IN “CANI NERI” DI MC EWAN LO SCONTRO TRA UNA MOGLIE IN CERCA DI SENSO E UN MARITO TROPPO RAZIONALE
Tutta colpa di due cani neri. È stato a causa di due minacciose bestiacce scure, incontrate durante una passeggiata su un sentiero del Causse in Francia, che June ha scoperto il Male: la loro taglia fuori misura, la loro aggressività gratuita, tutto per lei aveva un significato chiaro che andava persino oltre l’allegoria.
Quei due cani, ai suoi occhi, erano proprio gli emissari del maligno. Ma insieme al diavolo, in quegli istanti che potevano anticipare la sua fine, June avverte anche la carezza di “un’invisibile luce colorata”. Una luce che le cambia la vita. E così, appena riesce a mettersi in salvo, la donna non esita a stracciare la tessera del Partito comunista, a cercare la verità nel Tao e in Santa Teresa e ad allontanarsi poco alla volta dal marito Bernard, intellettuale laburista con la passione per gli insetti, soprattutto irriducibile ateo. È l’indomani della fine della Seconda guerra mondiale. Quando il narratore, il genero dei due, comincia a raccontare i fatti è appena crollato il muro di Berlino, quasi mezzo secolo dopo, e la coppia – sebbene non ufficialmente – è ormai separata da tempo.
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