Scrive Charlotte Joko Beck:
«Dalla nascita alla morte siamo afferrati da questi turbini di vento, che di fatto sono la realtà della vita: una tremenda energia in moto e in cambiamento. Il nostro scopo è quello del pilota: proteggere noi stessi e il nostro aereo. Non vogliamo rimanere dove siamo. Facciamo tutto il possibile per salvare la nostra vita e la struttura dell’aereo, per poter scampare all’uragano. (..)Come il primo pilota anche noi passiamo la vita intera a proteggerci. Più siamo impegnati a proteggerci dai colpi della situazione attuale e più stress sentiamo, più stiamo male e meno sperimentiamo davvero la vita. Ossessionati dal quadro dei comandi, che presto o tardi invariabilmente smetterà di funzionare, ci perdiamo il paesaggio. (..) Il nirvana non è trovare un luogo tranquillo dove rifugiarci per proteggerci da qualcosa o da qualcuno. È un illusione. Nessuna cosa al mondo ci darà mai protezione: non il compagno o la compagna, non le situazioni, e non i figli. Il maggior impegno della gente è profuso nel proteggere se stessi. Se passiamo la vita alla ricerca dell’occhio del ciclone, viviamo una vita inutile. Moriamo senza aver mai vissuto realmente».
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