Pubblichiamo la conferenza tenuta da Marco Guzzi all’Istituto di Teologia della Vita Consacrata “Claretianum”, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico, il 23 ottobre 2009.
La danza della vita
Una grande lezione di vita la danza di questi due splendidi artisti: è possibile danzare la vita in ogni tempo; trasfigurare ogni limite in pienezza di vita, ogni ombra in luce, ogni morte in esperienza di resurrezione.
Ci è stato dato tutto il necessario per fare della nostra vita un capolavoro. Attingendo a quella pienezza di integrità sempre presente nella profondità della nostra vita possiamo creare la nostra opera d’arte, che sarà unica come lo sono le nostre storie personali.
Proprio le nostre ferite, le nostre mutilazioni interiori, sono il materiale grezzo per la nostra creazione: più povero è il materiale più risalterà l’opera dell’artista. E l’artista è lo Spirito che danza in noi se ci abbandoniamo a Lui, anche quando ci costringe a movimenti inusuali che risultano dolorosi proprio perché resistiamo ancora ad abbandonarci alla Sua danza.
Vi propongo un altro video, un’altra grande lezione di vita.
Proprio lungo la via dolorosa, quando siamo con la faccia a terra, privi di forza, fiducia e speranza, possiamo fare esperienza di una Forza che ci solleva in alto, che trasforma il cielo nero di maledizioni sopra di noi in un cielo luminoso di benedizioni.
Così abbandonandoci al Danzatore la via crucis si trasfigura in via lucis, la via dolorosa in via gloriosa.
Benedirò il Signore in ogni tempo!
Concedimi Signore di lasciare il tuo Spirito danzare liberamente in me, in ogni tempo!
Buona danza verso la Pasqua!
LAMPI – Sanremo, la quaresima, e i nuovi mostri
Carissime amiche e carissimi amici,
martedì 16 febbraio iniziava il Festival di Sanremo con un 47% di share (povera Italia!), e il giorno dopo la quaresima. Strana coincidenza di date: il trionfo dello spettacolo più mondano (e insipido) dell’anno e l’inizio del tempo della purificazione da tutte le cose vane; la baraonda mediatica di Pupo, mamma Clerici, Morgan che non c’è, l’ultimo (si spera) dei Savoia che affossa nella vergogna e nel ridicolo la memoria già infangata dei padri, da una parte, e dall’altra la cenere del mercoledì che ci ricorda che fine faremo tutti prima o poi.
Quasi nessuno ha sottolineato questo paradosso tipicamente italiano, di questo nostro popolo così tanto cattolico e così radicalmente pagano nello stesso tempo, cattolico e mafioso, cattolico e cafone, cattolico e ateo, col santino nel portafoglio e il televoto e il gratta e vinci in mano.
Il filosofo Pierre Klossowski dice che il processo di mostruosizzazione richiede che si impari a compiere il male con crescente insensibilità, apatica-mente. Si diventa mostri così, piano piano, senza accorgersene. Io credo che l’essere umano stia diventando mostruoso attraverso la devastazione progressiva del linguaggio, la resa incondizionata del pensiero alla chiacchiera, e cioè ad un dire che perde ogni contatto con la realtà, e trova il suo unico fondamento nella propria diffusione e nella propria ossessiva ripetizione, che rendono ogni diceria o calunnia sovrane incontrastate del pubblico, ovviamente per la brevissima durata del loro regno.
In tal senso Martin Heidegger dice: “La totale infondatezza della chiacchiera non è un impedimento per la sua diffusione pubblica, ma un fattore determinante”.
La nostra società sembra ormai nutrirsi quasi esclusivamente di parole vuote. E la ripetizione “indifferente”, e appunto “apatica”, di questo crimine contro natura sta producendo la nostra mostruosità. Vorrei tanto che tutti noi tornassimo a comprendere che questa dilapidazione del potere della parola non è affatto innocua, ma ci devasta, sfibrando il nostro essere fino ad avvelenare e a corrodere i nostri tessuti organici, le nostre cellule, il bios cioè, e non soltanto la psyke.
Vorrei che riascoltassimo ciò che dice dell’uso della parola colui che per i cristiani è la Parola stessa, il Pensiero stesso che parla di sé: “Ma io vi dico che di ogni parola inutile (verbum otiosum) gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato” (Mt 12,36). Ogni parola oziosa (argon, in greco), che non sia cioè operativa, piena di energie, e quindi efficace, in quanto elaborata, pensata e perciò viva e datrice di vita, ci toglie le forze, ci vampirizza, e ci lascia in preda ai processi accelerati della mostrificazione, lungo i quali paghiamo già l’amarissima pena della nostra disumanizzazione, finché nel giorno del giudizio tutti i conti saranno definitivamente regolati, grazie a Dio, e tutte le parole che avremo pronunciate saranno valutate una per una.
La tradizione buddhista elenca 32 categorie di argomenti oziosi. Il Buddha considera inutile e nocivo parlare di “re, ladri, ministri, eserciti, carestia e guerra, il mangiare, il bere, il vestire e la casa, profumi, parenti, veicoli, città, relazioni finite, perdite o guadagni mondani, e così via”. L’intero universo cioè della comunicazione di massa, della pubblicità, e della chiacchiera “culturale”, “politica”, o semplicemente da bar e di strada. Ci potremmo chiedere: ma allora di che cosa dovremmo parlare? A me verrebbe da rispondere d’istinto: ma della verità, e di cos’altro? di ciò che chiede pressante-mente di essere interrogata, per dirla ancora con Heidegger, e quindi di ciò che ci dona, se amata e ascoltata, la nostra vera umanità, la felicità e la salute, una vita più integra e un pensiero più vivace.
Ma credo che prima e contemporaneamente dovremmo riscoprire la bellezza del silenzio, l’effetto curativo del ridurre l’inquinamento acustico della chiacchiera mondana. Kierkegaard diceva che se fosse stato un medico avrebbe condotto subito l’umanità al silenzio, per curarla dei suoi gravissimi mali. Ed eravamo nel 1850 in Danimarca.
Il silenzio però è un lungo apprendimento, non si tratta solo di spegnere la TV per qualche ora, ma di scoprire giorno dopo giorno chi diventiamo, quando incominciamo a spegnere tutti gli altoparlanti interiori che presumono già di sapere chi siamo, e ci predisponiamo così, ogni giorno più attenti e silenziosi, ad ascoltare l’inaudito, ciò che ancora non fu mai udito e che pure ci sta parlando proprio ora.
Mancuso vs. Civiltà Cattolica – Che cosa significa il Vivere Autentico.
Si fa una certa fatica a parlare di Vito Mancuso, ultimamente, perché la sua sovraesposizione mediatica sta raggiungendo livelli di guardia.
E però i giornali riferiscono con grande rilievo anche queste ultime polemiche tra lui, Vito Mancuso, e i gesuiti di Civiltà Cattolica, a proposito dell’ultimo libro del teologo del San Raffaele, “La vita autentica”, divenuto un best-seller editoriale. Ed è ovvio che per i giornali sia una occasione ghiotta, perché nella rozzezza avvilente in cui versa la cultura in questo paese, che ha sempre bisogno di antagonisti e conflitti, Mancuso e Gesuiti rappresentano un match perfetto, l’uno epigono e modello del credente buono e progressista e gradito ai laici, gli altri perfetti rappresentanti della conservazione e della ortodossia.
Poi, nella realtà le cose non stanno così. Però è anche divertente leggere questi scambi di piccoli veleni e di risentimenti reciproci, e anche di insofferenza da parte di Mancuso che si sente contraddetto e male interpretato.
Il problema però è che io credo che ogni volta che ci si accosta alla Parola di Dio, e specialmente alle parole del Cristo bisognerebbe farlo con molta molta prudenza e soprattutto evitando di strumentalizzarle per i propri fini e per i propri interessi.
In particolare Mancuso – che in generale parla molto poco di Gesù Cristo e molto di Dio (anche se non è spesso chiaro di quale Dio) – nell’articolo in risposta a quello di Civiltà Cattolica, pubblicato su Repubblica – Se la vita è senza fede, la mia risposta a Civiltà Cattolica – ad un certo punto usa un celebre passo dei Vangeli per confermare la tesi del suo volume, e cioè che in sostanza non occorre la fede in Dio per vivere una vita autentica.
‘Il senso del messaggio spirituale di Gesù, del resto” scrive Mancuso, “ consisteva proprio in questo primato della concretezza etica rispetto alle idee dottrinali proclamate a parole: Non chi dice Signore Signore entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre. (Mt. 7,21), prospettiva che Gesù realizzava preferendo ai clericali del suo tempo (scribi, farisei, sacerdoti) altre tipologie più laiche di persone quali pubblicani, prostitute, poveri, pescatori. Per una vita autentica, caro padre Cucci, la fede in Dio non è necessaria.”
Ora, francamente questa argomentazione di Mancuso mi sembra davvero incomprensibile. Sembrerebbe infatti, leggendo Mancuso, che ‘avere fede in Dio’ significhi ‘tout court’ frequentare i clericali, cioè fare parte della congrega della Chiesa, e accompagnarsi a chi si batte il petto a ogni quarto d’ora della giornata.
Avere fede in Dio, invece, come appare chiaro semplicemente leggendo le parole di Gesù è: Fare la volontà del Padre. Punto.
Il che non vuol dire, come sostiene Mancuso, io credo, semplicemente essere autentici, e quindi dedicarsi al bene e alla giustizia (che è la tesi fondamentale del suo libro). Fare la volontà del Padre è una connotazione precisa, che aggiunge qualcosa di più al semplice dedicarsi al bene e alla giustizia.
Fare la volontà del Padre significa, secondo la stretta logica, due cose: 1. che un Padre esiste. 2. che questo padre ha una volontà, manifesta una volontà e che noi uomini siamo chiamati a realizzarla su questa terra con le nostre opere.
Come si fa allora a concludere, come fa Mancuso, a partire dalle parole di Gesù, da queste parole di Gesù, che “per una vita autentica la fede in Dio non è necessaria” ??
Mi sembra, invece, esattamente l’opposto.
Il valore di un sorriso
Qualche anno fa il mio capo (una donna) fece appendere su alcune pareti del mio posto di lavoro dei quadretti che riportavano all’interno la stampa di una poesia intitolata “Il valore di un sorriso”.
Era, chiaramente, uno stimolo per qualche segretaria non proprio affabile con la clientela; non ricordo le parole, ma già il titolo diceva abbastanza.
Credo che il dono del sorriso sia di pochi, penso ad esempio a mia madre, lei è sempre sorridente fa parte del suo modo di porsi, di accogliere chiunque; io non sono proprio come lei ma faccio del mio meglio!
In questo periodo sono spesso priva di sorriso, con lo sguardo cupo, me ne accorgo, questo a causa di problemi di salute che mi assillano da diverso tempo (non importanti, ma fastidiosi). Giorni fa avevo bisogno di leggere qualcosa che potesse rasserenarmi e così ho aperto un libro a cui sono affezionata che parla di angeli. Davvero non ricordavo che in prima pagina fosse riportata una poesia di Christian Morgenstern, leggendola l’ho sentita proprio dedicata a me, un segno….. ed è questa:
“Se tu sapessi come si altera il tuo viso,
quando nello sguardo calmo e puro
che ti lega a me
all’improvviso ti perdi e ti allontani!
Come un paesaggio luminoso che si oscura,
mi escludi da te.
Allora io aspetto. In silenzio attendo,
a volte per lungo tempo.
Se fossi umano, come te,
il mio amore trascurato diventerebbe dolore mortale.
Ma una pazienza infinita mi è stata donata dal Padre
e con fede incrollabile attendo il momento
in cui vorrai ritornare a me.
E questo lieve rimprovero, lo capirai,
non è un rimprovero, ma un messaggio discreto.”
Da quel giorno non dimentico, in ogni istante, che il mio angelo mi vuole sorridente e questo mi aiuta tantissimo. A volte anche solo sorridere mi fa sentire meglio!
Avete anche voi esperienza di persone sorridenti intorno a voi che vi aiutano e vi donano sollievo? E voi sentite di avere questo dono?
Antonio: una preghiera di totale abbandono
“Non mi raccontare quello in cui credi: fammi vedere come preghi!”
Così Antonio, nella sua densa testimonianza, ci stimola ad approfondire e a scandagliare i modi di scendere nell’interiorità, al di là dei dogmi concettuali, degli schemi mentali, e di ciò che crediamo di credere.
Una preghiera di totale abbandono implica un processo di conversione: dal narcisismo autoreferenziale dell’ego allo slancio fiducioso verso un’alleanza che ci libera e ci salva.
Nella riscoperta di una spiritualità più profonda e incarnata, non limitata al compimento volontaristico di atti devoti, il corpo assume una nuova e importante dignità, proprio perché è lì, sul piano sensibile e sperimentale, che si tocca con mano la gratuità del processo trasformativo.
Una buona pratica meditativa quotidiana ci predispone con umiltà alla realizzazione degli stati trasformativi, li prepara e li propizia, attraverso l’esercizio di un ‘attivo’ abbandono, di una passività ‘alacremente perseguita’, pur con tutte le nostre discontinuità e debolezze.
Gli stati fioriscono nella misura in cui li realizziamo, uno per volta, senza fretta, senza pretese, con precisione e con una tranquilla consapevolezza.
Dal nostro progressivo divenire ‘recipienti capaci’ (di lasciarci salvare, di ricevere la grazia…) sperimentiamo una dimensione di alleggerimento, di dolcezza, e di gioia piena.
Così ci accorgiamo che questo momento, precisamente questo momento qui, “è veramente un momento meraviglioso”.
Il lungo viaggio di Tiziano Terzani: la vera rivoluzione comincia da noi
Mi permetto di segnalarvi, in tempo di quaresima, e dunque anche di riflessioni, questa lodevole iniziativa delle testate di Espresso e Repubblica che offrono in edicola a 14,90 euro un cofanetto composto da libro, CD e DVD che si intitola “Le parole altre. Il lungo viaggio di Tiziano Terzani”; perché ho avuto modo di assistere, all’Auditorium Parco della Musica con Gabriella, allo spettacolo con Angela Terzani Staude (la moglie) e il Francesco Bruno ensemble, da cui il DVD video è tratto e ne sono rimasto colpito sia per la ricchezza dei contributi, con inediti brani di interviste al celebre giornalista provenienti dall’archivio RAI, affettuose testimonianze di amici dello stesso e per la scelta dei brani musicali appositamente composti dall’ensamble che hanno accompagnato e commentato la serata in ricordo.
Grazie alla puntuale segnalazione del sito presso cui mi sono a suo tempo registrato (www.tizianoterzani.com) sono venuto a conoscenza di questa iniziativa e credo che nel desolante panorama culturale che ci circonda siano una cosa da apprezzare. Ho avuto già altre volte modo di parlare delle qualità di questo Viaggiatore, come ha voluto fosse unicamente scritto sulla pietra che lo avrebbe ricordato nel cimitero di Orsigna, giornalista e scrittore, della sua umanità e della sua grande esperienza di culture orientali che gli ha permesso di giungere infine alle stesse sintesi cui siamo pervenuti noi all’interno dei Gruppi Darsi Pace; e siccome non lo trovo affatto un caso riporto di seguito un breve stralcio di una delle sue ultime interviste. Risponde Terzani al suo interlocutore:
“… tutta la mia vita ho visto rivoluzioni fallite:
Unione Sovietica, i massacri di quel regime in nome di un sogno, un grande sogno, orribile, un incubo…
la Cina, ci sono andato, ho studiato il cinese pensavo che la Cina era un’interessante esperimento,
un incubo, massacri …
e tutte : la rivoluzione vietnamita, la rivoluzione cambogiana, sempre queste rivoluzioni fatte fuori
con grandi massacri, risultato? Una grande povertà sia materiale che spirituale,
allora forse è il momento di pensare che la sola rivoluzione che è possibile fare è
quella dentro di noi,… cominciare da noi….“
Buttiamo faticosamente via le nostre maschere ritorniamo al nostro vero io incorrotto….
Ricolleghiamoci alla vera Fonte incontaminata, è questa la nostra rivoluzione.
E’ una piacevole lettura, uno spettacolo interessante e della buona musica che sicuramente renderanno ancora più piacevole il nostro percorso.
Quaresima, digiuno da cosa?
APRIAMO UN FORUM SUL CONTENUTO E SOPRATTUTTO SUL SENSO DEL DIGIUNO DURANTE QUESTE SETTIMANE CHE PREPARANO LA PASQUA
Dalla cioccolata, dal vino, dalla carne. Dalle sigarette. Dalle chiacchiere al telefono, dagli sms, dal controllo compulsivo delle mail. Dal pettegolezzo, dalla voglia di avere l’ultima parola. Dalla macchina. Dall’indifferenza verso il collega o il vicino di casa. Dal sesso, dalla mancanza di sesso. Cosa avete smesso di fare, da cosa state digiunando in questi giorni di Quaresima? E come vi sentite? Siete coerenti, vi sentite in colpa se non rispettate l’impegno, siete felicemente incoerenti?
Ma soprattutto perchè? Perchè digiunare da qualche nostra abitudine? Cosa cerchiamo in questo cammino, forza, conferme, sacrificio, conversione? Siamo in grado di entrare nel significato profondo che chiede il Vangelo? Cos’è per noi il digiuno? E’ una palestra di disciplina, una bandiera da sventolare con se stessi e con gli altri, un modo per fare il vuoto e lasciare spazio all’ascolto del prossimo?
Apriamo oggi un forum con i lettori di Darsi pace. Ha ancora un senso il digiuno? Quali forme prende? E cosa ci si aspetta?
Buona preparazione alla Pasqua per tutti.
Scegliere il bene comune: percorsi di riflessione sul futuro del paese
Di fronte al declino del sistema dei partiti, come promuovere l’inclusione e la cittadinanza attiva?
Come evitare la deriva dell’indifferenza e dell’antipolitica in una società in cui il potere dell’immagine, l’edonismo e l’ostentazione del successo travolgono spesso le regole del consenso?
Quali risposte dare alle sfide poste dalla crisi globale, dall’irrisolto divario tra Nord e Sud del Paese e dal crescente disagio di alcune fasce sociali?
Su questi e altri temi verteranno sei incontri promossi dalla Fondazione Achille Grandi per il Bene Comune attraverso il progetto Polis, percorso di formazione e cultura politica: un’occasione per affrontare temi utili a riportare le scelte dei decisori pubblici al BENE COMUNE.
Calendario degli incontri
23 Feb._____Dinamica di un corteggiamento: i partiti e la società civile
Matteo Colaninno (Imprenditore e deputato)
Domenico Delle Foglie (Editorialista “Avvenire” – Direttore PiùVoce.net)
Franco Pasquali (Coordinatore Retinopera)
Modera: Lidia Borzì (Presidente Acli Regionali Lazio)
23 Mar._____E` più facile salvare una banca che vite umane?
Paola Pierri (Presidente Unidea – Unicredit Foundation)
Leonardo Bechetti (Professore di Economia Politica presso l’Università di Roma “Tor Vergata”)
Modera: Myrta Merlino (Giornalista)
27 Apr._____Una, indivisibile, federale. L’italia del XXI secolo
Tommaso Padoa Schioppa (Economista)*
Mario Ciampi (Direttore Fondazione Farefuturo)
Gianluigi Bizioli (Professore di Diritto tributario l’Università di Bergamo)
Modera: Michele Rizzi (Presidente Fondazione Achille Grandi per il Bene Comune)
11 Mag._____Non c’è pace senza giustizia
Alfredo Mantovano (Sottosegretario Ministero dell’Interno)*
Roberto Scarpinato (Procuratore Aggiunto – Procura della Repubblica di Palermo)
Modera: Alessandro Benedetti (Avvocato)
25 Mag._____Quali valori nella società della videocrazia?
Franco Bechis (Vicedirettore “Libero”)
Antonio Polito (Direttore “Il Riformista”)
Andrea Olivero (Presidente Nazionale Acli)
Marco Guzzi (Poeta e scrittore)
Modera: Stefania Saracino (Giornalista)
30 Giu._____Non è un Paese per famiglie
Giorgia Meloni (Ministro della Gioventù)*
Alessandro Rosina (Professore di Demografia presso l’Università Cattolica di Milano)
Modera: Mimmo Muolo (Giornalista “Avvenire”)
* da confermare
Sala Baldini, Piazza Campitelli 9 – ore 18:30
info: 06-69923457 info@fondazionebenecomune.it www.fondazionebenecomune.it info@laboratorioperlapolis www.laboratorioperlapolis.itù
anche in diretta sul sito www.blogpolis.it
in collaborazione con ACLI provinciali di Roma
La saggezza delle fiabe – di Massimo Diana – Nuovo volume della collana CROCEVIA
Il libro verrà presentato a Roma Giovedì 22 aprile, alle ore 18, nella Libreria Feltrinelli di Via V.E. Orlando n 78/81.
Alla presentazione parteciperanno Massimo Diana e Marco Guzzi
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