La dimensione sonora e vocale del parlare mi ha sempre attratto e affascinato e spesso nell’ascoltare unicamente la voce di persone di cui non era visibile il corpo (alla radio o al telefono), mi accorgevo di fantasticare sul loro aspetto fisico, sul loro modo di sentire e di essere.
Calvino diceva, con grande sensibilità, che “la voce manifesta la persona a chi sa ascoltare, a chi sa cogliere quello che ella rivela, quello che la persona ha di più nascosto e di più vero”.
Ora con la maturità, ho scelto di intraprendere un percorso di conoscenza e di relazione d’aiuto proprio attraverso la mediazione della voce.
Ho capito, che nell’ascoltare chi parla (così come nell’ascoltare la voce di Marco Guzzi alla radio) stando in una condizione interna centrata e ricettiva, si aprono paesaggi e dimensioni dell’essere che vanno oltre il solo contenuto semantico delle parole stesse.
La ricerca di un contatto sempre più intenso e autentico con se stessi porta anche ad una liberazione della propria voce, che diventa così un canale di energia e di nutrimento sia per la persona che parla che per chi le sta intorno.
Ritrovo questa dimensione così privilegiata ogni volta che alla radio tornano trasmissioni che parlano dell’uomo e degli strati più profondi del suo essere (così come la trasmissione Percorsi condotta da Marco Guzzi) tenendo sempre conto che una voce purificata e liberata può, nel suo comunicare la verità e la sapienza, operare delle grandi trasformazioni interiori.
Ricordo con grande piacere e anche commozione quelle serate, senza televisione, in cui con mio marito (allora non ancora sposati) aspettavamo con curiosità le nove, per ascoltare la trasmissione Dentro la Sera condotta da Marco Guzzi.
La sua voce calda e accogliente ci faceva entrare in quella ‘casa’ silenziosa e tranquilla dove, oltre ai commenti musicali così intensi, si parlava di cose profonde e immense: dell’essere umano e della sua complessità, dei suoi dolori e di quelle sconfinate domande sugli enigmi dell’universo e della sua esistenza sulla terra.
Mio marito ed io attingevamo spunti di riflessione incredibile e trovavamo tante affinità con ‘quella’ persona, che non vedevamo, ma ci accorgevamo come stesse lentamente riempiendo il nostro cuore e i nostri pensieri e dilatando ancora di più la nostra visione delle cose terrene.
A quel tempo (e tuttora, ma in modo più consapevole e mirato) eravamo molto appassionati e impegnati nell’ambito della conoscenza dell’antroposofia di Rudolf Steiner e nell’ascoltare le parole di Marco risuonavano non pochi riferimenti e corrispondenze con il nostro percorso interiore.
E dunque quella voce, divenuta così familiare e necessaria, che ci parlava dalla radio, testimoniava, anche dall’esterno (in questo caso dalla radio) ciò in cui credevamo e sperimentavamo con così grande intensità.
Sempre più si manifestava il desiderio di dare anche un ‘corpo’ a quella voce notturna, di condividere in modo più diretto sentimenti e pensieri comuni, in somma di conoscere personalmente o comunque avere un contatto con Marco Guzzi.
Così mio marito Alessandro decise di scrivergli una lettera affettuosa e di stima, e la cosa per noi ‘sorprendente’ (non molti personaggi della radio o tv rispondono in modo personale agli ascoltatori) fu che rispose con la stessa stima e calorosità confermando la corrispondenza tra il ruolo di conduttore radiofonico pubblico e quello della persona in privato.
Era tutto vero: una persona profondamente spirituale, attenta, coltivata nell’anima e nella mente, ci parlava in modo diretto e amichevole da un’emittente nazionale! Che fortuna!
Da lì è cominciato il contatto, poi la conoscenza, lo scambio e finalmente la partecipazione assidua ai gruppi di crescita personale e al lavoro di scavo e di conoscenza dei meccanismi di difesa inevitabili, ma limitanti, delle modalità ricorrenti di conformarsi a ruoli e situazioni, che mettono in luce paure e automatismi emotivi.
È stato ed è tuttora un mettersi continuamente a nudo, cercando lentamente di intaccare la scorza dura dell’ego.
Ogni passaggio seppur doloroso e lucido, se non avesse avuto il supporto di un conforto spirituale cristiano, portato dalla lettura e commento delle Scritture, sarebbe stato devastante e scoraggiante, e ciò mi ha ulteriormente confermato la necessaria integrazione tra lavoro psicologico e lavoro spirituale, senza cui ogni lavoro di scavo interiore, anche il più accurato, rimane fine a se stesso.
Ormai sono passati nove anni da quando ho cominciato con i gruppi di trasformazione interiore (oggi divenuti Associazione Darsi Pace) e molti cambiamenti sono avvenuti in me e anche nel mio modo di scegliere e di valutare persone ed eventi della vita.
Guardandomi indietro credo di aver sfoltito molte ‘erbacce’ e, malgrado continui ad essere spesso confusa e insicura, so che posso contare su strumenti di consapevolezza che solo un lavoro meticoloso e accurato, svolto in tanti anni, mi ha saputo dare e continuerà a darmi.
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