Una situazione paradossale del nostro tempo, a ben vedere, riguarda molto da vicino ciò che chiamiamo “storia”. Da un lato la storia sembra essere ovunque: ogni fenomeno del mondo è storicizzato, archiviato, cronologicamente compreso e spiegato, con metodi storiografici sempre più sottili e rigorosi. Attraverso il progresso scientifico inoltre, non solo oggi disponiamo di una narrazione storica (e preistorica) sulla specie umana infinitamente più vasta e complessa di quella che ci si poteva immaginare due secoli fa, ma conosciamo persino l’età complessiva dell’universo, e siamo in grado – per la prima volta – di avere un’idea abbastanza esatta dell’intera sua evoluzione. Da molti punti di vista dunque potremmo dire di trovarci nella società più ricca di storia mai esistita.
Dall’altro lato, tuttavia, sembra vero anche il contrario. Come già capiva Nietzsche alla fine dell’Ottocento, la storicizzazione sistematica del mondo ci sta in realtà misteriosamente privando dell’autentico senso del tempo storico, che è assolutamente indispensabile all’uomo per poter progettare ognora un futuro auspicabile per sé e per la terra. Sappiamo tutto di tutto, ogni “fatto” storico per come è veramente o probabilmente accaduto, e guai a mettere in discussione la storicità del reale. Nel frattempo nessuno si domanda – anche solo per sbaglio – il perché, il senso ultimo e misterioso degli eventi storici e del come mai siano andati in un modo piuttosto che in un altro. [Leggi di più…]
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