Sono passati tre giorni dal rientro dopo il seminario “Per donarsi”, ma mi è rimasto nel cuore lo stesso sentimento di pace, di profonda quiete che avevo in quei giorni. Ho vissuto pace, armonia, rispetto, accoglienza incondizionata.
Ho ascoltato con molto interesse le riflessioni di Marco, stupita dal modo in cui passava con molta dimestichezza dalla descrizione del macrocosmo, con accenni alla storia presente ma anche a quella dei secoli passati, a osservazioni sul microcosmo, su come funzionano, cioè, la mente e il cuore umano. Come è reale la relazione profonda esistente fra questi due universi!
Mi ha fatto bene l’approccio globale e integrato usato in questo seminario formativo, un approccio che chiamerei circolare perché iniziava con la preghiera o meditazione, si inoltrava in una seria riflessione su ciò che è avvenuto o sta avvenendo attorno a noi, sulla parola di Dio e su testi poetici, conduceva ad un lavoro di introspezione e si concludeva con una preghiera profonda. Fin dall’inizio ero invitata ad essere presente a Dio che mi accoglieva in tutta la mia realtà, a sorridere con benevolenza a ciò che emergeva in me e ad abbandonarmi, infine, a Lui per essere risanata.
Mi ha fatto bene sentirmi costantemente principiante (o ricominciante, come dice Marco), ad ogni nuovo incontro, ad ogni nuova esperienza di preghiera o di autoconoscimento. A volte noi, persone consacrate, possiamo illuderci di essere già avanti nella vita spirituale, di conoscere già tutto (o quasi!) in questa sfera. Ma che senso di libertà sentirmi piccola e potermi dire in qualche modo: “Sto cominciando da zero, ma con Dio che è cento”!
È stato bello trovarmi con persone di diversa estrazione sociale che hanno preso sul serio la loro crescita spirituale. Nell’ascolto reciproco ci siamo sostenuti in un breve viaggio/cammino di autoconoscimento, fatto all’insegna della fiducia e dell’abbandono. È stato per me motivo di conforto, di incoraggiamento e di forza constatare che stiamo tutti vivendo con fatica il travaglio della nostra trasformazione, che abbiamo tutti delle ferite antiche da presentare al Signore con umiltà e fiducia per essere da Lui guariti, liberati, perdonati e trasformati in creature nuove.
Ci ha aiutato guardare in faccia le nostre paure, abbandonarci per un momento in esse per scoprire – molto più radicati di quelle stesse paure – dei desideri profondi che, messi insieme, tracciavano in qualche modo le qualità dell’Uomo perfetto, Cristo. È in Lui che volevo rispecchiarmi nel rendere operativi quei desideri appassionati.
Mi aveva colpito da subito l’invito ad imparare il gusto dell’essenziale. Vorrei che questo mi accompagnasse nel compito/lavoro che sono chiamata a ricominciare ogni giorno, con umiltà, pazienza e costanza, e anche con umorismo, per cooperare all’opera del Signore, al suo lento plasmarmi nella creatura unica che Lui sogna, ad immagine del suo Figlio, perché possa anch’io – a mia volta – favorire quest’opera di trasformazione in altre sorelle e fratelli e in tutta la società.
“Questo è il tempo del perdono!” ripeteva Marco. Sì, è il tempo dello scioglimento di quella parte di me che è ancora irretita, presa in una rete, bloccata, paralizzata. Il perdono è un dono dall’Alto che adesso, in ogni momento, posso ricevere per essere una donna nuova, aperta a ciò che lo Spirito desidera fare di me. Ma in questo processo di scioglimento siamo chiamati a sorreggerci reciprocamente, nell’amore autentico, partendo dall’umile realtà in cui viviamo, dall’ascolto delle cose, degli eventi, della profondità del nostro essere.
Nonostante i molti anni di professione religiosa, sono consapevole che a volte sono intrappolata nel mio io ego-centrato, chiuso in gabbia, lontano dal mio vero “sé”. Mi fa bene, dunque, ritornare continuamente al mio io in conversione, riprendere l’arduo cammino in salita per aprirmi, nell’io in relazione, a Colui che può pronunciare su di me la benedizione che dà vita e liberare così le energie creative bloccate in me.
Sento che, curando la parte più debole di me, senza fretta e senza violenza ma con grande rispetto e delicatezza, potrò accogliere il perdono liberante. Abbandonandomi fiduciosamente a Lui, appoggiandomi sulla sua benedizione e nutrendomi di essa, potrò gustare la dolcezza senza fine della Sua presenza. E allora potrò essere davvero una testimone di speranza e una gioiosa annunciatrice della “buona notizia”: “Questo è il tempo del perdono per tutti”.
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