No, no. Certo non mi fa piacere riconoscere di avere delle ferite. Non mi fa piacere nemmeno ammetterlo perché – dopo l’imbarazzo iniziale – questo mi lascia più scoperto, più esposto. Ma anche, devo dirlo, “stranamente” più lieto. Insomma, come se mi fossi tolto un peso di dosso che non mi faceva respirare.
Perché l’istinto è quello: quando mi trovo addosso l’evidenza della ferita, quando avverto il disagio, l’istinto è quello di correre a nascondermi. Ok, aspettiamo tempi migliori, momenti più adatti. Poi ci ripresentiamo in pubblico, davanti al mondo. Mi costa molta più fatica ammettere il disagio – ammetterlo prima di tutto davanti a me stesso. Accettarlo, farlo entrare nella vita, dargli cittadinanza. Mi è costato molta fatica e molta incertezza, percorsi tortuosi, indecisioni e tormenti, ammettere il mio bisogno di aiuto, di “cura”.
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