Giunto alla fine del quarto anno di Darsi Pace e del primo Biennio di Approfondimento sento la necessità di estrarre da quella che è stata la mia esperienza alcuni doni che il percorso ha fatto ad un ragazzo di 21 anni e che può fare ad altri miei coetanei, immersi spesso in condizioni personali e relazioni per nulla facili.
Trevi 2019 – Io Sono: il soggetto rivoluzionario
Si è svolto a Trevi l’intensivo di fine anno dei gruppi Darsi Pace, a cui hanno partecipato quasi 250 nostri praticanti. È stato un grandissimo evento, che ci ha dato modo di conoscerci personalmente e di conoscere anche le realtà interne di questo movimento in continua espansione: i gruppi regionali, i gruppi culturali, il movimento giovanile L’Indispensabile, e così via. Abbiamo realizzato un piccolo video-sintesi di questa esperienza, oltre a questo testo di ricapitolazione.
Il titolo di questo intensivo era: “Io Sono, il soggetto rivoluzionario”. [Leggi di più…]
Separazione
Separazione è una di quelle parole un po’ particolari. Una di quelle, e ce ne sono tante, che non suscita immediatamente bei pensieri. Proviamo per un momento a pensare alla parola “separazione” e prendiamoci un secondo per annotare le immagini che iniziano ad affollare la nostra mente. La prima a cui ho pensato io è stata la perdita. L’immagine vivida dell’abbandono, della solitudine, della scissione. Non è stato bello e mi ha portato tristezza.
Poi però proprio su quel pensiero ho iniziato ad arrovellarmi. Ed ecco apparire un’altra immagine: la ferita. La “separazione” per me, in qualsiasi contesto della vita, che possa essere la cosa più semplice come la fine di una vacanza e il rientro a casa o la cosa più seria come un lutto, non è una cosa piacevole e mi genera ferite. Tante piccole ferite che si accumulano e che nel tempo diventano i miei piccoli ostacoli giornalieri nel non riuscire ad accettare che le cose, vuoi o non vuoi, finiscono.
A questo punto del mio pensiero poi, è arrivata magicamente la parola di qualcuno.
Mio padre, qualche tempo fa non molto lontano, venne da me a dirmi: “Perché hai paura di perdere questo caro amico? Non ti rendi conto che le persone non sono di tuo possesso? Le cose della vita sono così, vanno e vengono e tu non puoi fare altre che imparare ad accettarle e vivere con loro”.
Mi arrabbiai moltissimo per quello che stava dicendo. No, io non volevo perderlo. No, io non volevo separarmi. No, io non volevo accettare. E lì, dopo mesi, tornando con la mente a quel momento, capii.
Il mio problema risiedeva proprio nella “non” accettazione. Non solo del fatto che avrei potuto perdere un caro amico, che tutt’ora è uno dei miei più stretti, ma del fatto che la vera separazione era avvenuta nel mio cuore quel giorno. Mi sentivo lontana da me, indifesa, sconnessa e per cui arrabbiata, triste e dipendente. Non potevo perdere un amico nel momento peggiore per me, quello in cui vivevo la separazione più grande e dolorosa che possa esserci: quella da sé stessi.
Questo piccolo esempio cari amici, per ricordarmi di ricordare a me stessa e agli altri quanto riusciamo a soffrire e a far soffrire gli altri nei momenti di separazione da noi stessi. Perché in quella parte che si allontana per osservarci, criticarci e farci sentire separati, risiede quello che noi chiamiamo Ego. E no, non preferisce restare con noi. Preferisce accontentarsi di vivere nel disagio di una vita di ombre, omissioni e paure. E pensando e ripensando sono riuscita, almeno secondo me, a capire qualcosa in più che prima ignoravo. Che io ho il piccolo potere di dissolvere nel nulla la sua presenza. Con la semplice definizione di “separazione” mi ricordo istantaneamente un dolore che d’improvviso torna a essere piacevole come tante altre parole. Sì, perché è l’unica e vera sfida a trovare il coraggio di accettarmi anche nei mie momenti di debolezza, riconoscermi e ritrovarmi.
A volte sottovalutiamo questo nostro immenso potenziale di potere sussurrarci parole così importanti e precise quasi da far rabbrividire. Eppure la parola è proprio quello strumento così prezioso che tramite l’identificazione ci permette la conoscenza e la liberazione.
Ecco perché il nostro progetto il Dizionario della Nuova Umanità prosegue da quasi un anno senza interruzione a diffondere, tramite le parole, le ragioni di sofferenza e di gioia dell’uomo e, cosa ancora più importante, la via della liberazione dall’ego e di riconnessione alla vita dello Spirito, uno Spirito che ama gli uomini e desidera portare pace e giustizia sulla terra.È così che, in occasione della luna piena di oggi 17 giugno, pubblichiamo la nostra parola “separazione”. Il prossimo appuntamento è tra 14 giorni per la luna nuova del 2 luglio.
Buona estate, in compagnia dei piane
La malattia: alla ricerca di un senso
Nel precedente post dal titolo “L’abisso della malattia” ho provato a descrivere la forza con cui un evento legato alla nostra salute può irrompere nella nostra vita, sradicando certezze e facendoci cadere facilmente in una profonda crisi caratterizzata da domande esistenziali e ricerca di aiuto.
A questo punto possiamo addentrarci in una interpretazione più oggettiva di ciò che chiamiamo malattia. [Leggi di più…]
PARROCCHIA : “ DATTE PACE … “
Come tutti sappiamo, per esperienza, nei nostri laboratori partecipano anche sacerdoti e consacrate/i , abbiamo inoltre assistito alle tante conferenze che Marco ha tenuto negli incontri di formazione per consacrati/e, per operatori pastorali, per volontari ecclesiali e altre figure che hanno percepito l’importanza della sensibilità che il nostro lavoro favorisce.
Spesso abbiamo pensato alla possibilità di applicare l’esperienza DarsiPace direttamente in una comunità, ma non ci eravamo ancora riusciti.
Immagini del processo:
L’abisso come combustibile fossile
Fino a quando nell’anima mia addenserò pensieri,
tristezza nel mio cuore tutto il giorno?
Fino a quando su di me prevarrà il mio nemico?
Guarda, rispondimi, Signore, mio Dio,
conserva la luce ai miei occhi,
perché non mi sorprenda il sonno della morte.
(..)Ma io nella tua fedeltà ho confidato;
esulterà il mio cuore nella tua salvezza,
canterò al Signore, che mi ha beneficato.
(Salmo 12)
La solitudine ci risucchia, è come un vortice che attira a sé e fa paura. Il mondo è più vasto di quanto possa immaginare e la vita scorre febbrile e non possiamo trattenere un solo istante. Fa paura questo mutamento incessante che è l’eternità in atto, perché sappiamo che non tornerà più, al contrario di quanto pensava Nietzsche, ed è questa la bellezza: l’eternità muore e rinasce costantemente in forme nuove. Lamentarsi, compiangersi non serve assolutamente a nulla. Solo l’adesso è prezioso. L’adesso non è l’appiattimento disperato sull’appiglio dell’attimo, non è un cavillo della mente. È la presenza reale del mistero nella carne, del divino nella insostituibilità di questa sfera in cui dimoriamo.
Siamo noi stessi solo quando siamo nella verità, e la verità è unicità, è restare nella profondità limpida dell’inquietudine che dà gioia. Essere nella verità è difficile perché nella relazione tendiamo verso forme in-autentiche di noi stessi per essere accettati e rientrare in una conformità generale. La verità infatti smuove l’esistente, l’assetto ordinato del visibile, rimettendo tutto in discussione. Gli uomini non amano la luce della verità. [Leggi di più…]
Sentirsi figlia a 50 anni
Mio padre in casa c’è sempre stato, una presenza fisica costante dalla quale io non percepivo l’amore come lo desideravo.
Quando mia madre venne a mancare, allora avevo vent’anni, speravo in un cambiamento, in una vicinanza affettuosa che colmasse il vuoto da lei lasciato. Invece senza accorgermene mi ritrovai a svolgere per lui le funzioni che mamma aveva svolto e ad accudire la sorella minore. Papà continuava ad esserci praticamente, a me e a mia sorella non lasciava mancare nulla, ma io stavo peggio, non mi sentivo vista se non in funzione dei compiti che svolgevo e non per la figlia che desiderava un suo sorriso, un abbraccio affettuoso, uno sguardo accogliente e amorevole. Dentro di me incolpavo ingiustamente la mamma, ora lo capisco, per l’eredità che mi aveva lasciato. Per trenta anni sono stata la brava bambina soffrendo il distacco affettivo e la chiusura emotiva di mio padre e perdendo la speranza di essere vista come figlia. Il mio cuore era a pezzi. [Leggi di più…]
L’Italia ad un bivio
Il 10 e 11 maggio si è tenuto a Roma il primo Festival sull’Europa, organizzato dall’Indispensabile, dal Centro di Eccellenza Jean Monnet, e da Parole Guerriere. 15 giorni dopo abbiamo assistito a quelle che molti commentatori hanno ritenuto le più importanti elezioni europee di sempre. Ed effettivamente questa impressione è la stessa che ha animato l’ideazione del nostro festival, che si chiamava appunto “Europa a un bivio: fine o rinascita?” [Leggi di più…]
Darsi Pace: a fine settennio
Continuiamo a pubblicare le testimonianze dei nostri amici che sono giunti al termine dei sette anni del percorso Darsi Pace.
Oggi abbiamo la testimonianza di Laura che ringraziamo.
L’abisso della malattia
Di fronte alla malattia ci troviamo tutti impauriti e spaesati. Si tratta sempre, in fondo, di un evento inaspettato, caratterizzato da incertezza e dolore. Per quanto si possa pensare il contrario, il medico non è affatto tranquillo nel diagnosticare (ad altri o a se stesso) una condizione di malattia, anche quando apparentemente è poco grave e sono disponibili ottime terapie. Sa bene che quei segni e quei sintomi possono nascondere anche situazioni ben più serie di quella che viene sospettata inizialmente perché più probabile. A volte anch’io, ai pazienti che insistentemente richiedono certezze, ricordo che potrei essere ammalato senza saperlo. Questo mi fa sorgere una domanda: cos’è questa entità che può subdolamente celarsi nelle nostre membra e che chiamiamo malattia? Sebbene vengano investite enormi risorse nella ricerca, la scienza non sa darci risposte certe in merito [i]. [Leggi di più…]
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