Il 20 marzo 2003 scoppiava la guerra in Iraq. La cosiddetta seconda guerra del Golfo.
La televisione trasmetteva in diretta, minuto per minuto, gli eventi.
Quei primi colpi, lanciati da lontano, nel buio, potevano sembrare fuochi d’artificio.
Se non fosse che andavano a colpire case strade villaggi abitati da persone fatte di carne, sangue, cellule ed ossa.
E fatte ad immagine di Dio.
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Come darsi pace, se intorno a noi c’è guerra?
“Per costruire la pace bisogna cambiare cultura; e tutti sappiamo che i
cambi di cultura sono lenti e difficili. Perché cambiare cultura significa
cambiare mentalità.
Nella Bibbia questo cambiamento si chiama: conversione. E convertirsi e’
l’atto supremo dell’uomo.
Non e’ per questa cultura di pace che tu perdi la faccia. Tu perdi la
faccia, facendo la guerra. Se in questo momento di guerra (del Golfo
Persico, gennaio 1991) un uomo, di qualsiasi cultura o paese, dicesse:
Abbiamo sbagliato, torniamo indietro, questi sarebbe il piu’ grande di
tutti, chiunque egli sia. Ma per fare questo ci vuole il miracolo. Comunque
noi crediamo anche nei miracoli”.
David Maria Turoldo, “La guerra, sconfitta di Dio”, [Leggi di più…]
Tempo di Quaresima: distacco e unione, Jean Guitton.
C’è nel Vangelo una parola molto profonda, quando Gesù dice: “Cercate anzitutto il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutto il resto vi sarà donato in sovrappiù.”
E’ quel che realizzano migliaia di religiosi e religiose in giro per il mondo appresso agli umili, agli ultimi, dei quali mai nessuno parla.
Ma è una cosa che riguarda anche noi, specie in questo tempo propizio di Quaresima. Un distacco dai bisogni e dall’egocentrismo, dalla pervicace, maniacale ossessione che rivolgiamo a noi stessi, che difficilmente può portarci lontano, difficilmente può portarci a percepire un Senso dentro il mistero nel quale siamo calati.
Ma come realizzare questo distacco, come arrivarci concretamente ?
Questa era la formula – ammesso che ne esista una, perché si tratta di un lavoro iniziatico, continuo, che dura tutta la vita – suggerita da Jean Guitton, il grande filosofo e scrittore francese, morto nel 1999 a quasi cento anni d’età:
Essere ricordati per…………
Il Ministro per le Minoranze Religiose del Pakistan Shahbaz Bhatti è stato ucciso il 2 marzo 2011 a Islamabad con 35 colpi di arma da fuoco.
La causa dell’agguato che gli è costato la vita riguarda il suo impegno a tutela delle minoranze religiose e che, da ultimo, l’aveva visto in prima fila per la liberazione di Asia Bibi, la donna condannata a morte per blasfemia.
Camminando verso Pasqua
Ci vuole una buona ragione per mettersi in viaggio. Senza meta non si va da nessuna parte. E’ il traguardo infatti a motivare il primo passo. E il desiderio di giungervi spinge lungo il percorso, permettendoci di affrontare fatiche e rischi. Ciò vale per ogni cammino, anche per quello “spirituale”, dove il nostro spirito è chiamato a scuotersi dalla paralisi. Cioè, ad uscire fuori dall’egoismo che ci seppellisce vivi.
Siamo cristianamente “viventi” in misura della partecipazione alla Croce di Cristo, sempre da aggiornare se non vogliamo finire in vicoli ciechi. A raddrizzare il passo, ogni anno, provvede la Quaresima esortando ad abbandonare i soliti giri dell’oca, non evangelici, che ci impediscono di imboccare la direzione giusta per far pasqua con Gesù. [Leggi di più…]
Come si descrive il male?
Da lettore e da scrittore spesso mi chiedo se ci sia un limite alla rappresentazione del Male; e se sì, dove tale limite possa situarsi.
L’interrogativo è pertinente in un tempo come il nostro, ove la cronaca assume i contorni dell’orrore di pari passo a una cultura che rimuove la presenza della morte. In un certo senso assistiamo a un movimento duplice e contraddittorio: 1) la morte non esiste; 2) esiste una cronaca della morte (buon ultimi, i casi mediaticamente ossessivi di Sara e Yara).
Una dinamica del genere procura sofferenze spirituali profonde e spesso, temo, inconsapevoli; e credo che tale fenomeno riguardi più o meno tutti noi.
In tale scenario qual è il compito della letteratura? Quale il suo potere? Ha ancora senso parlare a proposito d’un’opera letteraria di catarsi, come faceva Aristotele? Ne ha meno di prima? Ne ha più di prima? [Leggi di più…]
Il Mondo In Un Tempo Esponenziale
Sempre di più le relazioni e con esse le parole, abitano questo enorme ecosistema che chiamiamo Rete.
Una Rete di persone sempre più grande e indefinibile. Un mondo di relazioni dove tutto avviene e si consuma in un tempo esponenziale, dove gli eventi che si susseguono sono sempre di più dipendenti e interdipendenti.
Il video che vi propongo è la storia di questo tempo raccontata con i numeri. Perché rifletterci di nuovo? [Leggi di più…]
Cercasi parole di vita
Il caso vuole che sia qui a preparare il post proprio dopo aver rivissuto ( vedendo il video ) la mia testimonianza all’incontro di presentazione dei corsi DarsiPace .
Come sempre criticissimi con noi stessi ( almeno per me è così ) scopriamo tante cose che potevamo dire o fare meglio ma va bene così, buona la prima .
Una riflessione mi preme però condividerla con voi :
un tesoro immenso che DarsiPace mi ha regalato è senza dubbio la parola viva .
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Il fondamento legittimo di ogni morale – Simone Weil.
L’attenzione è una qualità umana (sempre più rara, visti i sempre nuovi e pressanti motivi di dis-trazione) e cristiana. Fa infatti parte della cura per l’altro, si riferisce cioè più esattamente alla cura di un altro essere umano,all’ascolto di lui/lei – e quindi alla fratellanza – che in qualche caso autenticopuò portare all’aiuto risolutivo, cioè ad un intervento di guarigione.
Di questo parla, la lettera che pubblico oggi, scritta da Simone Weil a Joe Bousquet nel 1942, un anno prima di morire. Bisogna leggerla con attenzione, appunto. Come tutte le cose scritte da Simone, contiene un tesoro che si svela mano a mano, che rivela sempre ulteriori profondità.
Inserisco la lettera in una doppia versione – video, e nella trascrizione letterale.
Mi ha profondamente commossa constatare che ha dedicato una viva attenzione alle poche pagine che le ho mostrato.
Quei divorziati che hanno ritrovato l’amore, per la Chiesa peggio degli assassini
Sono i peccatori mortali senza speranza e senza appello. Quelli a cui sarà negata per sempre la comunione. Quelli che non potranno mai essere assolti da nessuno. Quelli a cui qualche prete ha negato persino i funerali religiosi. O il battesimo per i loro figli. Chi sono queste figure spregevoli che la Chiesa inchioda a una condanna più severa di quella riservata agli assassini, ai mafiosi o ai pedofili? Sono i cattolici divorziati che hanno deciso di ricostruire la loro vita con un nuovo amore.
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