Antonio e Giulia: vicini alla presenza del mondo
Testimonianza di Maria Teresa
Sono non credente ma qui ho trovato una via di liberazione.
La viola d’amore
Quadri di Alessandro Guzzi – Testo di Marco Guzzi
Lo sguardo incantato della ragazza alla finestra è quello dell’anima aperta all’ascolto, capace di reale abbandono al mistero abissale che la abita.
Questo mistero si sgrana nei quadri di Alessandro, che narrano le fasi del cammino iniziatico, alla ricerca dell’unione spirituale con la verità delle cose, con il senso del tutto: una integrità che nasce dall’intimità progressiva con parti di sé che languivano dimenticate nelle profondità dell’inconscio.
L’universo interiore si popola di presenze benevole che assecondano gli aneliti dell’anima e accompagnano, vegliando, lo schiudersi della nuova vita.
Il ritrovamento dell’anello d’oro caduto nelle acque del lago è pegno di nuovi tesori, e promessa di nuovi miracoli.
Il miracolo accade sempre in un momento determinato: avviene ad una certa ora di un giorno preciso, in un mese, in un anno della mia concreta storia umana.
Il tempo si concentra in questo istante e, nonostante tutti i limiti che sperimento, sento irrompere in esso un raggio di eternità: si apre uno spiraglio di salvezza.
Mi aggrappo, mi appoggio a qualcosa, ad una musica da fuori, che mi solleva dalla cappa mortale che mi stringe.
E’ la mia unica libertà: affidare tutta l’angoscia e la disperazione alla cura di un’armonia rivelata che non posso produrre da sola.
Tu vieni a liberarmi.
La tua presenza è la mia gioia: così mi risani, sussurrando parole di tenerezza e promettendo di musicare la mia vita per accordi sempre più sottili.
LA VIOLA D‘AMORE
Ore 18 e 20. Domenica
Ventisei luglio 1992. In casa
Trenta gradi. In testa
Un chiodo. Vige
La cappa in cielo. L’afa
Aggrava la terra.
Ascolto Bach:
Le sonate per liuto, e la mia gioia
Sei tu, presente.
“ Tu sei la mia cantata, ti musicherò
A due, a tre
Voci, ti strumenterò
Per il pensiero
Più vibrato, oh mia dolcissima
Viola”.
Marco Guzzi, Preparativi alla vita terrena, 2002
Miracoli e dogmi di fede? Ce li spiegherà la scienza.
Chi ha visto serie televisive come Lost o Fringe la domanda se la deve essere fatta: sarà possibile, prima o poi, spiegare con gli strumenti della scienza i misteri insondabili della metafisica? Sarà possibile, prima o poi, creare macchine, protocolli, sistemi per penetrare e magari riprodurre i misteri della nostra fede? Uscirà, prima o poi, un modello matematico per definire i miracoli, la nascita da una vergine, la resurrezione dei morti?
Tra scienze razionali e credo religioso c’è una lunga storia di conflitto e incomprensioni. E oggi, a leggere molti dei libri di successo in circolazione, sembra quasi che nessuna teologia possa frenare l’avanzata della tecnica. Ma proprio dalle file degli scienziati, in genere poco propensi ad aprire orizzonti spirituali nei loro lavori, esce un pensatore di grande originalità: si chiama Frank J. Tipler, insegna fisica matematica alla Tulane University di New Orleans e ha pubblicato di recente il libro “La fisica del cristianesimo” (Mondadori editore).
Cos’ha di speciale Tipler? Che, dopo aver passato in rassegna secoli di scritti e dibattiti, si è reso conto come in tutto lo scontro tra scienza e religione nessuno abbia mai condotto una seria ricerca scientifica sulle affermazioni e le credenze del cristianesimo: gli scienziati troppo sbrigativi nel definire favole le pagine della Bibbia, i teologi troppo assorti nella difesa dei dogmi di fede a prescindere dalla ragione. E allora ci ha pensato lui, Tipler, a fare un po’ di confronti. Nella “Fisica del cristianesimo” presenta proprio i risultati del suo studio per dimostrare che nulla nella dottrina cristiana e nel racconto biblico è incompatibile con le leggi della fisica moderna. Studio pioneristico, ammette lui stesso. Imperfetto. In certi casi, per chi legge, carico di disorientamento e non sempre facile da capire. Ma per gli animi curiosi, per gli spiriti in ricerca, le pagine di Tipler suoneranno comunque cariche di suggestioni, di richiami e di stimoli. Dice il fisico americano che l’esistenza del Dio di ebrei e cristiani, la Causa prima dell’universo, non contraddice nessuna legge di natura. Al contrario, sono gli stessi fisici che oggi ipotizzano la presenza di una Singolarità cosmologica, ossia di un inizio non causato del cosmo. E poi, capitolo dopo capitolo, ecco una giustificazione scientifica per episodi come le guarigioni e le resurrezioni operati da Gesù, per la verginità di Maria, per l’incarnazione del Figlio dell’Uomo, per la resurrezione dei morti. Tutto secondo Tipler, che attinge a piene mani nel mondo della quantistica, della genetica e delle scienze informatiche, è fisicamente realistico.
Persino gli assunti che sembrano più implausibili dal punto di vista scientifico, sostiene lo scienziato di New Orleans, si fondano o possono fondarsi su leggi fisiche certe e possono trovare conferma nei più recenti studi di laboratorio. Rivolto ai lettori cristiani e non solo, “La fisica del cristianesimo” è un libro importante, destinato a gettare un ponte tra le nuove prospettive della scienza e le menti più aperte della teologia.
M.C.
Testimonianza di Gabriella: Così ho imparato a dire di no
Piccoli passi di sapienza feriale 2
Poesia quanto basta, sobrietà e compassione
Se desidero che nella mia vita soffi l’impercettibile soffio della libertà ho da preparare tutti i giorni una dimora sufficientemente sgombra da ciò che è inutile e sufficientemente cava da accogliere l’eccedenza. Proprio come tutti i giorni arieggio casa.
Per una dimora sufficientemente sgombra imparo tutti i giorni ad essere un po’ più sobria, di una sobrietà che parta da una decisione del cuore e da una voglia di pulizia della testa.
Che parta da dentro e raggiunga mani e piedi.
E scorra nelle mani non accaparratrici che sappiano offrire, aggiustare, lasciare, scambiare, condividere e non solo prendere, acquistare,conquistare.
E scorra nei piedi che non desiderino più soltanto calpestare, mangiarsi in fretta chilometri pigiando l’acceleratore, stare nelle scarpe, stare in quelle all’ultima moda, stare in due scarpe diverse per mero vantaggio personale, camminare indifferenti e scortesi.
E scorra nei piedi a imprimere il giusto passo, la leggerezza, la voglia dell’incontro e del riposo, del cammino, della danza e della sosta.
Che parta da dentro a contenere le voracità, tutte le voracità, anche quelle di belle parole, di buoni libri, di idee illuminate.
Perché anche ciò che è buono e bello va gustato e non ingurgitato, va calato in ogni fibra offrendo tempo, attenzione, spazio e diventi parte di noi e non scivoli via veloce senza nulla cambiare dentro e attorno a noi.
Che parta da dentro e sappia condurci a vedere come stiamo diventando unilateralmente vocati al consumo e sempre più smemorati circa la nostra vocazione ad essere felici, come stiamo preferendo l’apparire su qualche palcoscenico effimero anziché vivere davvero la propria vita con le porzioni di rischio e di responsabilità da assumere in compagnia con gli altri uomini e le altre donne.
La sobrietà rende concava la mia vita per stare intensamente nella vita e stare con gli altri in regime di attenzione ai più piccoli segnali di bellezza e di dolore.
I dettagli di bellezza accolti sono la festa dell’anima oltre che degli occhi e germinano parole nuove nel mondo, le parole di tutti e di sempre dette con grammatiche altre da quelle consuete e ritmi che s’accordano con la semplicità della vita.
Parole di tutti e di sempre risvegliate dai loro torpori e squarcianti i nostri.
Parole di tutti e di sempre che suscitano il senso dell’incomparabile dagli angoli dimenticati dove l’abbiamo relegato, quasi fosse inutile.
Parole di tutti e di sempre come piccole luci a far rinascere in noi il senso dell’unicità di ognuno, spogliato d’arroganza, e tutte le possibilità d’essere che abbiamo soffocato, e gli stupori che credevamo ormai estinti.
E i più piccoli segnali di dolore, i gemiti, i sospiri che salgono da sotto la pelle del pianeta e si fanno leggibili nei pori degli esseri viventi e nell’incrociare sguardi di chi ci cammina a fianco: anche loro accolti nella nostra dimora resa un po’ concava dalle decisioni di quotidiana sobrietà.
Ogni più piccolo segnale di dolore s’accomuna al nostro e ogni gemito e sospiro diventa tutt’uno col nostro patire che la terra è sottoposta a violenza, che i miti sono sopraffatti e che di ingiustizia sono intrisi i nostri rapporti.
Questo compatire si fa com-partire.
E nella strada che parte dall’avvertire che stiamo partecipando del dolore fino ad arrivare a partecipare lo stesso cammino ci sta di mezzo il com- partire i sogni gli uni degli altri e contaminare i propri con gli altrui.
La compassione non è un buon sentimento, un po’ inerte e un po’ dolciastro: può portare ad ospitare un lupo nel cuore accanto a quello che ulula in noi e trasformarli entrambi in cantori della bellezza della luna. E questo è il caso in cui la compassione è legna per il buon fuoco dell’indignazione e della lotta per le trasformazioni attorno, quando le cose attorno hanno il virus dell’ingiustizia.
Altre volte la compassione si declina con la compagnia discreta a se stessi, con l’assunzione silenziosa nel laboratorio alchemico delle trasformazioni profonde e sottili che ci fanno fare passi verso l’armonizzazione di sé.
Lotta non meno ardua contro il virus dell’intolleranza che vorrebbe cancellare in noi parti di noi, piuttosto che fermarsi a dar loro nome e volto, e guardarle con tenerezza e trasformarle.
Eva
Tempo propizio
Estate tempo di vacanza, cresce la possibilità di passare del tempo con la compagna-o di vita ed ecco crescere le opportunità di confrontarsi su più argomenti ma uno in particolare ha colpito la mia attenzione…….
Il tempo che io e mia moglie stiamo vivendo è positivo ( finalmente dopo tante traversie un po’ di sereno ) ma se ci guardiamo attorno vediamo una realtà di grandi difficoltà familiari , crescono ogni giorno le separazioni ed i tradimenti con effetti deleteri su chi li vive e su chi li subisce.
Nei momenti di forte tensione , incomprensione , stanchezza , monotonia , insomma nei momenti difficili anche a noi è balenata nella testa l’idea di farla finita .
Tra le tante ipotesi questa sembra a volte la più efficace , sbrigativa e radicale .
Nel nostro caso la presenza dei 2 cuccioli e la sensazione che c’era un progetto importante da portare a compimento ha avuto la meglio ( fino ad ora ) e la speranza è che così sia .
Eppure dopo 23 anni di matrimonio e 10 di preparazione ci siamo ritrovati a guardarci negli occhi e riconoscere che non siamo capaci di pregare assieme , possiamo mettere in comunione i corpi ma non riusciamo a mettere in comunione le anime.
QUANTO PIU’ INTIMA E’ DUNQUE LA COMUNIONE SPIRITUALE ???
PERCHE’ E’ COSI’DIFFICILE PREGARE IN FAMIGLIA ???
La Parola di pochi giorni fa MT 11, 25-27 ci indica il ristoro per i momenti difficili ma …
QUANTI DI NOI RIESCONO A FARNE TESORO ???
Mi sono riproposto questo obiettivo.
Riuscire ad essere più costante nella preghiera per riuscire assieme a mia moglie a pregare per le famiglie in difficoltà .
In fondo è dalla famiglia che tutto ha origine e se si parte male ………
Fecondo tempo libero a tutti e pregate per noi
Testimonianza di Iapino
La testimonianza di Alessandro Iapino: qui ho imparato ad ascoltarmi.
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