Assumiamo una posizione comoda, eretta, e rilassata, e lasciamo che la serena attenzione al respiro plachi progressivamente il rumoreggiare dei nostri pensieri e delle nostre emozioni. Accompagniamo, come di consueto, l’inspiro con l’attitudine interiore del sorriso, e l’espiro con quella dell’abbandonarci: sorrido/ mi abbandono. Non lasciamo che queste restino semplici parole automaticamente ripetute, bensì rilanciamo ad ogni inspiro la nostra disposizione al sorriso accogliente, alla dilatazione interiore, e ad ogni espiro abbandoniamoci un po’ di più nel nostro abbandonarci, nel nostro non trattenere, nel nostro lasciar andare, lasciar scorrere via.
Terza Meditazione: Chi sono io nel perfetto perdono
Seconda Meditazione: il mio io è aperto all’infinito
Ora avviamo la nostra seconda meditazione, seguendo i medesimi passi iniziali indicati già nella prima. Qui noi non li ripeteremo con la stessa precisione, ma è necessario riattraversare ogni volta i singoli stadi del processo meditativo, realizzandoli nella loro successione organica. Dobbiamo cioè imparare a distinguere con cura la rappresentazione puramente mentale di questi stati dalla loro realizzazione concreta come progressiva mutazione della nostra forma mentis. |
PRIMA MEDITAZIONE – FLUIDIFICHIAMO LA NOSTRA MENTE
Il lavoro trasformativo autentico implica, ogni volta che lo si intraprende (e quindi ogni giorno o più volte al giorno), una fase preparatoria, e cioè una preventiva fluidificazione della sostanza della nostra anima, che è invece ordinariamente contratta e indurita, in quanto solo ciò che venga reso almeno in parte malleabile può poi essere riplasmato. Inoltre la penetrazione entro le dimensioni più profonde del nostro essere non può che essere graduale ed in un certo senso preparata.
La coscienza del corpo
Mi è capitato in questi giorni tra le mani un libro che lessi alcuni anni fa: “Bioenergetica” di Alexander Lowen. Allievo dello psicanalista Wilhelm Reich, nel corso della pratica terapeutica con i suoi pazienti Lowen mise a punto una serie di esercizi fisici volti a ri-percepire il proprio corpo dall’interno e nel suo rapporto con lo spazio, portando ad un maggiore rilassamento, una migliore espressività e fiducia in sé stessi.
A volte si tratta di gesti lenti e misurati, altre volte energici. Ma sempre basati su una forte e intima connessione con il proprio corpo e con il suolo che lo sostiene. È stata Infatti una delle prime tecniche in Occidente a parlare di Grounding (radicamento). [Leggi di più…]
Meditazione
Iniziamo come sempre il nostro incontro, facendo spazio interiore, dilatando la nostra interiorità, perfezioniamo la postura nella sua verticalità, impariamo lentamente il gesto dell’abbandono. Sono questi piccoli, ma accurati movimenti interiori iniziali, che ci aiutano a dilatare gli spazi. Spesso gli spazi interiori sono angusti ed è questa angustia che ci angoscia, questo senso, a volte soffocato e segreto di costrizione, di strettezza, “angst” in tedesco, appunto angustia. Sorridere nell’inspiro vuol dire accogliere anche l’angustia in uno spazio che però si dilata. [Leggi di più…]
Meditazione – Il risveglio del cuore
Verticalità nella morbida consapevolezza che diventa sfondo infinito. Mi verticalizzo nell’inspiro e lascio scendere nel peso del corpo nell’espiro, cioè muovo delicatamente il mio corpo, percependo il movimento dall’interno. E lo percepisco attraverso una consapevolezza morbida. L’espiro scende e io ne seguo lo scendere abbandonandomi nella discesa, senza forzare nulla, senza pretendere nulla, seguo l’espiro che scende per sua natura.
PerdonarSi e RiconciliarSi
Negli ultimi mesi mi sono ritrovato a riflettere sul perdono. Ho ri-letto il libro Perdonarsi che viene utilizzato durante il percorso Darsi Pace per verificare l’azione proposta dal titolo, sì perché Perdonar-SI (e non Perdona-RE) mi provocava all’inizio fastidio e scarsa comprensione.
Siamo anche su