Nel cammino di Darsi Pace, durante il secondo anno, impariamo che il nostro io, dopo essersi ‘convertito’ (se decide di farlo), cioè dopo essersi rivolto con attenzione ed interesse ad osservarsi e capirsi sempre un po’ di più, sciogliendo grano per grano le pervicaci resistenze dell’ego, aspira a diventare un ‘io in relazione’, perché non sta bene da solo, ha bisogno di accoglienza, risposte, perdono. [Leggi di più…]
La speranza del Regno
A pagina 31 del libro di Marco Guzzi ” Dodici parole per ricominciare “, ed.’Ancora – 2011, si legge, a proposito della speranza, che “ Ognuno di noi spera nella misura in cui è in grado di desiderare “. Infatti “ quidquid recipitur, ad modum recipientis recipitur ” : ” ciò che viene ricevuto, lo è sempre nei limiti e nella forma del recipiente, di colui che lo riceve ” (ivi, pag 23).
La ferita, l’Oltre
Fin dai primi incontri dei gruppi Darsi Pace, tramite gli esercizi di autoconoscimento che si possono trovare alle pagine 20-22, 64-65, 87-91 del libro ‘Darsi Pace’ di Marco Guzzi, ed.Paoline, collana Crocevia, iniziamo a individuare dentro di noi una zona molto dolorosa e dolorante, una ferita originaria.
TRANS-FIGURARSI CON CRISTO, IN CRISTO
Durante il triennio di base dei gruppi Darsi Pace, apprendiamo la bellezza e la necessità di liberarci da tutto ciò che non appartiene autenticamente a noi, al nostro Io più vero; la bellezza e la necessità di trans-formarci, di trans-figurarci.
Per accostarci e attingere alla Fonte della felicità.
Il bello della corsa
«La corsa è la cosa più vicina alla libertà».
Così sentenzia l’ex campione olimpico Niyongabo in un simpatico articolo dedicato ai Runners di Roberto Duiz sul Domenicale del Sole 24 Ore del 27 marzo scorso. E, nel mio piccolo, molto indegnamente, lo sento davvero. E che mio figlio lo abbia condiviso con me correndo la Corsa di Miguel (evento da poco istituito a Roma in memoria di Miguel Sanchez, atleta e poeta argentino che a soli 25 anni divenne uno dei 30 mila desaparecidos dell’Argentina degli anni ‘70) , edizione 2011, (la foto è di noi due all’arrivo allo Stadio P. Rosi, dopo i 10 km di percorso cittadino, stanchi, ma felici) è la gioia più grande che ne potevo trarre.
La divina semplicità
Una magnifica semplicità pervade la raccolta di poesie intitolata La pioggia d’estate, di Yves Bonnefoy (1923). Gli elementi chiave di questa silloge sono l’acqua (di fonte oppure di pioggia), l’erba, il vento, i sentieri, le piante, l’oro; e poi, mescolati alle sostanze naturali, la fame e sete di vita, il turbamento, la speranza, la gioia e un eros umilmente cosmico.
Emily Dickinson, il fuoco della poetessa che sa illuminare la nostra ignoranza
La natura, la Bibbia, la morte, il senso della vita, l’amore: le poesie di Emily Dickinson sono una delle luci più potenti per illuminare la nostra ignoranza. Una puntata dedicata all’opera della poetessa americana nel programma Il viaggiatore su Radio 1 Rai. Intervengono, tra gli altri, il filosofo Marco Guzzi, l’etologo Giorgio Celli e la monaca di clausura Cristiana Dobner e il pastore valdese Pietro Ricca. Qui sotto il link a Radio Rai:
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-36bec22e-493e-4aff-88ce-34949df5fe24-radio1.html#p=0
Di seguito l’analisi di Marco Guzzi. [Leggi di più…]
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