È notizia di questi giorni che la nova frontiera della tecno-scienza, ormai totalmente egemone su qualsiasi decisione politica e sociale, abbia in serbo per noi una nuova funzione per la salvaguardia e il controllo dell’ingenuo cittadino moderno. Si tratta di una app realizzata apposta per il «tracciamento dei contatti», come scrive il Corriere della sera, al fine di sorvegliare e di governare qualsiasi rapporto sociale perché a rischio di contagio. «La app – scrive ancora il Corriere – velocizza e rende più certa la ricostruzione dei contatti rispetto a quanto si potrebbe fare «a mano» o «a voce». Questa sarebbe una delle tante motivazioni (superficiali) con la quale si pretenderebbe di trasformare una società libera in una società in mano alle industrie tecnocratiche. Industrie sicuramente più veloci e meno dubbiose degli esseri umani, che sono notoriamente così complessi e lenti. Intendiamoci, non è che il problema dello strapotere dei Google, Apple, Amazon e delle Big Pharma nasca oggi. Il fatto che questi domini già siano onnipervasivi da tempo, al di là del caso Covid-19, non riduce affatto il rischio di una deriva dispotica; anzi – se possibile – l’accentua. [Leggi di più…]
Covid-19, l’imprenditoria sociale come opportunità di trasformazione socio-economica
E’ con molto piacere che pubblichiamo l’appello dell’economista Lea Cassar e l’intervista da lei rilasciata a Dario Lo Scalzo per PRESSENZA – Agenzia Stampa Internazionale (23.05.2020)
Oltre ad essere titolare della cattedra di Economia Empirica all’Università di Regensburg (Ratisbona), Lea è anche una praticante dei Gruppi Darsi Pace.
In queste settimane ha lanciato un appello indirizzato alle nuove generazioni affinchè partendo dall’emergenza Coronavirus traggano spunti di riflessione e ricerchino delle opportunità per innescare un reale cambiamento sociale ed economico capace inoltre di far fronte alla crisi ecologica attuale.
Nel breve video l’appello di Lea Cassar. A seguire la stimolante intervista all’amica economista.
Buona lettura e buon ascolto! [Leggi di più…]
Io resto a cuore
I gruppi territoriali della Lombardia si sono attivati per mantenere i loro appuntamenti mensili durante la pandemia attraverso i mezzi offerti dalla telematica; hanno voluto condividere emozioni, riflessioni, vissuti di questo tempo provando a viverlo come tempo di cura che abbraccia – nonostante la distanza fisica richiesta – ogni aspetto dell’esistenza e già da ora prepara il “dopo”. La seconda fase da poco iniziata evidenzia la necessità di riconoscere e curare la paura che abbiamo incorporato per portare nella quotidianità ciò che di buono abbiamo assaporato durante l’isolamento e la reclusione.
Il gruppo di Milano desidera condividere le riflessioni emerse nell’incontro mensile di Aprile.
Bruno Marcotti, referente del gruppo, ne ha fatto un resoconto riprendendo i fili variamente tessuti e colorati offerti dai praticanti presenti che ha intrecciato ai suoi pensieri. [Leggi di più…]
Il teatro e l’opera del Nascente
Il mio personale approdo a Darsi Pace, circa cinque anni fa, non fu casuale né calato dal nulla. L’intero pensiero e opera vivente di Marco Guzzi hanno significato sin da subito per me la possibilità di una presa a terra, il gentile e fertile Atterraggio di un Cielo estremamente luminoso che già aveva fatto irruzione nella mia vita alcuni anni prima, cambiandone il corso per sempre.
Era il dicembre 2012, proprio mentre girava la voce che dovesse finire il mondo, quando in effetti quello che fino a quel momento io avevo conosciuto come “mondo” morì una volta per tutte, dopo che già da un po’ era seriamente entrato in crisi. Due figure che per un periodo della loro vita furono realmente in comunione di spirito, Nietzsche e Wagner, piombarono nella mia vita con la forza di una rivelazione sconvolgente. Fu come un lampo nella notte, un’intuizione di Nuovo mondo che si affacciava per me in un buio catastrofico, che sembrava realmente privo di uscita. [Leggi di più…]
Pratiche rivoluzionarie: per non farsi manipolare dai media
Provate a immaginare di vivere in un mondo dove il 99% della ricchezza mondiale appartiene all’1% della popolazione. Provate poi a immaginare che questo 1%, grazie al suo potere economico e finanziario, sia in grado di decidere quali governi e quali persone possano arrivare al potere; tutto questo con il fine di realizzare politiche a vantaggio delle diseguaglianze, delle privatizzazioni e dello smantellamento dello stato sociale.
Provate poi a immaginare che questo 1% abbia in mano anche i mezzi di informazione, che cioè gestisca e controlli la cornice entro la quale viaggia il flusso di notizie; in questo modo perciò decide quali debbano essere date e in che modo debbano essere date. Come scrive Manuel Castells: [Leggi di più…]
Come su un palcoscenico
A me sembra che le condizioni di vita di questo tempo senza precedenti proiettino come su un palcoscenico aspetti di noi già presenti prima ma poco visibili e non riconosciuti.
T. S. Eliot ha un termine molto efficace per indicare questo fenomeno : correlativo oggettivo, ossia un oggetto o una situazione che diviene formula e immagine di una particolare condizione emotiva.
Prendiamo il cosiddetto distanziamento sociale.
Non sta mettendo allo scoperto lo stato di separazione e di isolamento dagli altri in cui normalmente viviamo? A dispetto di tutte le apparenze e le storie che ci raccontiamo. Fanno testo le foto “virali” di persone sedute insieme al tavolo di un ristorante mentre armeggiano ognuno sul suo telefonino.
Le nostre effusioni, il nostro stare assieme sono spesso di superficie.
La prossimità fisica delle movida, degli stadi, delle discoteche spesso nasconde una disperata solitudine e una angosciante incapacità di entrare in vera intimità col nostro prossimo.
Quante volte ci siamo sentiti soli anche in famiglia, in mezzo agli amici, ai colleghi, ai compagni di scuola, in una chiesa affollata.
Paradossalmente, anche la sessualità – che più vicini di così non si potrebbe – non ci unisce nella maggior parte dei casi. Quando sono solo i corpi che si spogliano. [Leggi di più…]
L’arte del riciclaggio interiore
La nostra vita quotidianamente ci mette di fronte ad un grande problema: liberarci dei rifiuti. Ogni nostra attività ne produce, da quelle domestiche a quelle lavorative, persino le nostre necessità fisiologiche. Ne produciamo enormi quantità e abbiamo anche imparato abbastanza bene a distinguere i materiali riciclabili per riporli negli appositi contenitori, che gradualmente si riempiono. Eppure ad un certo punto questi rifiuti scompaiono dalla nostra vista e una volta arrivati al cassonetto possiamo anche dimenticarcene. Che liberazione, sono sparirti! In realtà sappiamo bene che non è così. L’immondizia è un grave problema dell’umanità, occupa un sacco di spazio e inquina l’ambiente. Ma finché non vediamo le immense discariche o gli ammassi di spazzatura per strada cerchiamo con tutto noi stessi di ignorarlo. [Leggi di più…]
Questa comunicazione incomunicante
Difficile oggi definire la comunicazione una possibilità di relazione, le nostre parole sgorgano spesso da parti di noi scisse ed alienate, si sfaldano lungo la via e arrivano distorte, depotenziate da ogni potere comunicativo, muoiono come nascono dalla parte morente, dai rigurgiti dell’ego.
Parole che s’infiltrano nelle nostre menti angosciate e convulse, come detonatori di un’esplosione che vorremo avvenisse per liberarci e di cui abbiamo paura. [Leggi di più…]
Vivere per Darsi Pace
“Ogni vita, ogni storia, personale, nazionale o planetaria, può diventare un’opera d’arte”
Pubblichiamo la conferenza tenuta da Marco Guzzi nell’ambito del ciclo “Profeti di Pace” nel novembre 2019.
L’incontro è stato organizzato da Antonio Mangiola, Presidente del MEIC (Movimento ecclesiale di impegno culturale – Gruppo romano Sant’Ivo alla Sapienza), che ha dialogato con Marco, coordinando poi il vivace dibattito con il pubblico presente. [Leggi di più…]
RIpensando il dolore
Qualche tempo fa stavo leggendo un testo di Marco Guzzi, intitolato Dalla fine all’inizio. A un certo punto a pagina 50 compare una citazione di Denis de Rougemont tratta da un suo famoso saggio, L’amore e l’Occidente. Mi viene in mente allora che in un angolo nascosto e polveroso della libreria, da qualche parte, avevo di questo autore svizzero un’opera intitolata Penser avec les mains. L’avevo acquistata forse una quarantina di anni fa alla libreria Feltrinelli di Bologna, che aveva appena aperto il settore internazionale con testi in lingua straniera. Non ricordo perché quel libro mi avesse particolarmente colpito, forse era uno dei pochi in francese che al tempo mi sembrava di capire o forse mi aveva attirato semplicemente il titolo. È una cosa che faccio spesso, di farmi ispirare da dettagli insignificanti come la grafica della copertina, la rilegatura, il tipo di carta e il font dei caratteri, l’odore delle pagine… [Leggi di più…]
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