Testimonianza di Gabriella: Così ho imparato a dire di no
Piccoli passi di sapienza feriale 2
Poesia quanto basta, sobrietà e compassione
Se desidero che nella mia vita soffi l’impercettibile soffio della libertà ho da preparare tutti i giorni una dimora sufficientemente sgombra da ciò che è inutile e sufficientemente cava da accogliere l’eccedenza. Proprio come tutti i giorni arieggio casa.
Per una dimora sufficientemente sgombra imparo tutti i giorni ad essere un po’ più sobria, di una sobrietà che parta da una decisione del cuore e da una voglia di pulizia della testa.
Che parta da dentro e raggiunga mani e piedi.
E scorra nelle mani non accaparratrici che sappiano offrire, aggiustare, lasciare, scambiare, condividere e non solo prendere, acquistare,conquistare.
E scorra nei piedi che non desiderino più soltanto calpestare, mangiarsi in fretta chilometri pigiando l’acceleratore, stare nelle scarpe, stare in quelle all’ultima moda, stare in due scarpe diverse per mero vantaggio personale, camminare indifferenti e scortesi.
E scorra nei piedi a imprimere il giusto passo, la leggerezza, la voglia dell’incontro e del riposo, del cammino, della danza e della sosta.
Che parta da dentro a contenere le voracità, tutte le voracità, anche quelle di belle parole, di buoni libri, di idee illuminate.
Perché anche ciò che è buono e bello va gustato e non ingurgitato, va calato in ogni fibra offrendo tempo, attenzione, spazio e diventi parte di noi e non scivoli via veloce senza nulla cambiare dentro e attorno a noi.
Che parta da dentro e sappia condurci a vedere come stiamo diventando unilateralmente vocati al consumo e sempre più smemorati circa la nostra vocazione ad essere felici, come stiamo preferendo l’apparire su qualche palcoscenico effimero anziché vivere davvero la propria vita con le porzioni di rischio e di responsabilità da assumere in compagnia con gli altri uomini e le altre donne.
La sobrietà rende concava la mia vita per stare intensamente nella vita e stare con gli altri in regime di attenzione ai più piccoli segnali di bellezza e di dolore.
I dettagli di bellezza accolti sono la festa dell’anima oltre che degli occhi e germinano parole nuove nel mondo, le parole di tutti e di sempre dette con grammatiche altre da quelle consuete e ritmi che s’accordano con la semplicità della vita.
Parole di tutti e di sempre risvegliate dai loro torpori e squarcianti i nostri.
Parole di tutti e di sempre che suscitano il senso dell’incomparabile dagli angoli dimenticati dove l’abbiamo relegato, quasi fosse inutile.
Parole di tutti e di sempre come piccole luci a far rinascere in noi il senso dell’unicità di ognuno, spogliato d’arroganza, e tutte le possibilità d’essere che abbiamo soffocato, e gli stupori che credevamo ormai estinti.
E i più piccoli segnali di dolore, i gemiti, i sospiri che salgono da sotto la pelle del pianeta e si fanno leggibili nei pori degli esseri viventi e nell’incrociare sguardi di chi ci cammina a fianco: anche loro accolti nella nostra dimora resa un po’ concava dalle decisioni di quotidiana sobrietà.
Ogni più piccolo segnale di dolore s’accomuna al nostro e ogni gemito e sospiro diventa tutt’uno col nostro patire che la terra è sottoposta a violenza, che i miti sono sopraffatti e che di ingiustizia sono intrisi i nostri rapporti.
Questo compatire si fa com-partire.
E nella strada che parte dall’avvertire che stiamo partecipando del dolore fino ad arrivare a partecipare lo stesso cammino ci sta di mezzo il com- partire i sogni gli uni degli altri e contaminare i propri con gli altrui.
La compassione non è un buon sentimento, un po’ inerte e un po’ dolciastro: può portare ad ospitare un lupo nel cuore accanto a quello che ulula in noi e trasformarli entrambi in cantori della bellezza della luna. E questo è il caso in cui la compassione è legna per il buon fuoco dell’indignazione e della lotta per le trasformazioni attorno, quando le cose attorno hanno il virus dell’ingiustizia.
Altre volte la compassione si declina con la compagnia discreta a se stessi, con l’assunzione silenziosa nel laboratorio alchemico delle trasformazioni profonde e sottili che ci fanno fare passi verso l’armonizzazione di sé.
Lotta non meno ardua contro il virus dell’intolleranza che vorrebbe cancellare in noi parti di noi, piuttosto che fermarsi a dar loro nome e volto, e guardarle con tenerezza e trasformarle.
Eva
Tempo propizio
Estate tempo di vacanza, cresce la possibilità di passare del tempo con la compagna-o di vita ed ecco crescere le opportunità di confrontarsi su più argomenti ma uno in particolare ha colpito la mia attenzione…….
Il tempo che io e mia moglie stiamo vivendo è positivo ( finalmente dopo tante traversie un po’ di sereno ) ma se ci guardiamo attorno vediamo una realtà di grandi difficoltà familiari , crescono ogni giorno le separazioni ed i tradimenti con effetti deleteri su chi li vive e su chi li subisce.
Nei momenti di forte tensione , incomprensione , stanchezza , monotonia , insomma nei momenti difficili anche a noi è balenata nella testa l’idea di farla finita .
Tra le tante ipotesi questa sembra a volte la più efficace , sbrigativa e radicale .
Nel nostro caso la presenza dei 2 cuccioli e la sensazione che c’era un progetto importante da portare a compimento ha avuto la meglio ( fino ad ora ) e la speranza è che così sia .
Eppure dopo 23 anni di matrimonio e 10 di preparazione ci siamo ritrovati a guardarci negli occhi e riconoscere che non siamo capaci di pregare assieme , possiamo mettere in comunione i corpi ma non riusciamo a mettere in comunione le anime.
QUANTO PIU’ INTIMA E’ DUNQUE LA COMUNIONE SPIRITUALE ???
PERCHE’ E’ COSI’DIFFICILE PREGARE IN FAMIGLIA ???
La Parola di pochi giorni fa MT 11, 25-27 ci indica il ristoro per i momenti difficili ma …
QUANTI DI NOI RIESCONO A FARNE TESORO ???
Mi sono riproposto questo obiettivo.
Riuscire ad essere più costante nella preghiera per riuscire assieme a mia moglie a pregare per le famiglie in difficoltà .
In fondo è dalla famiglia che tutto ha origine e se si parte male ………
Fecondo tempo libero a tutti e pregate per noi
Testimonianza di Iapino
La testimonianza di Alessandro Iapino: qui ho imparato ad ascoltarmi.
Tempo di vacanze
Premetto, a scanso di ogni possibile dubbio, che sì, quella che segue è pubblicità manifesta, e per giunta in comunione di interessi! … Praticamente il massimo. Ciò dichiarato, pensando alle imminenti, già iniziate, o già finite, o da fare proprio per niente, Vacanze, mi vengono in mente i luoghi e, grazie al piacevole libro “Dieci Luoghi Dell’Anima”, Cantagalli editore, di Fabrizio Falconi, poeta, giornalista, scrittore, vaticanista, blogger e tante altre cose ancora (tutte diverse da me) nonché fratello del sottoscritto, mi viene da pensare al bello di alcuni luoghi, spesso coincidenti proprio con quelli delle vacanze, che secondo me ugualmente “possiedono la capacità di parlare alle anime, proprio alla nostra anima e in quel momento, oltre l’evidente bellezza di un armonico paesaggio, o di un efficace gradazione di forme e colori.. ” … e … l’anima sorride e si abbandona, vibra a livelli superiori.
Devo moltissimo a mio fratello che, fra le tante cose fondamentali, un giorno ormai lontano, di molti anni fa, mi fece conoscere Marco Guzzi, e mi pare un minimo segno di riconoscente gratitudine cogliere questa occasione per poter citare la sua penultima (sta per essere presentata una nuova raccolta di testi poetici che ha per titolo “Il respiro di oggi” – Terre Sommerse editore) fatica che parla di luoghi particolari, i luoghi dell’anima.
Nel libro che si fa leggere con piacere l’autore ci porta secondo un percorso apparentemente casuale, frutto di visite fatte come turista o per lavoro, alla scoperta di una serie di posti assolutamente suggestivi e cruciali sparsi per il pianeta che possiedono un anima, oltre ad un significato speciale per la cristianità. Con la sua descrizione pittorica ci mostra che essi sono vivi e parlano ancora oggi, attraverso le voci delle storie che continuano a raccontare le persone e le cose che li abitano, direttamente alla nostra anima che resta incantata ad ascoltare. A me viene in mente il luogo delle vacanze dove ormai da quasi 20 anni trascorro le più ambite e importanti giornate del faticoso anno che ogni volta si snoda nella vita con i suoi bassi e i suoi alti. Sperduta a nord di Chiusa, tra le pendici dolomitiche del gruppo del Sella e la vetta della Plose, una valle poco frequentata e abitata per lo più da gente che parla solo tedesco, e a fatica azzecca qualche battuta in italiano, ci accoglie sempre ad agosto iniziato con i suoi profumi di verde di boschi, la sua pace i suoi colori sgargianti, i raggi del sole che filtrano tra i rami e le nuvole sulle vette, e l’operosità della sua gente più dedita alle attività contadine che non all’industria del turismo. La mia famiglia ed io cominciamo a sentirci meglio già appena superato Bolzano, quando manca ancora qualche decina di chilometri all’arrivo. E pian piano l’anima si distende e comincia a rilassarsi a lasciarsi andare, a farsi cullare dai sapori e dalle immagini che inizia a percepire, e le voci e gli sguardi e l’accoglienza dei nostri ospiti ci danno il benvenuto. Poi lunghe passeggiate, nuovi sentieri inesplorati, angoli sorprendenti e scorci panoramici di bellezza incontaminata, tramonti lontani che virano i colori delle rocce, e cieli pieni di stelle che la notte fanno venire i brividi a vederle cadere intorno ad una luna che sorride maestosa prima di nascondersi dietro il profilo scuro di una cima lontana. I grilli che saltano tra i fili dell’erba, gli scoiattoli che dopo un’occhiata imbarazzata scappano via presi come sono dalle loro attività, e ancora i cervi che maestosamente brucano attenti lungo i pendii e le mucche che pascolano lontane sulle radure delle vette più alte. Sento ogni volta e sempre di più un profondo legame di appartenenza della mia anima con questo luogo. Resto assorto al mattino presto mentre osservo e ascolto il paesaggio che si sveglia, riesco a meditare nel respiro delle sue fragranze e a trovare lo spirito riconoscente per rivolgermi a Dio e pregare con il cuore che trabocca per tanta grazia. ……………….
E voi, avete anche voi luoghi speciali, magari di vacanza, che … curano l’anima?
Mi fermo qui, fiducioso nei contributi dei più volenterosi e disponibili, e a tutti auguro di trascorrere le migliori vacanze, con abbondanza di pace ed uno sguardo sereno verso il futuro.
Meraviglioso
” Il solito delirio. Traffico, metro piena, persone e cose che si muovono all’impazzata.
Guarda l’orologio. E’ in ritardo.
Pensieri e scenari che gli affollano la mente. Comincia a sentire il cuore in petto e poi in testa. Non riesce a fare più nulla.
Si ferma esattamente dov’è, in mezzo a questo vortice e si guarda intorno.
Inaspettatamente ….
….. comincia a sorridere. Una reazione inaspettata anche per lui.
Gli viene in mente una melodia, la colonna sonora del film di cui è protagonista.
Allora prova a sintonizzare tutti i sensi per continuare a filtrare.
In un istante si rende conto che sta prendendo le distanze dagli oggetti, dalle notizie, dai pensieri e dalle persone. Una risposta in tempo reale che elabora una attenzione “nuova” delle relazioni, del tempo e dei desideri. Tutto questo non è limitato a quel momento ma si estendeva nel tempo.
In quel momento qualcuno gli aveva aperto gli occhi. Si era ritrovato. Con se stesso.”
Vi domanderete quale musica lo aveva contattato. La canzone è MERAVIGLIOSO di Domenico Modugno tornata alla ribalta grazie ai Negroamaro.
“Credetemi è accaduto di notte su di un ponte
guardando l’acqua scura con la dannata voglia
di fare un tuffo giù uh
D’un tratto qualcuno alle mie spalle
forse un angelo vestito da passante
mi portò via dicendomi
Così…
Meraviglioso
ma come non ti accorgi
di quanto il mondo sia
meraviglioso
Meraviglioso
perfino il tuo dolore
potrà guarire poi
meraviglioso
Ma guarda intorno a te che doni ti hanno fatto:
ti hanno inventato
il mare eh!
Tu dici non ho niente
Ti sembra niente il sole!
La vita…
l’amore…
Meraviglioso
il bene di una donnache ama solo te
meraviglioso
La luce di un mattino
l’abbraccio di un amico
il viso di un bambino
meraviglioso
meraviglioso…
ah!
(vocalizzato)
Ma guarda intorno a teche doni ti hanno fatto:
ti hanno inventato
il mare eh!
Tu dici non ho niente
Ti sembra niente il sole!
La vita
l’amore
meraviglioso
(vocalizzato)
La notte era finitae ti sentivo ancora
Sapore della vita
Meraviglioso
Meraviglioso
Meraviglioso
Meraviglioso
Meraviglioso
Meraviglioso”
Ve la dedico come l’augurio di Buone Vacanze
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Photo credit: Random Dude
Buone vacanze, in sicurezza, dandoci pace!
“Che crudeltà fare un acquario” “E’ anche crudele chi ci ha messo qui?”
“No, perché questo è un acquario infinito”
Inizia il periodo delle ferie estive, un tempo tanto atteso, ma anche tanto temuto da chi conosce bene i pericoli del caos e dell’assenza di punti fermi che ci da il ritmo lavorativo, quella disciplina, accolta o subita che sia, che comunque scandisce in modo ordinato le nostre giornate.
E allora proviamo a organizzarci e ad attrezzarci per non perdere l’orientamento, per fare in modo che “l’anima non vada mai in vacanza”, ma sia il fulcro da cui partire anche per godere in pienezza il riposo dalle fatiche dell’inverno.
L’Associazione Acquario Infinito, nata per ricordare Giulio, si è caratterizzata in questi anni non solo per le iniziative sul versante più ‘tecnico’ della sicurezza in mare, che potete vedere nel video, ma anche per la proposta di eventi che possano contribuire a qualificare il tempo libero come un tempo di vera rigenerazione e di arricchimento psico-fisico.
Con questo valore aggiunto si muovono i consueti appuntamenti culturali estivi: le Settimane dello yoga (luogo e orari: www.surf.it), e il Festival Internazionale di cortometraggi sul tema del mare Cortoacquario (www.cortoacquario.it).
Chi resta a Roma tra luglio e agosto è invitato perciò a fare un salto a Santa Marinella Sabato 18 luglio alle ore 21, all’arena Lucciola (via Aurelia 311) per la III edizione di Cortoacquario, e poi, se vorrà, potrà partecipare dal 27 luglio al 26 agosto ai corsi gratuiti di yoga.
E’ veramente riposante sperimentare quella quiete interiore che ci da pace e che nessuno può toglierci, ed è proprio bello scoprire che, entrando in contatto con le nostre profondità, diventiamo capaci di godere e di condividere nuove visioni sulla vita e sulle cose, e di esprimere forme inedite di impegno creativo.
Non è questo forse anche il messaggio che il mare, con il suo fascino potente, ci trasmette?
Nel regno della paura
abbiamo dimenticato in fretta……..
E’ diventato legge il ddl Sicurezza che introduce il reato di clandestinità, legalizza le ronde e allunga a sei mesi il periodo di permanenza coatta nei Centri di identificazione.
Una notizia di cronaca tra tante. Roma. 7 maggio 2009 Tunisina morta impiccata al CIE
Nella notte del 7 maggio nel CIE di Ponte Galeria è morta una detenuta tunisina.
Si chiamava Nabruka Mimuni e aveva 44 anni. Era in Italia da più di 20 anni.
Era stata catturata due settimane prima dalla polizia mentre era in coda in Questura per rinnovare il permesso di soggiorno.
La sera precedente le avevano comunicato che sarebbe stata espulsa e la mattina le sue compagne di cella l’hanno trovata impiccata in bagno. Nabruka ha lasciato un marito e un figlio.
…….come eravamo
“Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.
Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perchè poco attraenti e selvatici ma perchè si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.
I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali…
…Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario.
Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”.
(dalla relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano
sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, ottobre 1912)
vedi anche:
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