I monaci dunque andavano a cercare luoghi estremi per poter vivere la loro rinuncia al mondo e la loro adesione radicale al Cristo. Poi il monachesimo, da Sant’Antonio in poi, ha avuto diverse trasformazioni e una lunga storia che qui non trattiamo. [Leggi di più…]
Sacerdozio e ministero
Nello “Studio del mese” del numero 8 della rivista il Regno del 15 Aprile 2024 (pp. 258-269), viene riportato uno scritto di p. Francesco Rossi de Gasperis SJ (1926-2024). Con questo padre gesuita ho avuto la fortuna di condividere nel lontano 1997 un mese a Gerusalemme a studiare le radici ebraiche del cristianesimo, di cui p. de Gasperis era un profondo esperto e ricercatore.
In questo articolo, che cercherò di sintetizzare, parla del rapporto fra sacerdozio e ministero, a partire dai testi del Nuovo Testamento. Mi sono sembrate ottime riflessioni anche per noi che oggi parliamo di come “smaschilizzare la chiesa”, espressione infelice a mio parere ma comunque efficace. [Leggi di più…]
San Tommaso d’Aquino e il Vedanta
Molto spesso, nei corsi di storia della filosofia delle scuole superiori (all’università non so, ma credo che il discorso non sia del tutto diverso!), una volta compiuta col neoplatonismo la filosofia classica si passa direttamente all’umanesimo e alla modernità. I mille e più anni di filosofia medievale si scorrono velocemente, avendo il pregiudizio che la filosofia cristiana abbia contribuito poco al movimento del pensiero: c’è un po’ l’idea che i filosofi cristiani da una parte sono dei meri ripetitori dei filosofi classici (per esempio, Sant’Agostino per Platone e San Tommaso d’Aquino per Aristotele…) e dall’altra sono “contaminati” nel loro pensiero dalla rivelazione cristiana e dunque non possono parlare in nome della pura ragione umana. Questa è chiaramente una posizione abbastanza umiliante per un pensiero umano che pretenda il diritto di chiamarsi così. Prima di tutto perchè non è vero che i filosofi cristiani si sono limitati a ripetere i filosofi classici: non c’è concetto o idea infatti che non abbia subito, nel pensiero cristiano, un profondo mutamento. Basterebbe pensare alla nozione di “persona” che nell’ambito classico non era nemmeno una nozione filosofica e che, grazie al pensiero cristiano, diventa in occidente il fondamento dell’etica e del diritto (se qualcuno volesse approfondire potrebbe leggere di Etienne Gilson, Lo spirito della filosofia medievale, Morcelliana). Oltre a ciò non si dà mai che la ragione umana pensi in modo “puro”, cioè senza riferirsi ad altri saperi: sempre la filosofia ha dialogato con le altre scienze, con l’arte, con la tecnica umana. Non si vede perchè, distinguendo bene i campi e gli ambiti, non possa dialogare anche con la teologia.
Comunque di solito questa parte della filosofia medievale viene saltata, per le più svariate ragioni.
Verso l’incorruttibilità…
Come mai non c’è una sola realtà fra le cose create che possa soddisfare il cuore dell’uomo?
Questa constatazione, di tutte le tradizioni spirituali e di pensiero serie, dice molte cose sulle realtà create e sul cuore dell’uomo.
Sulle realtà create: tutto ciò che c’è in questo cosmo, dal pulviscolo alle stelle, è destinato a passare. Tutto ha un inizio, una durata e una fine. È la legge dell’entropia. Siamo dentro a processi e a processi di processi in cui ogni forma viene sgretolata e trans-formata per poi risgretolarsi di nuovo.
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L’estrema redenzione
La storia dell’umanità, come sappiamo, è una prospettiva peculiare all’occidente ispirato dal cristianesimo. Noi occidentali siamo abituati a fare la storia di tutto: questo perchè, consapevoli o meno, siamo innestati dentro una “storia della salvezza” di cui la tradizione giudaico-cristiana è, appunto, la testimone.
Solo questa storia della salvezza biblica ci rivela che le vicende dell’umanità si dispiegano attraverso un ritmo fatto di cadute dell’uomo e di redenzione attuata da Dio. Io credo che possiamo rilevare 4 cadute fondamentali dell’uomo con i conseguenti 4 atti redentivi di Dio.
IL FALLIMENTO STORICO DEL CRISTIANESIMO
“La presente enciclica Mysterium iniquitatis svolge gli argomenti scritturali e le testimonianze tradizionali in base ai quali, a partire dalla più volte citata profezia paolina sulla trasformazione del tempio di Dio in sede dell’apostasia anticristica, definisco solennemente nei seguenti termini il dogma del fallimento del cristianesimo nella storia del mondo.
La chiesa di Cristo, che è suo corpo (cfr. Ef 1,23), deve seguire la sorte di Gesù Cristo che ne è il capo (cfr. Ef 1,22), deve cioè seguirlo nella morte, e come lui essere crocifissa nel mondo”. [Leggi di più…]
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