Il termine non gode molta simpatia in quanto fatalmente viene riferito a un escamotage da parte di chi vuole ottenere benefici giudiziari in cambio di una “collaborazione” che sembra manifestare, più che acquisizione di senso morale, il ricorso ad un espediente per avere sconti giudiziari.
Curarsi per curare
In occasione dell’incontro pasquale dei gruppi di “Darsi pace”, come di consuetudine, abbiamo condiviso, dividendoci in 4 o 5 persone, le nostre ansie, i piccoli traguardi raggiunti, le nostre aspettative per il futuro.
E’ sempre molto bello per me parlare in tale contesto, sento che emerge la mia vera anima, in piena libertà, senza paure, senza il timore di essere derisa o comunque giudicata. Parlo agli altri, ma in realtà parlo con me stessa come non so fare neanche in solitudine.
A differenza delle altre volte, però, in tale incontro, la persona che avevo accanto (e che non avevo avuto modo di conoscere in precedenza), ha esternato un certo disagio con tono anche accusatorio nei nostri confronti, quasi fosse un estraneo.
Il problema sollevato consisteva nel vedere il nostro lavoro più come una chiusura verso il mondo esterno che come un apertura alla relazione; quasi come se questa ricerca di darsi pace potesse essere intesa un atto puramente egoistico per la serenità del singolo a discapito di chi lo circonda. E la frase: “ Ma cosa fate di concreto per aiutare gli altri?” ancora mi risuona nella mente!
I prodigi del silenzio, ombre e luci di chi tace
“Il prodigio del silenzio è giungere a parlare tacendo, a essere espressivi senza usare le parole, ad avere una vita silenziosamente eloquente. Il silenzio è un modo diverso di comunicare e, più in profondità, un modo diverso di essere. E di vivere”. Così scrive Sabino Chialà, monaco della comunità di Bose, nel suo prezioso saggio “Silenzi, ombre e luci del tacere” (p. 82, edizioni Qiqajon, 8 euro). Prezioso perché non è l’inno al silenzio scritto per religiosi abituati alla pratica, ma una mappa del sottile paesaggio interiore che si apre a chiunque nel momento in cui si rinuncia a parlare.
La visita
Questo omaggio a Giordano Bruno, realizzato dalla classe IV A del Liceo che porta il nome del filosofo, è un inno alla libertà e alla dignità della persona umana e del suo diritto alla autonoma ricerca della verità.
Il cortometraggio “La visita”, su testo di Marco Guzzi, è un dialogo serrato nella notte che precede il rogo a Campo dei Fiori: il filosofo nolano replica alle principali accuse di eresia e alle incalzanti sollecitazioni del Cardinale Bellarmino, consultore del Santo Uffizio, che cercherà fino all’ultimo di salvargli la vita.
La sfida del corso telematico
Formato audio: Prima Meditazione – Ascolta
Pubblichiamo insieme al video di questa pratica meditativa svolta nel corso fisico-telematico, e che riassume bene i primi passaggi della nostra meditazione, una serie di testi tratti dai commenti dei partecipanti al corso telematico di primo anno.
Questi brevi commenti ci sembra che mettano in luce l’intensità e l’efficacia della partecipazione telematica.
Questa pratica meditativa si può trovare nel testo di M.Guzzi, Darsi Pace, pp. 26-29 e 50-53. E anche nella prima traccia del cd allegato al testo di M.Guzzi, Per Donarsi, Edizioni Paoline.
[Leggi di più…]
La Resurrezione di Piero – Un risveglio.
Esiste la teologia (indagine di Dio) delle immagini. Sicuramente uno dei casi più limpidi è quello del celebre affresco dipinto da Piero della Francesca tra il 1450 e il 1463 e conservato nel Museo Civico di San Sepolcro (per celebrare il nome stesso di quel Borgo). Una immagine nota nel mondo – secondo Aldous Huxley “il più bel dipinto del mondo” – enigmatica e complessa seppure apparentemente elementare nella sua raffigurazione. La Resurrezione di Piero offre anche a noi – specie in questo tempo Pasquale – molti motivi di riflessione e meditazione.
Innanzitutto in questa che è a tutti gli effetti una icona – cioè espressione grafica del messaggio cristiano affermato nel Vangelo – viene celebrata la Resurrezione di Gesù. Ma come noi sappiamo bene, questa scena, la scena cioè in cui Gesù si solleva dal sepolcro mortale e lo lascia, è assente nei Vangeli.
In nessuno dei quattro racconti dei Vangeli c’è descritta la scena della Resurrezione, per il semplice fatto che la scena avviene, come si direbbe oggi, senza testimoni.
La pratica iniziatica del giovedì santo
Maestro perché Servo!
Il senso di minister (servitore, domestico) risalta meglio in opposizione a magister (maestro, capo, guida), così come il derivato ministerium in rapporto a magisterium. Tali termini hanno la loro radice nei comparativi minus – magis, più piccolo – più grande.
E’ questo vocabolario a rischiarare il mistero iniziatico di Gesù che lava i piedi ai discepoli (Gv 13, 1-20). Lo ascoltiamo dal vangelo del giovedì santo, alla messa “nella cena del Signore” che inaugura le feste pasquali. [Leggi di più…]
Filomena: una comunità che scioglie il dolore e moltiplica la gioia
Riprendendo le tematiche affrontate da Domenico nel suo recente post sull’educazione, ci possiamo rallegrare che esistano docenti, come Filomena, all’altezza della sfida educativa in atto.
Questa sfida, come sappiamo, deriva dalla crisi e dallo sfaldamento dei modelli tradizionali, delle figure di umanità così come finora tutte le civiltà le hanno più o meno configurate, e dalla difficoltà di fare spazio ad una identità nuova, in grado di proseguire l’avventura umana sul pianeta terra.
Come vivere in un mondo di menzogne – Nuova visione nel sito di Marco Guzzi
Carissime amiche e carissimi amici,
in queste settimane di guerra umanitaria (?) nel Mediterraneo, di sbarchi continui a Lampedusa, di terrori nucleari crescenti, e di chiacchiere infinite sui soliti temi di casa nostra (giustizia, mister B., etc.), ho sentito più che mai l’assurdità in cui sta sprofondando la nostra società occidentale, la spessissima rete di menzogne in cui siamo sempre più imprigionati, come moscerini imbozzolati dentro la viscida bava di un Ragno Planetario.
Quasi tutti mentono ormai infatti, mentono i politici e gli scienziati, mentono gli economisti e i teologi, mentono i giornalisti, le mamme, i nonnini e le badanti, i profughi e i loro soccorritori, i buoni e i cattivi, mentiamo tutti, e mentiamo specialmente quando siamo convinti di dire la verità.
La menzogna è anzi la sostanza più autentica di quasi tutte le verità oggi proclamate. [Leggi di più…]
La disperata speranza di Moby Dick.
Nel sottosuolo della letteratura moderna corre una vena aurea, luminosa: è quella dei profeti, di coloro che prima e meglio di tutti hanno intravisto un barlume di Vero nelle profondità dell’uomo e del suo Mistero sulla Terra.
Herman Melville fu un profeta, e Moby Dick rappresenta il suo maggiore testamento. A pagina 589 dell’opera, mentre il Pequod viaggia nel solco azzurro dei mari, sentite come l’autore spalanca una finestra di sapienza, come intuisce la pendolarità della condizione umana, e come descrive in modo incomparabile l’eterno rimpianto e al medesimo tempo l’incurabile struggimento che tutti ci spinge sempre avanti, sempre altrove:
Siamo anche su