Per tornare a casa, nel luogo della mia più intima verità, faccio tacere la mente e mi pongo in ascolto: pronuncio le parole che avevo dimenticato, ravvivo le immagini che si erano spente.
Dai centri più profondi salgono armonie segrete che mi rivelano una nuova parola, oltre quello che pensavo di sapere, una parola di abbandono e di affidamento che segna la mia resa definitiva: vieni a salvarmi, tienimi, nel cuore che si arrende!
Allora anche il peccato, l’abiezione più nera, portata fino al fondo del proprio capovolgimento, diventa sorgente, fonte di rigenerazione.
Irrompono le acque, irrompe una nuova sorprendente visione: terra, mare mediterraneo, crocevia di popoli e di civiltà, la storia dell’uomo riassunta in quest’attimo di fulminea consapevolezza.
Nel lampo che racchiude tutto il tempo si realizza la mia liberazione: io sono più della storia della mia vita, più della vita del pianeta!
Gerusalemme è il simbolo di questo spazio cosmico di eternità: la “città spirituale”, luogo di Dio, visione di quella pace “che è più sublime di ogni comprensione e che protegge i nostri cuori” (Evagrio Pontico).
Gerusalemme libera davvero, al di là delle guerre interne ed esterne, delle crociate combattute nel suo nome.
La poesia scelta per questo post è quella che ha dato il nome alla rubrica ‘Stando in ascolto’, una serie di testi poetici letti dall’autore, che vi invito a riascoltare se avrete tempo e voglia (basta cliccare in home page alla sezione ‘Video’ e poi il link ‘Stando in ascolto’: fino ad ora sono stati pubblicati undici post).
E’ un modo molto efficace e bello per sintonizzarsi su frequenze emotive sottili, più aderenti alla verità della vita.
In particolare la ripetizione di certi versi ha un potere terapeutico straordinario nei seguenti casi:
-
per rimettere in circolazione energie inconsce bloccate quando capita di trovarsi in uno stato di apatia, di accidia, di noia per la vita;
-
per ammorbidire la sostanza dell’anima, quando il cuore è duro, di pietra, insensibile;
-
per riequilibrare il mondo interiore nei casi di tempeste emotive e di energie in eccesso;
-
per sperimentare concretamente i passaggi dai vari stati dell’io – così come li studiamo nei gruppi “Darsi Pace”: dall’io egoico all’io in conversione, dall’io in relazione fino all’io vero;
-
per pregare: le parole ispirate scendono nella carne, rianimando i linguaggi della fede; imprimono nuovi slanci, ravvivano il desiderio che venga il Regno di Dio in noi e nel mondo.
Chiaramente si tratta ogni volta di trovare le poesie giuste, ma procedendo nella lettura, se ne trova sempre qualcuna che fa al caso nostro: un’illuminazione!
Buon Natale a tutti!
Tornando ho pronunciato tutti i nomi,
negli occhi ho ravvivato i quadri spenti
stando in ascolto:
salivano gli accordi dalle sfere
più interne dei loro colori
e una parola
nuova mi sovvenne: tienimi
nel cuore che si arrende.
(Così ogni scandalo
scavò una sorgente).
Vieni, dicevo apertamente,
e il faro
aprì la mia montagna
d’acqua, la mia ruota,
e vidi:
Terra! gridai,
d’amore!
Mediterraneo eterno e salutare!
Gerusalemme, Gerusalemme,
Gerusalemme, in fine liberata!
Marco Guzzi, Il Giorno, 1988
Foto: A.Maiocco, G.Monti, Flickr.com.
Siamo anche su