Fin dai primi incontri dei corsi Darsi Pace impariamo a prendere familiarità con i nostri pensieri, a divenirne consapevoli, distinguendoli sempre più nettamente.
Poesia e iniziazione
Pubblichiamo la conferenza “Poesia e iniziazione. Parole dell’inizio e della fine” tenuta da Marco Guzzi a Roma il 2 dicembre 2010.
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Sulla via della espansione
Scrivo questi pensieri subito dopo il secondo incontro del gruppo di coordinamento regionale Darsi Pace del Lazio che assieme agli altri inizia una attività di contatto, ascolto, stimolo e organizzativa del tutto nuova rispetto al passato.
Ad oggi sono nati i seguenti gruppi regionali:
Emilia Romagna; Piemonte; Lombardia; Marche e Abruzzo; Toscana e Umbria;
Puglia, Calabria, Campania e Sicilia; Sardegna, Veneto, Trentino e Friuli;
resto dell’universo; ognuno dei quali ha il suo responsabile ed ha iniziato l’attività di ricerca comune delle possibili modalità per ampliare e migliorare il nostro impegno di rinnovamento culturale, psicologico e spirituale nel difficile momento storico che stiamo vivendo.
La casa
Sette anni di laboratorio Darsi Pace mi aiutano a fare esperienza concreta dei misteri della fede cristiana e a comprendere la realtà della natura spirituale dell’essere umano.
Muovo i primi passi in questa dimensione e cerco, in un certo senso, di re-imparare a parlare.
Le relazioni, la parola e la via angusta
Le relazioni che intessiamo sono di diverse specie: affettive, sentimentali, lavorative, di interessi, etc. Tutte hanno in comune il dato dell’interrelazione o dell’interazione, in quanto ogni relazione postula un “io” ed un “tu”, in senso singolare o plurale. Siamo esseri naturalmente relazionali, nati per assurgere alle vette della relazione, sia che riguardi l’io e l’io in contatto con l’altro/a, sia che attenga a Dio. Più siamo capaci di relazioni autentiche e non mediate dall’ego distorto ed alienato, più siamo vicini alla nostra realizzazione, alla nostra mèta di esseri umani, creati ad immagine e somiglianza di Dio. Difatti, presupposto è la nostra discendenza divina, a meno che non si vogliano attribuire al Caso le stesse peculiarità di Dio.
Gli amici di Leo
Era il lontano novembre del 2011 quando ci accingevamo, con grande entusiasmo e qualche interrogativo, a proseguire il secondo anno del cammino DarsiPace.
Le sollecitazioni eran molte e la gioia per i primi traguardi raggiunti lasciava il posto a momenti di delusione, in quell’alternarsi naturale di emozioni contrastanti che una seria esperienza iniziatica non può non trasmettere.
Chi resta saldo?
Così si interrogava il teologo Dietrich Bonhoeffer negli anni tragici della persecuzione nazista.
Come è accaduto per Etty Hillesum, che abbiamo ricordato nella conferenza di Marco Guzzi pubblicata recentemente, una situazione drammatica di guerra, prigionia, violenza, fame, freddo, può far emergere insospettate energie di resistenza e di contrapposizione pacifica al male.
Felicità, gioia, piacere
Felicità, gioia, piacere: queste tre parole riassumono bene quello che in fondo tutti vorremmo per la nostra vita. Però le sfumature di significato sono diverse: con la parola felicità spesso si indica una pienezza del benessere a tutti i livelli della persona, mentre con il termine gioia si fa riferimento soprattutto alla soddisfazione dei desideri più profondi, quelli dell’anima.
E il piacere?
Darsi pace sull’autobus
E’ lunedì mattina, sono in pensione ma mi affretto a prendere l’autobus per il centro per dedicarmi a commissioni varie; il mezzo giunge con un certo ritardo, le persone in attesa ed io facciamo fatica a salire e poi ci troviamo schiacciati tra gli altri passeggeri. Sono in una posizione scomoda, per fortuna so che il viaggio è breve, mi guardo intorno: vedo volti tesi e duri, concentrati sui propri pensieri e sui propri fastidi attuali. Una persona sbotta perché non riesce a raggiungere la porta per scendere, impreca con una colorita espressione in dialetto. Gli altri ascoltano, non reagiscono, restano quasi impassibili, perché sono di fronte a un fatto abituale.
Errante e Orante
Errare. Il verbo ha due significati. Apriamo il vocabolario (v. Sabatini Coletti) e leggiamoli. Il primo: sbagliare, ingannarsi; in senso morale, commettere una colpa, peccare. Il secondo significato: andare qua e là, vagare, peregrinare senza mèta o scopo in un luogo; deviare, allontanarsi da una certa direzione, anche con valore figurativo.
Orare. Questo secondo verbo significa “parlare” [dal latino orare «parlare» (che nel latino ecclesiastico acquistò il significato di «pregare»), derivato di os oris «bocca»]. Quindi, parlare a Dio, pregare Dio. Nel latino classico anche parlare in un’adunanza, arringare, perorare (v. Treccani).
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