Così senza parola segue
il senza patria
con oscura fronte al vento
spogli alberi sulla collina.
Voi fiumi che tramontate lontano!
Violento si angoscia
terribile rosso di sera
nella nube in tempesta.
Voi popoli morenti!
Pallida onda
frangentesi sul lido della notte,
stelle cadenti.
Così terminano i versi di Georg Trakl intitolati Abendland (Occidente). Ciò che esattamente un secolo fa, nel novembre 1918, aveva termine in Europa fu subito chiaro a tutto il mondo come una delle maggiori catastrofi che l’umanità avesse mai visto.
Il Kaiser tedesco, chiamato “il signore della guerra”, fu costretto ad abdicare mentre Berlino era sull’orlo della rivoluzione comunista. Dopo 4 anni di guerra e circa 14 milioni di morti, tutti i popoli (vincitori e vinti) uscivano lacerati e disfatti dalla Prima guerra mondiale.
Ripensare oggi gli eventi capitali della nostra storia non può più essere un compito storiografico o divulgativo. La digestione del XX secolo è un compito che spetta al pensiero radicale, cioè a quel pensare che si fa carico per sua stessa natura delle sorti dell’umano sul pianeta terra.
Non è facile vivere in un tempo che segue a così tante catastrofi. Ecco perché urge un nuovo sguardo d’insieme, più vasto, più capace di respiro, e quindi più leggero, abbastanza sereno da discendere negli inferi senza farsi travolgere. [Leggi di più…]
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