No, non è affatto immediato realizzare sempre e comunque di essere un astrofisico. Ci sono situazioni e momenti privilegiati, dove ti accorgi che la parola ha un suo determinato effetto. Se vogliamo magari dirlo in maniera scherzosa, dove comprendi che te la puoi vendere bene. Così è accaduto nella settimana a Trevi, e quello che è accaduto mi ha versato nel cuore una buona dose di stupore e — ultimamente — anche di gratitudine.
Assunzione: il mistero di un dogma
Nel libro “La vita della fede” Romano Guardini, dopo aver sottolineato le difficoltà sperimentate dall’uomo moderno ad accettare i dogmi, contrapposti ad un’idea di fede viva e spontanea, spiega il senso delle ‘regole della fede’ che la Chiesa ha progressivamente fissato nella sua storia bimillenaria.
Thich Nhat Hanh – Movimenti consapevoli
Per noi occidentali può risultare strano che alcuni movimenti corporei possano essere utilizzati come strumenti di meditazione. Eppure il teologo Romano Guardini, già negli anni ’30, inseriva spesso nei suoi esercizi spirituali movimenti fisici, e la tradizione cristiana più antica ha sempre praticato forme di preghiera legate al respiro, e cioè ad una dinamica corporea essenziale.
Nel lavoro dei nostri gruppi “Darsi pace” facciamo precedere le nostre meditazioni da fasi di consapevolezza corporea e anche, a volte, da semplici movimenti di allungamento, stiramento, torsione, e piegamento, derivati dalla tradizione yogica. E gli effetti pacificanti sono consistenti.
Tornare spesso alla consapevolezza di ciò che il nostro corpo sente, imparare a gustare, a godere dei suoi movimenti è una delle vie più semplici e dirette verso la pacificazione interiore.
Nella terra dei padri
Il 9 agosto 2014, dopo oltre 100 anni, Marco Guzzi ritorna a Cutro, la cittadina calabrese della sua famiglia di origine, dal quale il nonno era partito agli inizi del Novecento; il sindaco Salvatore Migale gli consegna il Premio “Il Puttino”, mentre due giovani studenti intervistano lo scrittore e poeta romano.
Pubblichiamo il video della bella serata che si è svolta nella piazza principale del paese, alla presenza delle autorità e della cittadinanza, che hanno accolto con grande cordialità e apprezzamento il desiderio di Marco di porre fine ad un’interruzione piuttosto strana e molto poco indagata in famiglia.
In un tempo di grandi migrazioni, ciascuno di noi è chiamato a ritrovare i luoghi, se non proprio fisici, almeno interiori e psicologici delle proprie origini, a sperimentare che è possibile riconciliarsi con storie difficili e talvolta dolorose, ed interrompere la catena di separazioni e di traumi familiari che, pur accaduti molti anni prima, ancora gravano sul presente.
L’uomo e la donna scoprono sempre di più di possedere il grande potere di lavorare sul proprio passato, anche remoto, anche ‘karmico’, affinché sia risanato, trasformato, trans-figurato, inaugurando così una storia di pensieri più felici.
Buona visione!
Libertà riconquistata
“Trovo bella la vita e mi sento libera” scrive Etty Hillesum nel suo Diario alla vigilia della sua deportazione in un campo di concentramento.
L’espressione “mancanza di libertà” fa venire in mente nell’immediatezza regimi autoritari, prigionie fisiche, impossibilità di esprimersi, e cose simili; ma raramente si pensa alla mancanza di libertà da se stessi. Si, perché spesso siamo proprio noi a renderci prigionieri delle nostre paure, dei nostri rancori, delle nostre fissazioni.
La mia insurrezione
La mia insurrezione, la mia rivolta, è questa. Dovrei scrivere della settimana di Trevi, e non posso non partire dagli eventi sanguinosi di Nizza. Non posso far scendere alcuna parola se non da questo. Perché tutto il sangue innocente versato a Nizza in modo così tragicamente assurdo, rende solo più urgente e più serio il lavoro, il compito. Perché tutto questo rende più urgente, più pressante ed inderogabile la mia rivolta. Voglio allora partire da una frase di Italo Calvino, che nelle sue Città Invisibile, scrive che opporsi all’inferno è appena questo, è cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
A fine triennio
Quando ho terminato di guardare l’ultimo incontro del triennio di base, ho sentito dentro come uno strano senso di commozione e di pressione, una strana combinazione di memorie, di musiche, che dovevo condensare e amalgamare, al fine di trascrivere ciò che finalmente è emerso dopo un lungo ciclo di esperienze e riflessioni. Riporto quindi senza correzioni il mio intervento nel blog del terzo anno.
Dove la paura si scioglie
Si vive … anzi di questi tempi, si sopravvive. Non me ne sono accorta subito. E’ stato un lento e a volte prepotente accorgermi di come di giorno in giorno e ogni giorno, un fatto, una situazione, una coincidenza mi portasse un po’ più dentro di me perché il “fuori”, cioè il quotidiano circostante e pure le persone, che infatti creano esse stesse il quotidiano, cioè noi tutti … e tutto questo che mi attorniava, incominciava a “storcersi” in modo evidente.
Coraggiosi si nasce, ma io lo nacqui? (Parafrasando Totò)
Funziona così: vi serve una particolare qualità in questo periodo della vostra vita?
Ebbene, poiché quella qualità è dentro di voi, come centinaia di altre immerse nel sonno dell’inconscio, basta evocarla con sufficiente convinzione e lei, prima o poi, si farà sentire.
Per favorirne l’emersione, sono consigliate attività riflessive intorno al tema, la scrittura ripetuta della parola che la sintetizza, addirittura l’esposizione della scritta in bella vista, ove lo sguardo tenda a fermarsi.
Aiutano anche immaginazioni guidate in cui la qualità desiderata venga, con il potere dell’immaginazione, pienamente vissuta, ma più importante di tutto è cercare di esercitare quella qualità ogni volta che se ne presenti l’occasione, con un certo slancio, per superare le resistenze che l’io frappone ogni volta che ci si impegni a smontarne gli automatismi.
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