Nel bellissimo quanto triste romanzo quasi autobiografico “La masseria delle allodole” Antonia Arlan racconta la diaspora della sua famiglia; a tale scopo descrive la strage subita dal popolo armeno residente in Anatolia nel 1915.
Dopo lo sterminio di tutti gli uomini (vengono assassinati tutti i maschi, bambini compresi), ai restanti (donne, bambine e anziani) viene ordinato di abbandonare la piccola città dell’Anatolia. Questi formano una carovana e si dirigono verso Aleppo; inizia per loro un vero e proprio calvario. Le razzie, le violenze dei soldati turchi e la penuria di cibo riducono gli Armeni in uno stato miserabile.
Il mio intento non è parlare degli armeni, (anche se la lettura di questo romanzo e del suo seguito “La strada di Smirne” mi ha permesso di conoscere questo ennesimo genocidio compiuto nella storia), quanto riflettere su quanto segue.
Ciò che più mi colpisce in questa come in circostanze analoghe (es. lo sterminio degli ebrei) non è tanto la malvagità dei persecutori, individui privi di anima con cui in ogni epoca il genere umano ha dovuto fare i conti, quanto l’indifferenza di chi non è direttamente coinvolto.
Narra in alcuni punti il racconto “La masseria delle allodole”:
– I contadini, serrati in casa, non uscivano più di notte in quell’estate di orrori, evitavano di vedere e di sentire…-
-I superstiti delle varie famiglie si stringono insieme privi di curiosità verso qualsiasi cosa che non sia il cibo, qualsiasi resto di cibo……Per un momento, tutti covano un’indistinta speranza
“ Qualcuno ci vedrà, qualcuno capirà che cosa ci stanno facendo”. Ma la gente lungo la strada, invece, sembra non vederli, li attraversa con occhi di vetro, o si scansa con visibile disgusto –
Gli altri……..gli altri, in ogni contesto, non intervengono (tranne eroiche eccezioni) o perché paralizzati dalla paura o perché sono ossessionati dall’idea di avere un “nemico interno” che tutto sommato è giusto far sparire. Il pericolo di quest’ultima “convinzione” non è certo impossibile in un periodo di riaffermazione dell’identità nazionale e etnica dei rispettivi stati.
Sinceramente mi angoscia tanto la sola idea di poter far parte di questa categoria di persone (purtroppo non escludo che la paura mi potrebbe bloccare!).
In fondo è cronaca dei nostri giorni l’aggressione in metropolitana di una giovane da parte di una donna con problemi psichici …nella totale indifferenza degli altri passeggeri.
Gabriella S.
Siamo anche su