Si può essere presenti, contemporaneamente, a più livelli di coscienza?
Giustamente l’autore delle riflessioni che accompagnano le belle immagini sul rapporto incommensurabile fra la piccolezza della terra e l’universo che la circonda, ci fa notare come le questioni spicciole della nostra quotidianità perdano di significato se osservate da un altro punto di vista.
Tuttavia, proprio per il fatto di essere, la nostra Terra, l’unico posto ospitale e vivibile, ci viene ricordato come sia importante preservarlo responsabilmente.
Mentre mi accingevo a scrivere queste righe cercavo un raffronto tra queste considerazioni e l’arte del suonare.
In effetti, chi suona deve aver risolto ogni difficoltà riguardo l’esecuzione di ogni nota, inserendola nel giusto contesto di rapporti, dai più vicini (con le note immediatamente più vicine) ai più lontani (illuminando di significato tutte le sezioni del brano).
Il grande direttore d’orchestra Sergiu Celibidache spesso ci diceva “io sono lì, perché non sono lì”, volendo proprio esprimere la realtà dell’essere pienamente nel presente di ogni nota, solo quando questa nota rimane, nel nostro vissuto di coscienza, in relazione con l’inizio del brano, e questo per ogni nota fino alla fine.
Possiamo, così, anche noi essere qui, su questa terra, dando senso alle nostre relazioni più o meno vicine, rimanendo sempre in rapporto col Principio?
Io credo che questo sia il nostro impegno, anche se spesso sembra che le vicende quotidiane, le “note” appena suonate siano stonate, non in armonia.
Occorre purificare il nostro de-siderare, entrando in sintonia con le forze che muovono l’universo, attraverso un più attento uso del pensiero, un giusto con-siderare, essere appunto al livello delle stelle, per osservare e vivere i fatti della quotidianità nella loro giusta dimensione, che è, in ultima analisi, sempre spirituale.
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