Qualche tempo fa su Facebook ho avuto uno scambio di opinioni con Renato (che ho conosciuto su questo blog) sul significato che si attribuisce all’espressione “stare in Rete“. Tema che ciclicamente riaffiora ovunque e che discutiamo anche come redazione e associazione.
Renato insegna in un liceo quindi è stato quasi naturale domandarci cosa ne pensano i suoi studenti … La conversazione (su Facebook) si conclude con questo punto interrogativo nelle nostre teste
Dopo qualche giorno mi invia un messaggio comunicandomi che aveva coinvolto direttamente i suoi studenti rilanciando il tema non in classe ma direttamente nel luogo della conversazione .. in rete e precisamente su Facebook.
Il risultato è bello e interessante. Ve lo condivido dopo la loro approvazione.
Cominciamo prima con le domande del Prof Renato!
Cosa ci spinge a stare in Rete? Cosa proviamo, cerchiamo, offriamo, quando ci colleghiamo al mondo?
La Rete potrebbe essere lo “specchio” del mondo? Oppure è un luogo del tutto immaginario, o falso, o ludico?
E che tipo di relazioni consente di instaurare questa forma di “incontro”?
E quando “scriviamo” su queste pagine immateriali, ci sentiamo o no “responsabili” delle nostre parole? Ne avvertiamo il peso, la necessità, l’insufficienza, l’inconsistenza, la paternità/maternità? Che significa, insomma, “essere” in Rete?
Siamo proprio sicuri che non si possa essere “veri” anche in uno spazio come Facebook?
Da chi dipende se non da noi, da quello che desideriamo mettere in gioco?
Come riuscire a non “fare massa”, ma a districarci e recuperare e approfondire la nostra sana “differenza”.
Credo che se davvero lo desideriamo anche la massa di Facebook possa sgomitolarsi e riannodarsi in forme sempre nuove e vitali. O no?
Comincia la conversazione. Parola a voi
… poi agli studenti (con post ad hoc)!
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