La forza potrebbe intendersi come manifestazione di pienezza di vita, ma io intendo anche la perfezione estrinsecazione di pienezza di vita, e così la gioia, la beatitudine, la libertà… Sono tutte forme, distinte, che a mio parere possono esprimere l’energia vitale pienamente manifesta. Nella forza, tutto ciò si esprime forse più nell’elemento della volontà, quindi meno cosciente, nella libido, o nell’energia che mi riesce di esprimere in un passaggio vibrante e appassionato di un’esecuzione al pianoforte.
Ed è infatti a questi ricordi che si orienta, ora, la mia mente nel riferirsi ad un episodio in cui ho sperimentato in me la forza.
Vivere la forza, allora, implica un abbandono alle forze vitali.
Per un carattere simile al mio, un tempo, da bambino, il ricorso alla forza nascondeva il sentimento di una debolezza psichica e intellettuale nei rapporti coi miei simili e, di conseguenza, mi affidavo ai muscoli, all’intelligenza muscolare, al senso dell’equilibrio fisico, all’astuzia, alla prontezza dei riflessi, nell’imitazione dell’immagine che mi ero costruito di mio padre.
È così che riuscivo a competere con i miei pari e molte volte ho gioito nelle dimostrazioni della mia forza fisica, del rispetto che la mia potenza suscitava nei coetanei.
Crescendo ho vissuto la disillusione, scoprendo che la forza, nella competizione, è sempre relativa ad un avversario, e che c’è sempre qualcuno più forte di te.
È stato un percorso lungo e doloroso fino al riconoscimento che la vera forza, in quanto abbandono alla potenza creatrice della vita, non risiede nel conflitto, nella competizione, ma nella fedeltà al divino, nella costanza della mia fede alla forza creatrice, e da questo, nella disponibilità ad una apertura a tutto ciò che mi viene incontro, al nuovo.
Il coraggio di non indietreggiare di fronte alla possibilità di un allentamento delle mie strutture difensive.
Il coraggio di scendere là dove si annidano i miei attaccamenti a una identità costruita, le mie identificazioni nevrotiche.
In quei momenti, quando sono riuscito a spezzare le catene delle mie maschere e ho accettato di confrontarmi umilmente con le mie ombre, avverto un calore caratteristico, un’energia capace di liquefare le corazze interiori… letteralmente, calore misto ad acqua, che sprizza dai pori sotto forma di sudore e dagli occhi come lacrime.
Al termine di queste esperienze non sono più quello che ero prima, come se una piccola parte di me si fosse trasformata, purificata, determinando la liberazione di nuove energie.
Ecco, per me l’esperienza della forza si caratterizza sempre più come capacità di diventare canale di vita.
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